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L’ambasciatore russo in Usa: “Né Kiev né Biden vogliono la pace”

Zelensky alla Casa Bianca: "Il Congresso Usa può accelerare la nostra vittoria". Il presidente Usa: "Faremo di tutto per la vittoria dell'Ucraina"

Luca Monti by Luca Monti
22 Dicembre 2022
in Esteri
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L’ambasciatore russo in Usa: “Né Kiev né Biden vogliono la pace”
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AGI –  La visita di Volodymyr Zelensky a Washington dimostra che né gli Stati Uniti né il presidente ucraino sono “pronti per la pace”: parola dell’ambasciatore russo a Washington.
“Le dichiarazioni concilianti dell’amministrazione Biden sul fatto che non voglia uno scontro con la Russia sono solo parole al vento”, si legge in una nota dell’ambasciatore Anatoly Antonov.
La nota è stata diffusa al termine del tour di Zelensky a Washington, un tour “in stile hollywoodiano”, osserva il diplomatico. “Ciò che è stato essenzialmente annunciato, tra applausi e sorrisetti sarcastici -fa notare ancora Antonov- è stata la necessità di continuare la ‘guerra per procura’ contro il nostro Paese, fino a una vittoria completa su di noi”.

Biden: “Faremo di tutto per la vittoria dell’Ucraina”

Nella prima visita all’estero dall’inizio dell’invasione russa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky da Washington porta a casa la conferma di forniture di missili Patriot – con cui “impedire gli attacchi alle infrastrutture civili” – e il sostegno incondizionato degli Stati Uniuti “per tutto il 2023” e “tutto il tempo che sarà necessario”. Nel corso della conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca, primo momento importante della missione a sorpresa di Zelensky a Washington, il presidente Joe Biden ha detto chiaramente che sarà Zelensky a “decidere come vuole vincere” la guerra, e che solo lui vuole una “giusta pace”, mentre il presidente russo Vladimir Putin, definito ancora una volta un “bullo”, “non vuole mettere fine a questa guerra crudele”.

Biden è parso anche molto gentile e disponibile con i giornalisti ucraini. A un reporter che lo ringraziava per la “leadership americana”, Biden ha risposto: “Questo ragazzo mi piace già”, strappando una risata alla platea dei giornalisti. Il presidente ha scherzato molto, anche per rompere la tensione di un momento molto duro, avendo al fianco un leader che si è presentato con pesanti stivali da campo e un maglione militare.

Non sono mancati, però, prevedibili momenti di grande concretezza e di messaggi agli alleati e al Cremlino. Biden ha snocciolato gli aiuti militari che gli Stati Uniti hanno garantito finora all’Ucraina, decine di miliardi di dollari in armamenti, missili, sistemi difensivi, munizioni, droni, che a elencarli tutti hanno fatto calare un silenzio irreale nella sala.

Ma il presidente ha voluto ricordare che gli Usa non si stanno muovendo da soli: “Non ho mai visto Nato e Unione europea più unite di ora. Putin pensava di trovarsi di fronte una Nato indebolita, invece ha trovato una Nato fortificata”, ha sottolineato il capo della Casa Bianca. L’Europa, ha però dovuto ammettere, “non cerca il conflitto con la Russia”, per questo l’idea di un possibile invio di missili a lungo raggio, come chiede da tempo Zelensky, rischia di “creare divisioni nella Nato”.

Su quello che il leader di Kiev ha definito “elemento fondamentale” della difesa ucraina, i sistema di difesa aerea Patriot, Biden ha detto che gli Usa “sono stati costretti ma sono sistemi di difesa e quindi non rappresentano un’escalation”. Ora è solo tempo di guerra, poi verrà il “dopo”, anche se in un tempo lontano.
Zelensky ha detto chiaro che la “Russia dovrà rispondere di tutto quello che ci sta facendo” e chiarito che “una pace giusta è quella senza compromessi su sovranità territoriale e libertà”. Con le perplessità crescenti tra alcuni membri del Congresso americano, la Casa Bianca ha voluto ricordare che la strada degli aiuti non verrà abbandonata, come conferma il passaggio per il nuovo pacchetto di aiuti da 45 miliardi di dollari.

“Il popolo americano – ha insistito Biden, scandendo le parole – è con voi a ogni passo e staremo con voi per tutto il 2023, per tutto il tempo che sarà necessario”, offrendo per la prima volta ufficialmente un orizzonte temporale dell’impegno bellico.

