L’antagonismo tra Russia e Polonia affonda le radici in secoli di storia, memorie contrastanti e rivalità geopolitiche. Dalla Battaglia di Kulikovo (1380), che segna per la Russia il risveglio nazionale contro il giogo mongolo, fino alle spartizioni della Polonia nel XVIII secolo, passando per le guerre tra Mosca e Varsavia nel Novecento, le due nazioni hanno costruito un rapporto segnato da diffidenze reciproche e da cicatrici ancora vive.
Il grande scrittore Fëdor Dostoevskij, interprete profondo dell’anima russa, arrivò a chiamare i polacchi con tono sprezzante “polaccucci”, espressione che rifletteva un misto di disprezzo e diffidenza. Questo epiteto, apparentemente letterario, ha lasciato un’eco duratura: simbolo del modo in cui la Russia ha spesso guardato alla Polonia come a un fratello slavo ribelle, più vicino all’Occidente che al mondo ortodosso.
Un presente incandescente (2025)
Oggi, nel pieno della guerra in Ucraina, Varsavia si è trasformata nell’avamposto militare e politico dell’Occidente contro Mosca. La Polonia, anch’essa slava, ha scelto una via che la distanzia culturalmente dalla Russia e la lega invece a Washington e alla NATO.
Armi e finanziamenti americani
Le forze armate polacche stanno vivendo una trasformazione storica: carri armati Abrams, aerei F-35, sistemi di difesa Patriot e HIMARS americani si aggiungono alle forniture militari per l’Ucraina. Tutto ciò è reso possibile grazie al sostegno diretto degli Stati Uniti, che considerano la Polonia il cardine del fianco orientale della NATO.
Varsavia non è più solo un attore regionale: è il bastione europeo del contenimento della Russia. Non a caso, i suoi investimenti militari hanno superato la soglia del 4% del PIL, uno dei più alti dell’Alleanza Atlantica.
Il rischio di un doppio fronte globale
Lo scenario che inquieta analisti e governi è quello di un conflitto su due fronti:
Europa orientale, con la Polonia come “portaerei terrestre” della NATO contro la Russia.
Indo-Pacifico, dove la tensione tra Stati Uniti e Cina per Taiwan rischia di sfociare in un confronto armato.
In questo quadro, Varsavia diventa parte integrante di una dinamica mondiale che va oltre il suo stesso confine con la Bielorussia o la regione russa di Kaliningrad. L’ipotesi di una Terza Guerra Mondiale non è più solo materia di narrativa fantapolitica: diversi think tank parlano apertamente di “guerra per procura che può degenerare in guerra totale”.
La Polonia tra due identità
Ciò che rende il quadro ancor più complesso è il paradosso identitario polacco: popolo slavo, eppure culturalmente e politicamente legato al mondo cattolico e occidentale. In questo senso, la Polonia è lo specchio della frattura europea: da un lato Mosca, che rivendica una missione storica di difesa della “Santa Russia” e dei popoli slavi; dall’altro Varsavia, che sceglie l’Occidente come alleato strategico e culturale, rompendo con qualsiasi idea di solidarietà slava.
Un secolo di tensioni che non si chiudono
Dai “polaccucci” di Dostoevskij alla corsa agli armamenti del 2025, l’ostilità tra russi e polacchi continua a essere alimentata da memorie, ideologie e strategie militari. Ma oggi, a differenza del passato, questa rivalità non riguarda soltanto Mosca e Varsavia: riguarda l’intero equilibrio globale.
Se in Asia orientale la crisi di Taiwan potrebbe incendiare il Pacifico, in Europa orientale la Polonia rischia di essere la miccia di un conflitto che coinvolgerebbe direttamente la NATO e quindi gli Stati Uniti. Due focolai lontani ma collegati, che potrebbero trasformarsi — secondo gli scenari più pessimisti — nei primi capitoli di una nuova guerra mondiale.

















