Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca segna un momento epocale per la politica mondiale. Dopo un primo mandato caratterizzato da una lotta serrata contro l’establishment politico e mediatico, e un periodo di opposizione sotto la presidenza Biden, Trump ha riconquistato il potere con una volontà ancora più forte e determinata. Questa volta, il suo obiettivo non è solo governare gli Stati Uniti, ma ridefinire l’ordine mondiale opponendosi apertamente al globalismo, al progressismo radicale e all’ideologia woke che, lentamente procedono all’erosione della civiltà occidentale.
COME L’ACQUA NEL DESERTO: L’ALTERNATIVA
Il Trumpismo non è infatti solo un mero movimento politico americano bensì un modello, in grado di proporre una chiara alternativa al declino che tutti noi stiamo vivendo. Se si riflette infatti sull’etimologia della parola “modello” (bisognerebbe invitare ogni antitrumpiano a dedicare un un po’ di tempo alle riflessioni linguistiche, cosi si accorgerebbe anche che le vituperate “deportations” verso cui la sinistra getta la sua indignazione non sono le nostre deportazioni, ma legittimi “rimpatri”: difficile dividere semantica, etimologia ed utilizzo della parola? Cambridge docet) si capirà che il termine italiano deriva dal latino “modulus”, diminutivo di “modus” ovvero “misura”. Il modello, è oggi quindi semanticamente inteso come esempio da seguire, ma il suo radicale significato originale ci illumina su come una vera e proprio “misura” necessiti e su come debba essere applicata alle politiche globaliste e ultraprogressiste verso cui il trumpismo si scaglia. Con un’economia incentrata sul protezionismo, un rafforzamento dei confini e una politica estera che punta sulla sovranità nazionale, Trump ha dimostrato che un’alternativa all’attuale ordine mondiale non solo è possibile, ma necessaria.
Si guardi per esempio alla nostra cara vecchia Europa e al suo tentacolare organismo sovranazionale. Si noterà infatti come l’UE soffra della incontrollata politica migratoria e della propria opprimente regolamentazione economica. Oppure si getti lo sguardo alla Cina, che continua ad espandere la sua influenza politica e finanziaria minacciando gli stati occidentali autoindebolitisi anche a causa di quella ideologia che il Trumpismo tenta di frantumare.
LA BATTAGLIA CONTRO WOKE E GLOBALISMO
Negli ultimi anni la smisurata ideologia “woke” ha infatti permeato ogni aspetto della società occidentale, dalla cultura all’educazione, dall’economia alla politica. Proprio per questo il rifiuto delle imposizioni ideologiche di tipo progressiste, un patriottismo forte e il ritorno ai solidi valori tradizionali rappresentano la chiave dell’agenda Trump.
Il dogmatismo del “woke”, la sua mania per l’identità e la revisione storica ha prodotto una frattura sociale sempre più marcata. Trump, dimostrando di essere l’unico leader occidentale in grado di sfidare questa deriva culturale, esercita con la sua concezione ideologica il potere di riportare al centro del dibattito politico i valori della libertà d’espressione, del merito e della tradizione.
ECONOMIA E SICUREZZA
Inoltre, il Presidente degli Stati Uniti sostenendo un’economia incentrata sulla protezione dell’industria nazionale e sulla riduzione della dipendenza da altri paesi, offre la possibilità di comprendere come la concentrazione sui propri e dei propri interessi non significhi necessariamente puro isolamento. La sua politica commerciale, caratterizzata da dazi e tariffe contro la Cina e altri paesi che sfruttano il libero mercato a discapito dell’America, ha permesso una rinascita del settore manifatturiero e ha riportato milioni di posti di lavoro nel Paese.
Nel suo secondo mandato, queste politiche saranno ancora più aggressive. L’obiettivo è chiaro: ridurre al minimo l’influenza di potenze straniere sull’economia americana e rafforzare la produzione interna. Questo modello potrebbe servire da ispirazione anche per l’Europa, sempre più schiacciata da regolamentazioni opprimenti e dalla dipendenza dalle economie emergenti.
Per quel che concerne la sicurezza, è facile ricordare come le amministrazioni progressiste, compresa quella Biden, abbiano rappresentato una debole gestione della priorità nazionale. Trump ha già promesso un rafforzamento delle misure di controllo dell’immigrazione illegale e un incremento degli investimenti nelle forze dell’ordine. Questa visione si oppone all’approccio debole delle leadership europee, che stanno permettendo un’immigrazione fuori controllo e un aumento della criminalità. Il modello americano, invece, punta su un rafforzamento delle frontiere e su una politica interna basata sulla deterrenza, un approccio che si è già dimostrato efficace nel ridurre i tassi di criminalità e nel proteggere i cittadini.
PERCHÉ IL MONDO HA BISOGNO DEL TRUMPISMO
Sarebbe utile a ogni lettore comprendere come il Trumpismo non deve esser visto solo come semplice politica a stelle e strisce, ma come vero e proprio fenomeno globale rappresentante una reazione inevitabile all’ideologia progressista, terribilmente minatoria nel suo insostituibile concetto del pensiero unico.
Quest’ultimo, cosi tanto importante secondo le attuali istituzioni globaliste da essere instillato in ognuno di noi, potrebbe esser fermato soltanto dal Trumpismo, figlio di Donald Trump, ultima speranzosa resistenza. Contro cosa? Contro la dissoluzione dell’Occidente: battaglia che non riguarda soltanto un lato dell’Atlantico.