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Come sottolineato dall ‘ ex Prefetto Adriano Soi nel suo pregevole intervento ( che potete trovare nel link sopra) il settore Intelligence in Italia non e’ pagato a dovere , cosa che in altri paesi lo e’. Oggi le sue parole sono ancora più veritiere….
C’è un’Italia che non cerca più la gloria. Non quella retorica, né quella dei fasti imperiali, ma la dignità di un Paese capace di credere in sé stesso, nei suoi uomini e nelle sue istituzioni. Oggi sembra che la Repubblica, fragile nei suoi assetti politici e confusa nella sua visione strategica, abbia smarrito persino l’idea di cosa significhi proteggere il bene comune.
Un segnale inquietante viene proprio dai servizi segreti. Strutture decisive per la sicurezza nazionale, per la tutela degli interessi economici, tecnologici e culturali, sono da anni sottopagate, sottofinanziate, dimenticate. Uomini e donne che rischiano la vita in silenzio per difendere il Paese si trovano davanti a un paradosso: mentre lo Stato spreca miliardi in spese improduttive e clientele politiche, a chi dovrebbe vigilare sulla stabilità e sulla sovranità vengono destinate briciole.
L’Italia appare sempre più una colonia degli Stati Uniti: obbediente nelle scelte di politica estera, succube sul piano militare, marginale in quello diplomatico. Un Paese che non decide, ma subisce. Che partecipa a missioni lontane senza una vera strategia autonoma, quasi per inerzia, come se la fedeltà cieca all’alleato fosse l’unico orizzonte.
In questo contesto, viene spontanea la domanda: a che fine rischiare la vita per un Paese così? Che senso ha sacrificarsi, operare nell’ombra, quando il riconoscimento non c’è, quando la sicurezza nazionale non è una priorità, quando il futuro appare consegnato alla volontà altrui?
L’Italia spreca soldi sul nulla: bonus effimeri, prebende elettorali, progetti lasciati a metà, infrastrutture abbandonate. Eppure non investe nel presidio silenzioso che garantisce continuità e stabilità. Non valorizza il lavoro invisibile di chi raccoglie informazioni, previene attacchi, protegge industrie strategiche.
Forse è arrivato il momento di un dibattito più onesto: quale Paese vogliamo essere? Una nazione autonoma, rispettata, consapevole del proprio destino, o una pedina sacrificabile nello scacchiere globale?
La risposta non riguarda solo i servizi segreti. Riguarda il senso stesso di appartenenza, il valore della cittadinanza, la dignità di un popolo che non può ridursi a spettatore di sé stesso.



