Zelensky ha poi inviato un messaggio al Congresso, spiegando di contare su un “appoggio bipartisan” che dovrà restare, anche se dal 3 gennaio ci sarà una nuova maggioranza alla Camera, dall’attuale democratica a quella repubblicana. Ma alla Casa Bianca, ed è la cosa che lo rassicura di più, troverà sempre un amico, un presidente con cui, come aveva detto in apertura Biden, “potrà guardarsi sempre negli occhi”. Quella che viene sancita alla Casa Bianca non è solo l’amicizia tra due Stati, ma tra due presidenti, tra due uomini. “Putin – ha ribadito il capo della Casa Bianca – non vincerà”. E Zelensky, accanto, ha annuito con convinzione.

Zelensky: “Il Congresso Usa può accelerare la nostra vittoria”

“Potete – ha detto Zelensky – accelerare la nostra vittoria”. E’ riuscito a convincere tutti? Nonostante la defezione di alcuni rappresentanti repubblicani, il Congresso ha accolto Zelensky in modo compatto e caloroso. L’ingresso del leader ucraino in aula è stato segnato da un lungo applauso, e poi dall’ovazione quando la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, lo ha annunciato sul podio. Ma al di là delle battute, degli applausi, dei messaggi pieni di fiducia (“L’Ucraina è in buona salute“), di rassicurazione (“stiamo maneggiando gli aiuti americani nel modo migliore”), e di unità, (“l’Europa non è mai stata così unita e indipendente”), Zelensky ha cercato di parlare soprattutto all’ala conservatrice del Campidoglio che comincia a vedere con maggiore fatica una nuova spesa militare a favore di Kiev. Proprio per scavare un solco nel muro repubblicano, il leader ucraino ha usato parole dirette: “Il vostro denaro non è un’elemosina, è un investimento”.

Ha messo in guardia dal fatto che se la Russia non verrà sconfitta in Ucraina, presto il problema riguarderà gli alleati americani in Europa. “Nessuno – ha ricordato – può mettersi da parte e sentirsi al sicuro”. Curiosa la situazione in cui alla Camera tre anni fa si incriminava un presidente, Donald Trump, per i suoi controversi rapporti con Zelensky, e come adesso quello stesso leader ucraino fosse qui nelle vesti di grande protagonista. La guerra in Ucraina ci riguarda tutti, ha voluto ribadire il ‘soldato Volodymyr’.

Rispetto all’intervento in remoto fatto a marzo, i riferimenti temporali sono stati differenti. Zelensky ha fatto un paragone tra questo Natale di guerra e quello della Seconda guerra mondiale, quando i nazisti lanciarono l’offensiva delle Ardenne, l’ultima grande carta giocata dalla Germania di Adolf Hitler. Questo, ha ricordato Zelensky, sarà un punto di svolta, e lo sarà il prossimo anno se arriveranno le armi a sostegno della difesa ucraina.

La consegna al Congresso di una bandiera gialloblù firmata dai soldati al fronte è stato un altro momento forte di questo appuntamento. Se il discorso di Zelensky ha avuto forza ed è stato commentato dai media americani come “”di grande ispirazione” è anche grazie al fatto che il presidente ucraino parla inglese. Un discorso tradotto in simultanea non avrebbe avuto lo stesso impatto. Ma il risultato concreto verrà misurato presto. I leader democratici, poco prima dell’inizio della seduta straordinaria, avevano sondato i colleghi repubblicani per strappare un’accelerazione sui tempi, in modo da approvare già oggi il pacchetto di aiuti. Il senatore Chuck Schumer, leader della maggioranza, ha commentato: “Spero che chi aveva dubbi su cosa fare con l’Ucraina, adesso abbia sentito forte e chiaro il suo discorso”.

Un intervento concluso dal messaggio che ha strappato l’ultimo applauso bipartisan del Congresso, quando Zelensky ha augurato all’America un “felice e vittorioso anno nuovo”. A patto che invii nuove armi.

Luca Monti

Luca Monti

Luca Monti

Guida turistica di Firenze dal 1989 con specializzazione in itinerari insoliti ed a sfondo esoterico. Saggista di metastoria, nel 2013 pubblica il suo primo libro "Firenze Citta' Santa dei Templari". Nel 2015 viene folgorato dall'arte contemporanea, ed inizia a proporsi come organizzatore di mostre e critico d'arte. Nel 2018 ha inventato il primo contest nazionale di arte esoterica "Solve et coagula" che ha visto la presenza di circa 750 visitatori attivi in un mese, provenienti anche dalla Svizzera, che hanno decretato, col loro voto, l'opera vincente. Ospite in svariate puntate di programmi radio sul web, a sfondo esoterico ed artistico. Dal marzo 2020 collabora con PaeseRoma.it e PaeseAffari.it con articoli singoli, e con le rubriche "Pillole d'Arte" e "Piazza Arte"

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