Ali Khamenei, Guida suprema dell’Iran, ha risposto con fermezza alle pressioni statunitensi, dichiarando attraverso X: «Nel nome del nobile Haidar, la battaglia comincia». Il riferimento è ad Ali, cugino del profeta Maometto e quarto califfo, venerato nell’Islam sciita. Il post, secondo il Guardian, includeva anche una citazione coranica: «Aiuto da Allah e prossima vittoria. L’Iran sconfiggerà Israele con il volere di Dio».
Nel frattempo, gli scontri tra Iran e Israele non si placano. I Pasdaran (Irgc) iraniani hanno affermato di aver utilizzato missili ipersonici negli ultimi attacchi. L’esercito israeliano (Idf), dal canto suo, sostiene di aver colpito due impianti nucleari iraniani: l’officina Tesa di Karaj e il Centro di Ricerca di Teheran. L’Aiea, l’agenzia dell’Onu per l’energia atomica, ha confermato la distruzione di strutture chiave per la produzione di componenti per centrifughe.
La tensione crescente ha spinto vari Paesi ad agire per proteggere i propri cittadini. La Cina ha avviato l’evacuazione di cittadini cinesi da Teheran via terra, attraverso il confine con il Turkmenistan. Anche il Regno Unito ha ordinato l’evacuazione dei familiari dei diplomatici da Israele, mentre il governo italiano ha predisposto voli da Amman per permettere ai connazionali di rientrare. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, fornendo numeri utili dell’Unità di Crisi e dell’Ambasciata a Tel Aviv.
Intanto è atterrato oggi all’aeroporto Ben Gurion il primo volo dell’operazione israeliana “Ritorno sicuro”, che ha riportato a casa cittadini israeliani bloccati all’estero dall’inizio del conflitto.
Secondo fonti britanniche, uno degli attacchi ha colpito l’università Imam Hossein a Teheran, affiliata ai Guardiani della Rivoluzione. La difesa iraniana ha dichiarato di aver abbattuto un caccia F-35 israeliano nei pressi di Varamin, a sud-est della capitale.
Durante un intervento televisivo, Khamenei ha avvertito che «qualsiasi azione militare americana provocherà danni irreparabili» e ha ribadito che Israele «verrà punito» per le sue azioni. Il presidente Trump, da parte sua, ha dichiarato di non voler uccidere Khamenei “per ora”, ma ha chiesto la resa completa dell’Iran. Secondo il New York Times, Teheran starebbe preparando missili e mine per eventuali attacchi contro basi USA in Medio Oriente, qualora Washington decidesse di intervenire.
Questa mattina, nuove sirene d’allarme hanno suonato nel nord di Israele per l’arrivo di droni iraniani: sette quelli abbattuti. L’Idf ha reso noto che circa 25 jet hanno colpito oltre 40 obiettivi militari in Iran occidentale, inclusi depositi di armi, infrastrutture missilistiche e personale militare. È stato inoltre distrutto un lanciatore Emad pronto al lancio contro Israele.
L’Unione Europea ha rivolto un appello alla calma: «La diplomazia deve prevalere sull’uso delle armi. Solo con il dialogo si garantisce una pace duratura», ha dichiarato un portavoce della Commissione.
Da parte sua, Trump ha mobilitato ulteriori caccia nel Golfo, mantenendo però in sospeso la decisione finale sull’intervento diretto. Secondo il Wall Street Journal, spera che la minaccia militare convinca l’Iran ad accettare le richieste statunitensi sui negoziati nucleari. Intanto, da Mosca arriva un monito: «Un attacco diretto all’Iran destabilizzerebbe l’intera regione».
In attesa della posizione definitiva degli Stati Uniti, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato per stasera alle 22 (ora locale) una riunione urgente del gabinetto di sicurezza.