A Belgrado, la notte tra il 28 e il 29 giugno ha registrato un’escalation di tensioni. Migliaia di cittadini serbi sono scesi in strada per chiedere lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni, opponendosi alla leadership del presidente Aleksandar Vučić.
La manifestazione, partita in modo pacifico, si è trasformata in scontri violenti quando un gruppo di manifestanti ha abbattuto le barriere della polizia vicino al palazzo del governo, provocando un vero e proprio scenario di guerriglia urbana.
Di fronte alla pressione popolare, Vučić non arretra. Dal Cremlino arriva un messaggio netto: secondo Mosca, si tratterebbe di un tentativo orchestrato per destabilizzare la Serbia. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha parlato apertamente di un “golpe morbido”, sottolineando che la Russia considera queste proteste come parte di un copione già visto nelle cosiddette “rivoluzioni colorate” sostenute, a suo dire, da potenze occidentali.