Il fascino di un incontro
Nel settembre del 1930, Lisbona accolse un ospite scomodo: Aleister Crowley, l’occultista inglese più discusso d’Europa, soprannominato “la Grande Bestia 666”. A riceverlo al porto c’era Fernando Pessoa, poeta appartato e visionario, il quale, pur vivendo lontano dai clamori, aveva coltivato interessi esoterici e astrologici. I due avevano già iniziato a scriversi nel dicembre del 1929, dopo che Pessoa aveva corretto un errore astrologico contenuto nelle Confessions di Crowley.
L’incontro fra questi due spiriti eccentrici prometteva scintille: entrambi erano attratti dall’occulto, entrambi avevano un’idea del destino umano che travalicava la mera razionalità.
Lo scontro di caratteri
Ma dietro la comune passione per l’esoterismo, si nascondeva un abisso. Pessoa era un uomo di ironia sottile, che cercava nell’occulto una via alla conoscenza metafisica. Crowley, invece, incarnava il gesto teatrale, la provocazione, l’eccesso.
Alcune ricostruzioni letterarie vogliono che i due abbiano discusso aspramente, al punto che Pessoa rimase “negativamente colpito” dall’ego smisurato di Crowley, giudicandolo più un ciarlatano che un vero iniziato. Crowley, dal canto suo, avrebbe trovato Pessoa troppo cerebrale, incapace di abbandonarsi all’esperienza magica.
Se questo litigio sia mai avvenuto realmente resta dubbio: non esistono documenti che attestino un conflitto violento. Ma il contrasto di temperamento era evidente e sufficiente a generare distanza.
La messinscena alla Boca do Inferno
Quel soggiorno lisboeta si concluse con uno degli episodi più celebri della biografia crowleyana: il presunto suicidio alla “Boca do Inferno”, scogliera di Cascais. Crowley lasciò sul posto un biglietto di addio e una portasigarette, facendo credere alla stampa che si fosse tolto la vita.
In realtà, si trattava di una messinscena: Crowley ripartì poco dopo per Berlino, lasciando il Portogallo in subbuglio. Pessoa ebbe un ruolo ambiguo in questa vicenda: alcuni sostengono che ne fosse complice, altri che fosse spettatore divertito o persino ingannato.
Documenti e testimonianze
Grazie agli studi di Steffen Dix e alla pubblicazione di La Bocca dell’Inferno (raccolta di lettere e articoli d’epoca), oggi sappiamo che:
la corrispondenza fra Pessoa e Crowley è autentica e si prolungò fino al 1932;
Pessoa aiutò concretamente Crowley a organizzare la “scomparsa” alla Boca do Inferno;
la stampa portoghese seguì il caso come un vero mistero poliziesco;
Pessoa tentò persino di scrivere un romanzo poliziesco basato su questo intrigo, rimasto incompiuto.
Non ci sono invece prove certe di un litigio furioso: il contrasto rimane più un’interpretazione critica che un fatto documentato.
Due mondi inconciliabili
Ciò che rimane, oltre al mito, è l’immagine di due mondi che non potevano fondersi. Pessoa cercava nell’occulto un linguaggio poetico, un simbolismo segreto per esprimere il mistero dell’essere. Crowley usava l’occulto come palcoscenico di sé stesso, alimentando scandali e provocazioni.
L’incontro a Lisbona, reale e documentato, divenne così il terreno fertile per leggende e romanzi. Forse non ci fu un vero litigio, ma resta la sensazione che Pessoa e Crowley, pur vicini per inclinazioni, fossero destinati a respingersi.
















