Montefiascone si prepara ad accogliere un dialogo essenziale, un vero e proprio crocevia di idee e azioni dedicate al futuro del nostro pianeta.
Intervista al Dr. Mario Morcellini, Presidente dell’associazione “Rocca dei Papi”
1. In un’epoca in cui le crisi ambientali pongono sfide senza precedenti alla convivenza umana e alla sostenibilità planetaria, come ritiene che il Festival dell’Ecologia Integrale possa contribuire a risvegliare nell’opinione pubblica quella sensibilità, spesso sopita, verso un’etica della cura e della custodia del creato?
L’impatto dei festival culturali è quello di allargare la percezione sociale dei temi rilevanti. Gli studi che abbiamo condotto nel tempo ci dicono che i festival riescono a mettere in campo pubblici discretamente trasversali, di norma rappresentativi di tutte le età, tenendo tuttavia conto che i giovani tendono a scegliere le offerte più spettacolari rispetto a quelle culturali. Nondimeno il fervore delle iniziative e la loro moltiplicazione, peraltro non interrotta neppure dall’evento COVID, conforta l’idea che “fare cultura in piazza”, tanto più se si scelgono luoghi simbolici come nel caso di Montefiascone, significa allargare le basi sociali di beni troppo a lungo percepiti come di minoranza. Direi che nel caso della cultura ambientale e della sostenibilità ciò è tanto più vero perché correttamente si parla di una crisi ambientale a cui le policies contemporanee, forse con eccezione per quelle europee, non trovano la forza di assumere la leadership di cambiamenti assolutamente indispensabili se vogliamo avere un futuro.
Ecco che allora concetti come etica della cura, ma anche la rilevante attenzione all’opinione pubblica, fanno anche di Montefiascone e del suo festival un significativo caso di vera e propria politica culturale, teso a far diventare quel luogo un simbolo dell’apertura e passione ai temi del creato, che poi sono gli stessi a cui idealmente ci ispiriamo a partire dalla Laudato sì, nel momento in cui Monsignor Fabene ebbe l’intuizione di fondare l’Associazione Rocca dei Papi.
2. Considerando il richiamo alla dimensione spirituale e religiosa insito nella sua stessa genesi, in che modo il Festival intende favorire un dialogo interscambiabile tra il sapere scientifico, la riflessione etica e la spiritualità cattolica, in un contesto plurale e dialogico?
Il lavoro condotto in questi cinque anni, con enfasi per l’ultimo previsto tra pochi giorni, rappresenta una risposta specifica all’interrogativo di come si possono “saldare” efficacemente i saperi elaborati degli esperti e degli intellettuali, quest’anno particolarmente distribuiti nella quattro giorni di festa, con ispirazione cattolica e di conseguenza attenzione etica, in questo secondo caso però ammettendo che non riguarda solo i credenti (parliamo infatti della tematica che va sotto il nome di “etica pubblica”). È una domanda indubbiamente stringente: mai c’è stata esagerazione nei confronti della cultura accademica, coinvolta proprio nella misura in cui sa allargare la propria linguistica a soggetti sociali abitualmente non familiarizzati a discorsi complessi. La seconda questione riguarda l’interesse per l’etica in un contesto di pluralismo, acutamente sottolineato dalla domanda: abbiamo interesse ovviamente a parlare ai credenti, ma i nostri interlocutori sono le persone interessate alle centralità di questi temi e a condividere battaglie culturali o comunque di difesa di alcuni principi, indipendentemente dalle provenienze e dalle diverse basi di partenza. È uno dei regali che la modernità consente, anche in presenza di fenomeni di diversa attenzione della cultura e del pensiero laici nei confronti del cattolicesimo e della chiesa, a partire sia dall’elaborazione di Papa Francesco che dalla personalità comunicativa di Leone XIV, a cui guardano un numero crescente di credenti e di laici attenti al significato del fenomeno religioso.
3. Montefiascone, con la sua storica vocazione di Città dei Papi e il suo patrimonio paesaggistico e artistico, si configura come una sede simbolicamente pregnante per un evento di questa natura. Quali specifiche peculiarità di questa città, secondo la sua visione, si rivelano più efficaci nel modulare e veicolare il messaggio di una ecologia integrale e di un futuro sostenibile?
Nel nostro lavoro di stimolazione culturale, fortunatamente sostenuto dalle istituzioni locali e dall’associazionismo culturale, Montefiascone rappresenta per noi “l’isola che c’è”: un luogo in cui l’appello dei temi della sostenibilità e dell’ecologia ha trovato senza sforzo la sua risposta, spingendo un gruppo di volontari e attivisti culturali che hanno fatto diventare in cinque anni un esperimento che poteva essere anche una breve fiammata, trasformandolo in una tradizione culturale che metterà alla prova la nostra perseveranza. Senza nessuno snobismo, Montefiascone ci sembra uno dei possibili driver per allargare il discorso pubblico sia della Laudato sì che della cultura della sostenibilità.
