Immaginatevi di nascere il 2 aprile 1725 a Venezia, in una famiglia di attori. Non siete né poveri né ricchi. Avete la buona o mala sorte di peregrinare continuamente di luogo in luogo a causa del lavoro dei vostri genitori. All’età di 10 anni vi scompare improvvisamente il papà e rimanete soli con la mamma ad affrontare le peripezie di una vita. Gli ostacoli economici aumentano e vi trovate a scontrarvi nell’adolescenza, da una parte con le difficoltà degli studi in Legge, dall’altra con la voglia di partecipare alla ricca, suadente e libertina mondanità veneziana.
Siete cittadini della Serenissima, un tempo regina di traffici e commerci ma ora, ai primi decenni del secolo illuminista, declassata a nobile navigatrice, superata dall’accrescimento economico delle nuove potenze europee nazionali. Vivete comunque all’interno di una repubblica marinara vivace, aristocratica e quanto mai “indulgente”. La pazienza morale di Venezia vi consente infatti di praticare una certa decadenza di costumi, nelle taverne, nei teatri, nei caffè, che diventano incredibili luoghi di ritrovo dove alla fragranza lagunare si mescolano effluvi della sensualità più lasciva.
Fantasticate ancora: vi laureate in legge, ma abbandonate immediatamente la carriera legale perché troppo attratti da forze bellissime come la letteratura, il viaggio, il sesso e l’amore. Girovagate per varie città d’Europa, facendo di tanto in tanto ritorno nella vostra Venezia, unendo all’errabondo vortice la creazione di eruditissimi scritti per le materie più disparate e la partecipazione ad affascinanti ed occulte pratiche esoteriche.
E proprio per la vostra complicità nei conciliaboli più ambigui, per il vostro spregio alla religione e per il vostro eccessivo “libertinaggio” compiuto con donne sposate, non accettabile nella costanza e nella quantità persino dalla tollerante Venezia, venite imprigionati nella terribile prigione dei “Piombi”.
Ideatevi mai sazi dei piaceri della vita e non accetti delle quattro mura imposte dal Doge. Fuggite facendo un foro nella soffitta con la complicità di un compagno di cella, calandovi poi nelle stanze posteriori del carcere e, dopo esservi finti dei visitatori, evadete remando in gondola per poi fuggire in Nord Europa. Continuate a vagabondare in varie città, scrivendo, amoreggiando, conoscendo i personaggi più affascinanti e loschi del continente, per poi tornare a Venezia dopo 18 anni, riscontrando complesse situazioni di vario tipo e finendo gli anni della vostra vita come tristi bibliotecari del Castello del Conte di Waldstein a Dux in Boemia, dove morite sbeffeggiati da tutti come dei relitti di un’epoca tramontata all’età di 73 anni.
Certo, È INNEGABILE rilevare nel vostro epilogo un’abbondante malinconia. Ma vi dimenticate di essere stati in vita avventurieri, scrittori, poeti, alchimisti, massoni, diplomatici, scienziati, filosofi e addirittura agenti segreti. Credo che molti, tra quelli che avranno la pazienza e il piacere di leggere questo articolo, sareste soddisfatti di tale esistenza se un angelo o un demone vi apparisse chiedendovi di viverla con la stessa intensità.
Ecco, immaginate la stessa conduzione esistenziale trasferita nella nostra epoca. Provate solo a pensare al numero dei followers che accumulerebbe un personaggio di tale portata, divisi in fans ed haters, come gruppone di accoliti pronti a produrre un numero quasi infinito di like e commenti tra di loro contrastanti. Quanti di voi cliccherebbero subito sulla sua storia Instagram? Quanti “scrollerebbero” su TikTok per aspettare un suo video mentre seduce o “pomicia” con l’ennesima ragazza? Quanti di voi guarderebbero per intero il reel dei suoi viaggi mentre produce e consuma lusso da far invidia al mondo? Immaginatevi il volto inebetito di Chiara Ferragni sconvolta dal primato social di Giacomino; pensate alla ridicolaggine di Lacerenza, chi seguirebbe più il suo disgustoso schiaffo alla povertà e alla morale quando vi è un altro personaggio che, seppur altamente discutibile, gode di un acume più apprezzato?
Infatti, se voleste per un attimo gettare quel telefono sul divano, vi consiglierei di leggere la sua celebre “Histoire de ma vie”, (siamo nell’epoca in cui per essere capiti da tutta Europa bisognava esprimersi in francese) dove Giacomo Casanova produce un affresco vivido: con stile brillante e narrativo, intrecciando avventura, filosofia, politica e società, forgia un racconto globale che supera la forma di diario e diviene opera letteraria.
Vi accorgereste poi che nel raccontare le sue conquiste amorose, si dimostra un attento osservatore della realtà umana e delle interazioni sociali. Per lui, infatti, la passione e la libertà sono tutto. Trovereste inoltre profonde riflessioni filosofiche, spesso influenzate dall’Illuminismo, come la seguente: “La mia indipendenza, che è la mia felicità, mi rende superiore al destino.” Qui potreste notare il forte individualismo e la volontà di affermare la libertà personale, temi che lo avvicinano ai moderni concetti di autodeterminazione e resilienza, in grado di sfidare ogni forma di divina predestinazione.
Tutto questo per mettervi in luce, miei cari e pazienti lettori, che libertini, immorali, amorali, licenziosi, spergiuri, disonesti, evasori, dissoluti, empi, sfacciati, cinici, la Storia ne ha avuti e ne avrà. Ci sarà sempre l’infedele, la spia, il ladro, il disonesto. E come nel ‘700 se tale vita produceva fascino e disgusto, anche oggi, con l’esacerbata mediaticità dei nostri attimi personali, la stessa esistenza spaccherebbe i commenti.
Troveremmo nei talk show chi punta il dito contro lo scialacquamento economico di Giacomo Casanova, spudorato e arrogante, e chi invece, fregandosi di remore e freni inibitori, ne apprezzerebbe lo spirito libertario. Vi è però una differenza con i Lacerenza, i Corona e i Ferragnez di turno. Se Giacomo Casanova fosse oggi tra i nostri social, avreste la possibilità di seguire un saggista di filosofia, politica, letteratura, economia, scienza, sessualità e psicologia. Sareste disgustati dal suo esibizionismo effimero, ma allo stesso tempo qualcuna di voi, anche la più acerrima delle femministe, tra le sue più scabrose pagine, troverebbe una frase talmente fondata da farla commuovere: “L’amore passa sopra i pregiudizi che lo intralciano.” SAPETE CHE FAREBBE? SCREEN E CONDIVIDI