Il 9 novembre 2024, una data da segnare per gli appassionati di arti marziali e autodifesa. Sifu Victor Gutierrez, celebre per aver ideato il metodo di difesa Wing Fight, ha tenuto un esclusivo seminario presso il Villa York Sporting Club, un appuntamento che ha richiamato numerosi praticanti e curiosi desiderosi di scoprire i segreti di questa disciplina innovativa.
In occasione dell’evento, abbiamo avuto il piacere di intervistare Sifu Gutierrez, per farci raccontare la sua storia, la sua passione per le arti marziali e i suoi progetti futuri. Il Maestro ha sottolineato l’importanza di un allenamento costante e di una mente aperta, e ha invitato tutti gli appassionati a continuare a coltivare la propria passione per le arti marziali. Conosciamolo più da vicino.
Sifu Gutierrez ci racconta in breve la sua infanzia e il trasferimento dalla Spagna in Germania? Dalla Spagna del 1970 alla Germania del 1970 c’è stato un grande salto economico, ma anche dal punto di vista di evoluzione nella società. Venivo da una società rurale e con la mia famiglia ci siamo trasferiti in una città, una grande città. Per esempio in Spagna non c’erano auto, mentre in Germania si. Questa notevole differenza mi ha portato molti problemi e sono stato vittima di molti tipi di aggressioni.
Cosa l’ha spinto a praticare proprio le arti marziali e perché ha deciso di integrare il Tae Kwon Do con altre arti tipo il Wing Chun? In realtà ho iniziato a praticare Taekwondo perché non ho trovato il Kung Fu. Ero un fan di Bruce Lee e il Kung Fu in Germania non c’era, pertanto ho iniziato a praticare il Taekwondo. In una rivista trovai un articolo sul Wing Chun e iniziai a praticarlo. La scuola si trovava a trecento km da me e dovevo viaggiare ma non sempre potevo. Avevo un amico che si chiamava Salih Avci e con lui siamo stati studenti di Wing Chun.
Come si è evoluta la sua carriera nel Wing Chun dal momento in cui ha aperto la sua prima scuola ad Aquisgrana? Ho iniziato ad insegnare il Wing Chun ad amici, che a loro volta lo insegnavano ad altri. Più gruppi eravamo, più potevamo insegnare. E così iniziammo, a poco a poco abbiamo trasformato il processo di insegnamento.
Quindi Bruce Lee è stato fondamentale nella scelta del Wing Chun? Sì! Credo che se non ci fosse stato Bruce Lee, il Wing Chun non sarebbe stato così conosciuto come oggi. Oggi ci sono altre figure, come Ip Man, ma Ip Man è conosciuto perché è stato il professore di Bruce Lee.
Qual è stato il motivo principale per cui ha creato un Wing Chun diverso, il Wing Fight? Sono stato sempre una persona pratica, e osservando le altre discipline oltre il Wing Chung come il Karate e soprattutto l’MMA ho capito che il mio allenamento non era sufficiente e non la scelta di praticare il Wing Chun come arte. La scelta del Wing Chun per me è ancora importante, ma il problema era il mio metodo di allenamento che non funzionava. E questo mi ha fatto riflettere su come adattare le idee del Wing Chun alle esigenze del MMA.
Quindi, quali difficoltà hai avuto a affrontare quando hai fatto questo nuovo metodo? Incomprensione! Ogni nuova iniziativa è incomprensione, ma questo problema lo si affronta in qualsiasi campo della vita. Quando c’è un’idea nuova, le persone che non la conoscono, prima dicono di no, che è sbagliato. E’ successo allo stesso Wing Chun quando è arrivato in Europa, prima la gente ha detto no. Poco a poco si è aperto il cammino. Io non sono contro il Wing Chun, anzi voglio che ritorni a recuperare il potere che aveva prima. Il Wing Chun ha un riconoscimento molto alto, ma con l’inclusione della MMA abbiamo perso un po’ di potere effettivo. Mi piacerebbe che il Wing Chun ritornasse a recuperare questo prestigio, che credo che se lo meriti.
In che modo la sua esperienza di straniero in Germania ha influenzato il suo approccio all’insegnamento e alla diffusione delle arti marziali? Io ho insegnato a molte persone, istruttori, professori, maestri, ed ho visto che ciò che insegnavo aiutava a migliorare il Wing Chun. Ho studenti che sono venuti molti anni da me, che erano maestri del Wing Chun e che sono rimasti con me come studenti del Wing Fight, perché hanno visto che è un’evoluzione logica di ciò che stavano facendo prima, ciò li ha aiutati ad essere più efficaci e migliori insegnanti. Da straniero ho dovuto imparare le regole della strada, che ho poi riportato nel Wing Chun, che nonostante è un combattimento attrattivo, per farlo funzionare bene bisogna sempre mantenere il focus su quello da strada.
Come pensa di far evolvere il futuro del Wing Fight? Penso che possiamo dimostrare che è possibile sopravvivere con il Wing Fight in qualsiasi luogo, in qualsiasi campo, sia in strada che in una competizione. Quando possiamo dimostrare che il Wing Chun ha questa capacità, allora tornerà a risorgere alla gloria antica.
Come vede l’evoluzione delle arti marziali in generale attualmente con quello che sta accadendo con la violenza tutti i giorni per strada? Oggi la strada è molto differente da quando ero giovane, è molto più pericolosa, quindi bisogna tenerlo in considerazione. E’ importante per un giovane in formazione, capire che le armi sono pericolose e che deve saper reagire adeguatamente nel caso si trovi di fronte ad un’altra persona, deve imparare a sapersi difendere contro le armi e non.
Quale messaggio vuole lasciare per le nuove generazioni del mondo delle arti marziali? Credo che siamo in un’epoca in cui la comunicazione si espande molto velocemente, ma c’è sia la buona che la cattiva comunicazione. Ci sono molte persone che vendono fumo e bisogna imparare a distinguerle. Provare sempre per poi capire!
Agostino Fraccascia