Oggi, nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, a Firenze, si è svolto il funerale di Ardico Magnini, terzino destro della Fiorentina campione d’Italia del ’56, rimasto nel cuore di tutti i tifosi viola, anche i più giovani che ricordano ancora tale formazione e le sue imprese sportive. Oltretutto Ardico Magnini, fu l’autore del fallo, fuori area, ma sanzionato dall’arbitro col calcio di rigore, che fece perdere alla Fiorentina la finale di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid, sconfitta immeritata che impedì ai Viola di entrare nella leggenda del calcio, anche perchè si trattava di una squadra di onesti giocatori con alcuni campioni ma molto unita, e questo permise al gruppo di vincere appunto, uno scudetto, ed ottenere quattro secondi posti, come sottolineato anche da Alberto Orzan, compagno di Ardico Magnini, e presente alla cerimonia funebre con un commovente intervento.
La salma di Ardico Magnini era ornata da una sciarpa viola, la foto di una sua famosa rovesciata, che è anche la fotocopertina di quest’articolo, e la sua maglia della Nazionale, perchè il terzino viola, aveva collezionato in carriera. anche 20 presenze in maglia azzurra tra il 1953 ed il 1957.
La cerimonia funebre celebrata dal cappellano della Fiorentina, Don Massimiliano Gabbricci ha visto la presenza dei gonfaloni della Fiorentina, delle Glorie Viola, e del Museo Fiorentina, oltre che di Maria Federica Giuliani, in rappresentanza del Comune di Firenze, di Alberto Orzan, appunto, e Sergio Carpanesi, anche lui compagno di squadra di Ardico Magnini, oltre che di colui che rappresenta da sempre la Fiorentina, vale a dire Giancarlo Antognoni, che abbiamo intervistato all’uscita dalla chiesa. Gli abbiamo chiesto se lui, appena arrivato da adolescente o poco più a Firenze, abbia sentito il peso dell’eredità di quella squadra, e lui ci ha risposto di no essendo stato il primo scudetto dei viola già lontano nel tempo. Certamente ne conosceva la storia, e la formazione, ma semmai avrebbe potuto soffrire il peso dei suoi compagni di squadra, reduci, invece, dalla vittoria del secondo scudetto del ’69 quali ad esempio Giancarlo De Sisti e Claudio Merlo, ma di non averlo mai sofferto davvero grazie all’intelligenza ed all’umanità di questi campioni che seppero accoglierlo sin da subito nello spogliatoio, forse anche grazie ai ritiri prepartita che all’epoca erano molto conviviali ed amichevoli, a base di partite a carte, biliardo, e ping pong, che permettevano la creazione di solide amicizie, a differenza di quelli odierni nei quali ogni giocatore è isolato, tutto concentrato sui propri social o, al massimo si concede una partita alla Playstation. E del resto, aggiungiamo noi,Giancarlo Antognoni, di carisma, per non soffrire il peso dei mostri sacri della sua Fiorentina, ha dimostrato di averne, tanto da diventare appunto, il simbolo vivente della squadra viola.
Luca Monti