4. Il Giubileo 2025, nel suo spirito di apertura e speranza, si integra in modo particolare con le tematiche degli incontri e delle manifestazioni del Festival. Quale ruolo, a suo avviso, può assumere questa oblazione di fede e riflessione nel rafforzare un senso di responsabilità condivisa nei confronti della cura della casa comune?
Il Giubileo della Speranza rappresenta il suggello più forte che potevamo desiderare nel quinto anno della nostra iniziativa culturale; è vero che esso altro non è che una offerta di fede, che assume però un valore importante per l’invenzione da parte di Bonifacio VIII di un anno dedicato a rientrare in noi stessi, a non sfuggire al pensiero e all’autovalutazione, e dunque non escludendo un processo di cambiamento e, perché no, con-versione. La stessa tematica della cura della casa comune implica una dimensione di superamento dell’individualismo e l’idea di uscire dalle crisi insieme agli altri, secondo un grande insegnamento che ci ha lasciato Don Milani e la Scuola di Barbiana.
5. Tra le molteplici iniziative e relatori di alto profilo coinvolti, quali aspetti di sinergia e di ricchezza culturale ritiene siano i più innovativi e capaci di attraversare le barriere tra disciplina scientifica, fede e cultura popolare, favorendo così un reale processo di iniziazione alla sostenibilità?
I festival devono sempre manifestare una duplicità: fondarsi su un pacchetto di valori comune a tutte le edizioni, puntando tuttavia alla varietà degli approcci e delle tematiche via via affrontate. La strada migliore per “arrivare al popolo” è quella di non celebrare solo le tematiche che noi professiamo o di cui siamo specialisti. La stessa idea di ricorrere a personaggi della comunicazione e dello spazio pubblico non è uno sciocco leaderismo quanto la sottolineatura della dignità di tante tematiche, all’altezza della scommessa della complessità culturale tipica dell’età contemporanea, su cui ci ha spesso offerto insegnamenti audaci Edgar Morin. La differenza delle tematiche è un altro modo per attraversare le barriere e superarle, riducendo probabilmente anche gli spazi del negazionismo scientifico e culturale.
6. Attraverso le sue parole e la sua esperienza, quale messaggio sentirebbe di voler trasmettere personalmente ai partecipanti, agli organizzatori e a tutta la comunità di Montefiascone, affinché il Festival possa divenire un momento di riflessione e di azione che non si limiti alla dimensione temporale di quattro giorni, ma si faccia catalizzatore di un cambiamento duraturo?
È piacevole esprimere infine un messaggio personale, anche se un presidente dell’associazione, seppur pro tempore, deve coltivare temi condivisi. Sul piano nella mia storia culturale ed accademica, quello che mi piacerebbe ottenere dai giorni del festival e dal clima che respiriamo, è la disponibilità all’autoriflessione. Tutto parte da lì. Se noi saremo in grado di far cogliere la necessità di ambientare nella coscienza di ognuno la rilevanza dei temi che sottoponiamo, una parte del nostro successo culturale ed organizzativo sarà assicurata.
7. In che modo, ritiene, la musica, l’arte e la spiritualità del concerto della Banda della Gendarmeria Vaticana possano fungere da tramite simbolico ed espressivo per un messaggio di pace, speranza e armonia tra l’uomo, la natura e il trascendente?
Inevitabilmente i festival devono alternare momenti di discussione, confronti pubblici e spazi dedicati allo spettacolo, alla musica e, in una parola, alla logica degli eventi. Quest’anno abbiamo inventato un panel in cui chiediamo alla città e al territorio di auto riflettere su sé stessi, volutamente intitolata incontro con Montefiascone. Non mancano momenti di premiazione, sottolineatura di eventi dell’anno precedente che hanno portato adesso a una bella pubblicazione sulla cupola della cattedrale di Santa Margherita, nella quale i ragazzi delle scuole e le loro famiglie potranno cogliere il riflesso di un lavoro di artigianato artistico in erba, premessa di una diversa attenzione nello sguardo alla città. È dunque un momento di identità. A questo si aggiunge l’idea felice di dedicare al nuovo Papa una vera e propria serata elaborata a partire dalla sua storia e formazione spirituale di agostiniano, incrociata con la grande bellezza delle Confessioni e in generale delle opere di Sant’Agostino. Su questo però il riserbo è ancora d’obbligo perché ci piace su questo punto lasciare a chi parteciperà il brivido della novità e dell’evento.