Nicolas Sarkozy dietro le sbarre. Nella prigione di La Santé, a Parigi, dopo la storica condanna a cinque anni per associazione a delinquere: secondo la giustizia, avrebbe accettato fondi dal regime di Gheddafi per la campagna presidenziale del 2007. Il primo ex capo di Stato dell’Unione Europea a scontare una pena in carcere, il primo leader francese a farlo dai tempi di Philippe Pétain. Mano nella mano con Carlà, che gestisce la narrazione dell’evento compunta, indirizzandone lo stile, la comunicazione. Coi toni giusti: sobrio melodramma.
Sarkozy, 70 anni, ha provato fino all’ultimo a mantenere il controllo della scena. Niente foto ai cancelli del carcere: meglio un’uscita teatrale dalla villa di Neuilly, mano nella mano con Carla Bruni, in una passerella tra applausi e nostalgie golliste. I figli in avanscoperta – Giulia, la più giovane, in lacrime; Louis, aspirante sindaco a Mentone, aizzare la folla – e sui social l’immancabile post: “Sono innocente, è uno scandalo giudiziario.” Un commiato da rockstar.
Il tribunale, invece, non ha avuto dubbi. Per il giudice Nathalie Gavarino, i fatti sono di “gravità eccezionale” e “minano la fiducia dei cittadini”. Il pubblico ministero ha parlato addirittura di “patto faustiano” tra Sarkozy e il dittatore libico, un’alleanza di soldi e potere che oggi gli costa la cella. Assolto da altre tre accuse (corruzione, fondi pubblici libici e finanziamento illecito), ma non basta: l’ex presidente dormirà comunque tra le mura di La Santé in attesa dell’appello, previsto fra sei mesi.


















