Negli States entra in campo il più grande dei grandi elettori: il Deep State. Da una parte, Kamala fa bottino di consensi, sale piene, apprezzamenti generali ed anche i sindacati che sembrano entrati in campagna elettorale per sostenerla. IL suo vice Tim Walz fa il pieno dei protestanti. Si tratta di un terreno sensibile per questa campagna elettorale perché di questa componente sociologica fanno parte anche gli ex tedeschi solitamente schierati con Trump.
Di tutta risposta anche Trump cerca di entrare in casa democratica denunciando l’arrocco dei potentati Democrat – gli Obama, i Clinton, la Pelosi – di aver fatto fuori un signore dignitoso come Biden solo in momentanea difficoltà da fatica. E non è detto che non faccia breccia sui tifosi di Biden. Trump appare meno totalizzante sulle questioni di politica estera facendo pubblicare la telefonata con Zelensky e facendo rilevare che: “sotto le presidenze Clinton, Obama e Biden, la Russia ha sempre conquistato impunemente nuovi territori, mentre durante la mia presidenza, Putin non ne ha conquistato neppure un centimetro”.
Ma i luoghi di attenzione del mondo per queste elezioni degli Stati Uniti sono, oltre l’Ucraina, anche quelli del Medio Oriente e la questione non risolta di Taiwan. Ed è veramente difficile pensare alla politica degli Stati Uniti pensando solo al proprio paese. Oramai gli americani, anche se stanchi dei costi dovuti all’essere Impero, pensano naturalmente così e non sanno vedersi paese tra i paesi, anche se con ruolo maggiormente influente.
Ed è qui che entra in ballo il Deep State. Si intende quel combinato disposto di personaggi, personaggetti, funzionari, burocrati, insediati negli organismi di amministrazione, controllo e anche decisione. Tutti insieme condizionano le scelte di chi governa. Non appaiono, non esternano, non comunicano. Ma ci sono e si fanno sentire. L’opinione pubblica non ne ha percezione ma deve apprezzarne le decisioni attraverso le induzioni arrivate a chi governa.
Anche il Deep State fa campagna elettorale senza fare neanche un manifesto, un incontro pubblico o uno spot. Ed è difficile che abbia simpatia per una Kamala troppa amica dei palestinesi e troppo lei per essere autentica espressione dell’America.