In assenza di totale accordo tra gli eredi la gestione di una successione può rivelarsi complicata
Fattivamente il mancato deposito della dichiarazione di successione e annessa voltura catastale porta non pochi problemi soprattutto se le condizioni ostative come già anticipato sopra prevendo da un disaccordo tra gli eredi.
Il nostro ordinamento giuridico mette a disposizione degli eredi “collaborativi” diversi strumenti per proseguire nel percorso successorio, anche in presenza di un comportamento ostruzionistico da parte di uno dei coeredi.
Vediamo di seguito come sia possibile agire nel rispetto della legge per tutelare i propri diritti, senza lasciare che il rifiuto di collaborare di un coerede comprometta l’intero svolgimento della pratica stessa
Facendo fedelmente riferimento alla normativa in merito ad oggi vigente gli eredi hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione entro 12 mesi dalla morte del de cuius (art. 28 del Testo unico delle successioni e donazioni). Si tratta di un adempimento fiscale fondamentale per comunicare all’Agenzia delle Entrate il trasferimento del patrimonio ereditario.
Idealmente, la dichiarazione dovrebbe essere firmata da tutti gli eredi. Tuttavia, la legge consente che venga presentata anche da un solo erede, senza il consenso degli altri. Questo perché si tratta di un obbligo fiscale inderogabile che, se non adempiuto, comporta:
- il blocco dei conti correnti intestati al defunto;
- sanzioni economiche per tutti gli eredi;
- l’impossibilità di gestire o alienare i beni ereditati.
L’erede che presenta la dichiarazione deve anticipare le imposte dovute (imposta di successione, catastale e ipotecaria), poiché il sistema informatico prevede l’addebito su un solo conto, generalmente intestato a chi firma la dichiarazione.
Chi sostiene la spesa ha diritto a ottenere il rimborso per quota parte dagli altri coeredi.
Nel caso in cui non si rispetti il suddetto termine dei 12 mesi, ma si provveda spontaneamente, cioè prima che l’Agenzia delle Entrate contesti l’omissione, si applicheranno le sanzioni amministrative previste per il cosiddetto “ravvedimento operoso” dall’art. 13 del D. Lgs. n. 472 del 1997:
- presentazione tardiva entro 90 giorni: sanzione ridotta a 1/9 del minimo (cioè 1,11% dell’imposta dovuta, se c’è imposta);
- presentazione oltre 90 giorni ma entro 1 anno: sanzione dal 60% al 120% dell’imposta dovuta, con minimo di 200 euro;
- presentazione oltre 1 anno: sanzione dal 100% al 200% dell’imposta dovuta, con minimo di 250 euro.
Nel caso di omessa dichiarazione di successione, contestata dall’Agenzia delle Entrate con avviso di accertamento, è prevista invece una sanzione amministrativa pecuniaria dal 120% al 240% dell’imposta dovuta. Se non è dovuta alcuna imposta (ad esempio, per esenzione fino a un milione di euro, tra familiari stretti, come il coniuge e i figli), la sanzione per la mancata presentazione si applica comunque, ma in misura fissa, tra 250 e 1.000 euro.
Per risolvere i conflitti tra eredi esistono diverse opzioni ovvero:
– Negoziazione assistita: gli avvocati degli eredi tentano un accordo stragiudiziale, utile a evitare il contenzioso;
-Mediazione obbligatoria: è un passaggio necessario prima di agire in giudizio; in tal caso un mediatore esperto aiuta le parti a raggiungere un’intesa;
– Divisione giudiziale: se mediazione e negoziazione falliscono, un erede potrà rivolgersi al Tribunale per sciogliere la comunione ereditaria.