È più forte di loro. La voglia dell’opposizione di sparare scempiaggini prive di ogni fondamento, si mostra un’attrazione sempre più irresistibile e ammaliante. Tale magnetismo clownesco, di cui facile preda divengono spesso i poco refrattari progressisti, ha incollato il parlamentare europeo Ilaria Salis per l’ennesima volta alla parete delle vergogne.
A seguito dell’esplosione da saturazione di gas causata dai fratelli Ramponi il 15 ottobre scorso, che ha ucciso tre carabinieri a Castel D’Azzano (Verona), colpevoli soltanto di sgomberare un immobile di campagna da tempo pignorato, l’onorevole Salis ha postato sui social una delle sue mirabolanti perle:
“In questi giorni la crisi abitativa e la povertà crescente in Italia sono tornate drammaticamente al centro della scena, da Sesto San Giovanni a Castel d’Azzano. Alla radice di quei gesti disperati e terribili c’è una questione sistemica: la negazione di un diritto fondamentale, che genera sofferenza e disagio in fasce sempre più ampie della popolazione. E se la politica continuerà a non affrontare le cause profonde di questa crisi, dovrà considerarsi corresponsabile, insieme a quel capitalismo che ha trasformato la casa da bene essenziale a bene speculativo, di ciò che di orribile accade. E dovrà assumersene la responsabilità politica.”
Secondo la signora delle occupazioni quindi, il governo italiano e più in generale la cultura economica occidentale dovrebbe dichiararsi causa di questo terribile evento e inevitabilmente dividere le colpe dell’atto omicida con i tre fratelli Ramponi. Se qualcuno avesse la pazienza di visitare i profili social della Salis, noterebbe come prima descrizione del profilo l’attributo di “antifascista”. Svuotando l’attributo di tutti gli osceni significati dati dalla contemporaneità progressista, si arriva lucidamente a dare ad esso il senso semantico di “atteggiamento di opposizione ad un sistema autoritario, delegittimante e liberticida”. Si presume che, chi si affibbia tale aggettivo ne rispecchi nei comportamenti la definizione: eppure, tutti noi ricordiamo Ilaria Salis picchiatrice in Ungheria di persone appartenenti a gruppi politici con idee diverse dalle sue. La fortuna dell’ex maestra elementare ha voluto che Bonelli e Fratoianni la ingaggiassero affinché potesse essere eletta al Parlamento Europeo: esito che, sfortunatamente per i giochi imprevedibili della democrazia, si è verificato. Di certo, nessuno si sarebbe mai aspettato che la sorte confermasse il diniego alla revoca dell’immunità parlamentare proposta dal governo Ungherese. Tuttavia, lo stesso destino, sembra condurre sempre Ilaria Salis a continue dichiarazioni vergognose: come si può ritenere la politica italiana e il capitalismo occidentale corresponsabili della strage compiuta verso tre servitori dello stato? Possibile che per certi protagonisti della Sinistra le criminose responsabilità individuali, giuridicamente punibili, debbano essere sempre attribuite e ricondotte ad astratte cause sociali, pedagogiche, culturali, economiche o antropologiche? Sembra di ascoltare prosodicamente la stessa, inutile e ingiusta litania, come quando la sequela di reati commessa da rom o “maranza” sembrerebbe secondo l’opposizione provenire da un disagio periferico non risolto dalle istituzioni. Tutti noi vorremmo un tetto facile per ogni nostro concittadino ma è chiaro che se si favoriscono occupazioni illecite di proprietà private poco utilizzate o si criminalizzano leciti sgomberi dovuti ad atti di pignoramento (come nel caso dei fratelli Ramponi) si sottovaluta grandemente: la liceità dei provvedimenti giudiziari, la sicurezza degli operatori delle forze dell’ordine e i vincoli di bilancio assieme ai tempi lunghi per la costruzione dei nuovi alloggi popolari. Commentare quindi da parlamentare europeo questi orribili accadimenti, genera tensione sociale e sfiducia nelle istituzioni.
La stessa diffidenza è quella che Elly Schlein tenta di diffondere dal palco del congresso del PSE.
Davanti ai socialisti europei, il segretario del PD ha preconizzato un pericolo in Italia per la libertà e la democrazia a causa del governo di estrema destra, inglobandovi nel discorso le minacce esplosive a Sigfrido Ranucci.
Intanto una colazione governativa composta da sovranisti/federalisti, conservatori e liberali identificata come di estrema destra dimostra la solita semplificazione discorsiva della Schlein. In più, legare l’episodio di Ranucci ad un tentativo di silenziamento della Destra risulta vergognoso, per la logica umana e la nostra nazione. Dichiarare davanti agli astanti europei l’aria di un imminente rischio per la libertà di stampa, infanga il Belpaese, conformando un discorso destituito di ogni verità. Il Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica, Il Fatto Quotidiano, LA 7, RAI 3, che quotidianamente criticano ogni atto del Governo, sembrano più vivi, liberi e forti che mai. Protagonisti inoltre, di lustri di alloggiamento nel mainstream internazionale.
Con ciò è lampante come le parole della Schlein, che spesso mischia capre e cavoli, servano soltanto per dare aria alla bocca. E quest’aria è diventata flatulenza in Landini. Il segretario della CGIL infatti, si è permesso di chiamare Meloni “cortigiana”. Il Presidente del Consiglio ha risposto al vergognoso insulto dell’uomo delle piazze costruite, postando il significato del termine: “donna di facili costumi”. Pensate se tutto questo fosse accaduto al contrario. Ricordate le fiumane di risentimento e accusa provenienti dalla sinistra per le famose battutine editoriali alle varie Raggi, Boldrini e Bindi? Dov’è il femminismo di allora quando ad essere insultata è Giorgia Meloni? Sciocco il sottoscritto che si pone la domanda: probabilmente questo femminismo ipocrita e selettivo è troppo impegnato a manifestare in favore di Hamas e del mondo islamico, la cui tutela delle donne è riconoscibilissima. Come è riconoscibile la necessità di une lezione glottologica a Maurizio Landini.


















