Qual è il libro che più ha influenzato il tuo percorso accademico e personale, e perché?
Credo sia molto difficile rispondere a questa domanda, perché per una lettrice forte selezionare un libro soltanto è difficile. Ma se mi dovessi proprio concentrare sui volumi studiati all’università, risponderei “I meccanismi dell’editoria: Il mondo dei libri dall’autore al lettore” di Roberto Cicala (Il Mulino), perché è il manuale che mi ha dato la consapevolezza della gestione di una casa editrice. Prima di studiarlo, pensavo a questa attività in termini molto romantici e – me ne sono resa conto alla fine della lettura del libro – poco pratici. Il Prof. Cicala mi ha aperto un mondo che, al di là delle sue difficoltà attuali, resta una magnifica rampa di lancio per le scrittrici e gli scrittori che vogliono scrivere libri di qualità, ispirati e curati in ogni dettaglio, in concerto con le varie figure della redazione editoriale.
Come nasce l’idea dietro ai tuoi post su Instagram? Segui un filo tematico o ti lasci ispirare dal momento?
Quando ho aperto il mio profilo La Strega Letterata, seguivo la pura ispirazione. Per me è semplice: ogni giorno “ricevo” moltissime idee, dunque non devo fare altro che fissarle nel mio taccuino. Però mi sono resa conto che i social hanno un loro linguaggio e inoltre le persone che mi seguono hanno età e origini diverse. Accontentare tutti, senza perdere la propria personalità e genuinità è impossibile, ma la costanza e la disciplina sono qualità che ho imparato negli anni, e quando ho iniziato a scrivere i piani editoriali, mi sono resa conto che somigliavano un po’ agli “scheletri” dei libri che scrivo. In principio c’è l’ispirazione, certo, ma poi deve essere “messa a terra” e qui subentra la tecnica narrativa per un romanzo, e il piano editoriale per i social. In questo modo riesco a essere più organizzata e a rendere contenti molti dei miei followers.
In che modo la città di Gorizia o il territorio circostante influenzano il tuo immaginario letterario?
Il genius loci locale è molto fecondo. Vedi, in tanti si lamentano della città: “ci sono sempre meno giovani”, “i vegliardi non tollerano la musica alta”, “i ragazzi devono andare oltre confine per divertirsi, oppure languire in casa davanti ai device, salvo poi venire ripresi perché passano la vita davanti agli schermi”, e così via. Io posso testimoniare che Gorizia mi ha regalato moltissimo in termini sia umani che letterari: qui abbiamo le colline, il fiume Isonzo, parchi, monumenti ed edifici storici di varie epoche (dal Medioevo a oggi), attività artigianali-artistiche come il Merletto Goriziano e un clima mite che ha reso la città molto famosa, non a caso, durante l’Impero Austro-Ungarico, quando la vedevano come la Nizza austriaca. Insomma, la Musa canta anche a Gorizia, eccome.
Credi che i social network possano essere un mezzo efficace per diffondere la cultura l’umanistica? Come lo vivi tu?
Sono un mezzo potentissimo per diffondere la cultura umanistica. Certo, come dicevo poco fa, bisogna lavorare molto sul linguaggio e la comunicazione, ma ogni volta che un follower mi ringrazia per avergli fatto scoprire un romanzo avvincente, o mi chiede come faccia a trovare certi libri ormai introvabili, perché anche lui ha una lista che giace in un cassetto e ormai aveva perso le speranze, beh, il mio cuore di umanista fa un salto di gioia.
Se potessi dialogare con un autore del passato, chi sceglieresti e che cosa gli chiederesti?
Questa risposta richiederebbe una lunghissima lista, proprio come nel caso della prima domanda, ma diciamo che in questo periodo penso molto allo scrittore Mario Rigoni Stern, di cui ho recentemente videorecensito il romanzo “Storia di Tönle”. A mio avviso, è stato un uomo di una rarità eccezionale, perché il suo destino lo aveva portato a vivere in prima persona la Seconda Guerra mondiale – con tutti gli orrori e patimenti del caso – e poi a diventare uno scrittore, su richiesta di Einaudi. Prima, durante e dopo, Rigoni Stern fu un uomo legato profondamente alle sue montagne venete. Un giorno mi sono imbattuta in questa sua frase: “Avete mai assistito a un’alba sulle montagne? Salire su una montagna quando è ancora buio a aspettare il sorgere del sole. E’ uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall’uomo vi può dare. A un certo momento, prima che il sole esca nell’orizzonte, c’è un fremito. Non è l’aria che si è mossa. E’ un qualche cosa che fa fremere l’erba, che fa fremere le fronde – se ci sono alberi intorno – l’aria stessa, ed è un brivido che percorre anche la tua pelle. E per conto mio è proprio il brivido della creazione”. Se potessi parlare con lui, gli chiederei di portarmi ad assistere a tale spettacolo.