“Gianni” è il titolo del nuovo singolo di IN6N prodotto da Becko, fuori dal 16 maggio. Un brano intenso e viscerale, capace di trasformare il dolore personale in una narrazione musicale potente e condivisa. Attraverso sonorità malinconiche e alternative rock, la traccia racconta la storia di un ragazzo di Roma, intrappolato in una continua lotta interiore, in bilico tra il desiderio di riscatto e il peso del passato.
Nell’intervista che segue abbiamo incontrato IN6N, in un dialogo tra noi, lui e Gianni:
1- Chi è Gianni?
Gianni, è il punkabbestia, è l’amico che tutti quanti si chiedono “ma che fine ha fatto poi quel ragazzo che non stava bene? Mi ricordo che voleva fare la Rockstar?! La storia di Gianni è una storia fatta di sogni infranti e guerre interiori.
2- Che rapporto hanno Gianni e Gianmarco?
In realtà nel brano impersono l’amico che parla di lui, il vecchio amico che racconta la storia di Gianni e che è finito a fare il punkabbestia. Un ragazzo che aveva dei sogni e per colpa delle continue guerre interiori non è riuscito a realizzarli: una volta morto si rende conto che tutte le battaglie che ha fatto e subìto, non sono servite a nulla. In fondo è piu facile fare la guerra che cercare la pace “QUESTA GUERRA NON È PUNK”.
3- Cosa vuoi comunicare con questo brano?
La canzone nasconde un messaggio quasi politico nella frase “QUESTA GUERRA NON E’PUNK”. Credo che in un mondo in cui la guerra è diventata all’ordine del giorno non ci sia più niente di rivoluzionario. La vera vittoria alla guerra e non iniziarla, non professare la distruzione: è un concetto molto “ANTIPUNK” in verità.
4- Qualche giorno fa Manuel Agnelli ha dichiarato su Rolling Stone “Vedo band che suonano hardcore e punk di fronte a 200 ragazzini che pogano come indemoniati nei centri sociali”. Quanto ti senti responsabile rispetto al portare avanti una scena underground che, ahimé, stava andando in declino?
Ma io non mi prendo meriti di nulla, non mi piace, anche perché ho suonato e suono tutt’ora nei centri sociali, ed è vero. Queste cose ci sono sempre state, non la vedo come una novità, anzi, è forse un “COMEBACK”; è diventato tutto talmente saturo che rivedere 200 ragazzini che aprono moshpit, fomentati, entusiasma chiunque. Anche se, secondo me, adesso è tutto fuso in generi e sottogeneri e le relative attitudini. Si vedono moshpit anche nei concerti trap ad esempio.
5- In che zona di Roma sei cresciuto?
Nomentana, per dirla in breve.
6- Quanto il tuo quartiere ha influenzato la tua musica?
Più che di quartiere, parlerei di città: tutta Roma mi ha influenzato, come è naturale che sia per ogni luogo.
7- Su cos’altro stai lavorando e dove possiamo venire a vederti live?
Attualmente sto lavorando su nuovi singoli e collaborazioni, ma anche su possibili date live.