ROMA – Con il blocco totale anche delle attività di spettacolo, la situazione lavorativa dell’intera categoria è diventata drammatica dopo i mancati incassi, considerando che molti rapporti di lavoro non sono tutelati dalla cassa integrazione. Hanno chiuso teatri e scuole di recitazione e danza, si sono spente le luci del palcoscenico, generando gravi danni anche al tessuto economico dell’arte. Il comparto della cultura è davvero allo stremo. Occorrono risorse finanziarie per tenere in vita le attività teatrali, grandi e piccole, che già fragili sono ormai al collasso e che non possono certo rientrare tra gli smart-working. Il sipario sta calando inesorabilmente sulla cultura. Con una crisi che rischia di diventare irreversibile dove già le paghe giornaliere previste dal contratto nazionale dello spettacolo sono molto basse e non sempre rispettate.
Sebastiano Lo Casto, ballerino, insegnante e coreografo, siciliano d’origine ma ormai romano d’adozione, con una lettera aperta al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha analizzato la difficile situazione lavorativa della categoria. Perché al momento per i lavoratori dello spettacolo sembra quasi impossibile progettare un roseo futuro. Ma quello di Lo Casto non è stato un urlo di accusa, ma un momento di seria e attenta riflessione:
“Il settore delle arti inizia a scalpitare e tra poco le dirette e i tutorial non saranno più sufficienti. Devo dirle, Presidente, col massimo rispetto che siamo troppo importanti per essere lasciati ultimi della lista, perché libri, film, spettacoli dal vivo, tv, mostre, musica, teatro, fanno parte della quotidianità o di gran parte del tempo di tutti. Non di meno, dietro tutto questo c’è un elenco infinito di maestranze (autori, assistenti, macchinisti, sarte…), una fabbrica troppo spesso sottovalutata ma è quella che fa grande il nostro paese, proprio come la pizza e il mare del sud. Per noi dell’Arte, vivere significa comporre, ballare, recitare, cantare, stipendiati come un fornaio, un segretario o un infermiere, siamo tutti cittadini italiani.
Articolo 1: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Presidente, faccia le sue valutazioni come è giusto che sia ma non dimentichi che un operatore come quello che le fa fare la diretta in tv è importante tanto quanto me che sono un ballerino, che faccio della passione un lavoro. Non ci lasci impotenti in coda alla lista, abbiamo bisogno delle sua facoltà, noi siamo manovali della comunicazione, importanti ma sempre manovali. L’arte non può essere sospesa”.
Nato a Sant’Agata di Militello e cresciuto a Milazzo, studia danza dall’età di 8 anni, proseguendo poi gli studi di perfezionamento in Francia, lavorando anche in Spagna e Germania. Prende parte agli spettacoli “Inferno”, “Wojtyla generation love rock musical” e “La Tosca” fino al salto al teatro Sistina con i musical e le commedie musicali di successo di Massimo Romeo Piparo come “Rinaldo in Campo”, “Sette spose per sette fratelli”, “Il Marchese del Grillo” e “Rugantino”
Ma è anche nella commedia musicale di e con Enrico Montesano nel celeberrimo “Il Conte Tacchia”, oltre che coreografo nel musical in tour italiano “Il libro della Giungla, il viaggio di Mowgli”. Proprio a Roma festeggiò i suoi primi dieci anni di vita nella capitale calcando le scene del teatro Sistina:
“Nella città eterna con la commedia musicale per eccellenza, nel teatro di eccellenza e col il Rugantino per eccellenza: Enrico Montesano. Che potevo pretendere di più?”
Nonostante la situazione sia diventata davvero drammatica per tutto il comparto dello spettacolo con l’annullamento di tutti gli eventi in programma, talento e creatività non si spengono perché sono figli dell’amore verso la propria professione:
“Sicuramente a me comunque il sorriso resta ancora perché non sarei me stesso. Sono nato con la smania di raccontare a modo mio, con la danza: la danza è espressione e soprattutto comunicazione”
Ormai purtroppo anche l’imminente stagione estiva sembra ormai compromessa
Come coreografo e direttore artistico ho lavorato anche nel settore dell’intrattenimento nelle strutture turistico ricettive, la cancellazione degli eventi rischia purtroppo di compromettere adesso l’economia anche delle località balneari: per tantissime strutture l’unica risorsa è, infatti, proprio l’arrivo dell’estate e la stagione estiva vuol dire animazione, ristorazione, attività dei lidi, eventi, discoteche, attività commerciali aperte fino a notte, tutte cose compromesse dall’attuale situazione”.
Ci potrebbero essere soluzioni alternative per gli spettacoli:
“Non sono d’accordo sugli spettacoli online perché il teatro è dal vivo, non bisogna cercare una virtuale alternativa, perché si snaturerebbe il senso di ciò che facciamo sul palco. C‘è alchimia nella relazione con la platea: la forza del teatro è proprio percepire e valorizzare questo contatto con il pubblico in sala. Quello che succede ogni sera è sempre un momento unico e irripetibile”.
Il palco agli artisti manca proprio come l’aria che si respira
“Non vado in scena da alcuni mesi ormai ed è come se mancasse ossigeno. Spero solo di tornare presto a respirare. Ricordo che già da piccolo sapevo cosa volessi fare: ballare a teatro. Quando nessuno voleva giocare con me mi chiudevo in camera e aprivo le ante dell’armadio simulando le quinte, mettevo la musica e conducevo qualcosa che somigliava ad un varietà. Il teatro é così diventato il mio lavoro ma anche una casa perché effettivamente ci passi più ore di quelli che trascorri sul divano”.
Quanto ti manca adesso non poter insegnare questa professione?
“Tantissimo, perché l’insegnamento è uno scambio ravvicinato e interattivo tra l’allievo e il maestro. Mi manca non riuscire adesso a trasmettere il mio amore per il teatro e non riuscire a raccontare la bellezza della danza, che per me è disciplina e arte. Perché l’insegnamento non è solo una capacità di trasferire nozioni ma è anche la capacità di saper trasmettere emozioni. La danza ti insegna ad ascoltare, a stare in gruppo, a faticare per raggiungere un obiettivo, ti rende responsabile ma soprattutto una persona onesta dentro e fuori il palco”.
E se ti chiedono i tuoi allievi cosa sia il talento, tu cosa rispondi?
“Il talento è quando si resta unici. Allora ti dico: apri le braccia e balla”.