Meglio le gaffe che il vero pensiero. Il presidente ancora in carica Biden è più rassicurante quando scambia lucciole per lanterne di quando espone il proprio pensiero politico. Dichiara bellamente che se Donald Trump perdesse ci sarebbe un passaggio di consegne non pacifico. Si ricordi la vicenda di Capital Hill in quel famoso 6 gennaio.
Quindi un timore che alimenta le paure e non resta inascoltato e anche Joe Biden dice di “non essere affatto fiducioso”. E rincara parlando di Trump: “Dice sul serio quello che dice. Noi non lo prendiamo seriamente, ma lo pensa sul serio. Tutta quella roba su Se perdiamo ci sarà un bagno di sangue, sarà stata un’elezione rubata”. IL tutto in un’intervista su Cbs News intervistato da Robert Costa.
Trump aveva in effetti scritto questa dichiarazione tra i suoi lanci provocatori su Twitter. Sempre sullo stesso Social lo stesso Trump aveva chiarito che per ‘bagno di sangue’ guardava “semplicemente alle importazioni”. A giugno interrogato sulle sue reazioni dopo il dato elettorale aveva risposto che non ci sarebbero state reazioni “se si trattasse di un’elezione giusta, legale e corretta”.
Una discussione tra i due ancora proiettata sul passato e sulle rispettive debolezze rischia di non giovare a Trump. Sì, perché mentre Biden si è tolto fuori dalla competizione Trump ci sta dentro fino in fondo. La sua rivale vera, invece, quella attuale, Kamala Harris ha costruito invece un nuovo linguaggio. Parla di futuro! Donald Trump continua a riferirsi al passato (i tempi in cui era alla Casa Bianca, i tempi in cui gli States erano grandi … )
L’onda di Trump che si contraddistingueva per le parole guida potenti e risolutive si affievolisce con l’immagine di un candidato proiettato al passato.
In un mondo insidiato da due conflitti in pieno svolgimento dove l’America è necessariamente dentro, in un sistema di relazioni commerciali indifendibile attraverso il ripristino di barriere doganali, davanti lo strapotere della Cina, bisogna saper dire qualcosa di maggiormente sensato che le invettive dei candidati l’uno l’altro. Su quel piedistallo di dominio e controllo gli Stati Uniti si sono collocati negli ultimi ottanta anni e adesso non ne possono uscire con formule semplificatorie.
Anche la stanchezza degli americani rispetto al perseguimento di questo obiettivo che mostra di portare solo oneri, va governato, spiegato e indirizzato a soluzioni nuove. Nulla di questa campagna elettorale fa pensare a qualcosa di nuovo. E questo è preoccupante perché significa l’evidente decadenza di un riferimento mondiale. Il nostro.