La percezione comune tende a focalizzarsi sulle disparità, ma un’analisi più approfondita rivela un equilibrio precario basato su forze molto diverse: la superiorità tecnologica e la deterrenza nucleare implicita di Israele da un lato, e la vastità dell’esercito iraniano unita a una profonda motivazione ideologico-religiosa dall’altro. Questo crea una situazione di “parità” strategica in cui i punti di forza di uno mitigano quelli dell’altro, rendendo qualsiasi escalation estremamente pericolosa.
Israele : La potenza tecnologica e la deterrenza israeliana – Israele è universalmente riconosciuto per la sua avanzatissima capacità militare. Grazie a ingenti investimenti in ricerca e sviluppo e un robusto supporto internazionale, in particolare dagli Stati Uniti, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dispongono di una tecnologia bellica all’avanguardia nonché Sistemi di difesa missilistica che sono tra i più sofisticati al mondo, capaci di intercettare minacce aeree di vario tipo. Infatti la forza aerea dominante è l’aeronautica israeliana che opera con caccia di ultima generazione, inclusi gli F-35, che le conferiscono una supremazia aerea incontrastata nella regione.
Capacità di intelligence – Le agenzie di intelligence israeliane, come il Mossad e l’Aman, sono tra le più efficaci a livello globale, fornendo un vantaggio cruciale nella prevenzione e risposta alle minacce. Inoltre Israele può avvalersi di una deterrenza nucleare implicita. Sebbene Israele non abbia mai ufficialmente confermato il possesso di armi nucleari, è ampiamente creduto che le detenga. Questa capacità di “secondo colpo” funge da deterrente strategico contro attacchi su larga scala che minaccerebbero l’esistenza stessa dello Stato. La strategia israeliana si basa sulla capacità di proiettare potenza rapidamente e colpire obiettivi specifici con precisione, mirando a degradare le capacità avversarie e a prevenire attacchi diretti sul proprio territorio.
Iran : La massa e la motivazione ideologica iraniana – L’Iran, d’altro canto, non può contare sulla stessa sofisticazione tecnologica, ma compensa con altrettanto significative risorse tra cui la superiorità numerica dell’esercito. Infatti, le Forze Armate della Repubblica Islamica dell’Iran includono l’Esercito Regolare e i Corpi delle Guardie della Rivoluzione Islamica.Insieme contano su un numero considerevole di effettivi, rendendolo uno degli eserciti più grandi della regione. La capacità di mobilitazione è elevata e comprende anche forze paramilitari.
La Profondità strategica – L’Iran ha sviluppato una strategia di “guerra asimmetrica” e di “profondità strategica” attraverso il supporto e l’armamento di attori non statali e alleati in tutta la regione. I gruppi dislocati come Hezbollah in Libano, Hamas e la Jihad Islamica Palestinese a Gaza, le milizie sciite in Iraq e anche gli Houthi nello Yemen, formano un “asse della resistenza” che consente all’Iran di proiettare influenza e minacciare Israele su più fronti, senza ricorrere a un confronto diretto che esporrebbe le proprie vulnerabilità.
Motivazione ideologica – Un elemento cruciale e spesso sottovalutato è la profonda motivazione ideologica e religiosa che permea ampi settori delle forze armate e della società iraniana. L’adesione ai principi della Rivoluzione Islamica e, per alcuni, la fede nella causa palestinese e nell’opposizione a Israele, generano una forte volontà di resistere e, se necessario, di immolarsi per la causa. Questo può tradursi in una resilienza e una determinazione che superano le considerazioni puramente materiali, influenzando le tattiche e la percezione del rischio. Per quanto riguarda la capacità missilistica e la disponibilità di droni, nonostante le sanzioni, l’Iran ha investito pesantemente nello sviluppo di un vasto arsenale di missili balistici e droni, capaci di raggiungere Israele e i suoi alleati nella regione. Questa capacità, pur meno precisa, rappresenta come stiamo assistendo, una minaccia di saturazione dei sistemi di difesa israeliano.
Un equilibrio del “terrore asimmetrico”- Il concetto di “parità” in questo contesto non implica una simmetria di risorse, ma piuttosto un equilibrio del terrore asimmetrico. Israele ha la capacità di infliggere danni devastanti all’Iran in un conflitto convenzionale e di difendersi da attacchi missilistici, ma non può eliminare completamente la minaccia rappresentata dalle capacità missilistiche iraniane. L’Iran, dal canto suo, pur non potendo confrontarsi direttamente con la superiorità aerea e tecnologica israeliana, può contare sulla vasta portata della sua “rete di resistenza” e sulla determinazione ideologica per logorare e minacciare Israele su più livelli. Qualsiasi escalation diretta comporterebbe costi altissimi per entrambe le parti: per Israele, la saturazione delle difese e la necessità di una risposta massiccia con implicazioni regionali e internazionali; per l’Iran, la devastazione delle infrastrutture militari e civili.
Oltre lo scontro militare – Il conflitto tra Israele e Iran si manifesta in molteplici sfaccettature. La prima dell’ elenco è la guerra all’ombra e attacchi cibernetici. Infatti gran parte del confronto si svolge sotto la superficie, con operazioni di intelligence, attacchi cibernetici e sabotaggi. Entrambi i paesi sono attivi in questo campo, cercando di indebolire le infrastrutture e le capacità avversarie.
Un’altra sfaccettatura del una sorta di conflitto per procura. È questa la forma più comune di scontro, con Israele che si confronta Hezbollah e Hamas in quanto l’Iran che usa questi gruppi per esercitare pressione su Israele. La corsa agli armamenti – Si tratta della ricerca iraniana di capacità nucleari. Questa è di gran lunga la principale preoccupazione di Israele, che la vede come una minaccia esistenziale e la considera come abbiamo visto il suo obbiettivo primario.
Scontro ideologico e narrativo – Al di là degli aspetti militari, esiste un profondo scontro ideologico tra la teocrazia iraniana e lo stato ebraico di Israele. Entrambi cercano di legittimare la propria posizione e delegittimare l’altro attraverso la propaganda e il supporto a determinate interpretazioni di parte. Tutto ciò provoca coinvolgimenti regionali e internazionali non indifferenti. Il confronto Israele-Iran è un catalizzatore di instabilità in tutto il Medio Oriente e ha profonde implicazioni per le relazioni internazionali, coinvolgendo potenze come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina e l’Europa.
Lo scacco matto – Il conflitto tra Israele e Iran è, in sintesi, una complessa partita a scacchi dove la forza la tecnologia si potrebbero scontrare anche oltre lo “scacco matto”. Non esisterà una “vittoria” chiara o facile per nessuna delle due parti in un confronto totale. L’equilibrio del terrore asimmetrico le spinge a operare principalmente attraverso forze interposte di milizie ausiliarie e operazioni clandestine. La gestione di questo precario equilibrio richiede un’attenta diplomazia, una profonda comprensione delle motivazioni e delle capacità dell’altro, e un continuo sforzo per evitare che le tensioni latenti sfocino in una conflagrazione regionale con conseguenze incalcolabili.