Attualmente la maggior parte delle persone vede nel tatuaggio una moda, si dà molta importanza all’aspetto e ci si tatua per la semplice voglia di farlo, più che per un preciso significato. La repentina diffusione del tatuaggio, deriva prettamente da persone di spicco nel mondo dello spettacolo e non solo, che hanno suscitato l’interesse del pubblico e ne hanno provocato la diffusione all’interno della popolazione. Così sempre più giovani, imitando personaggi famosi, sentono il bisogno di manifestare il proprio “io” attraverso i tatuaggi. Si può dedurre quindi che nella maggior parte dei casi tatuarsi è una moda, ma ci sono ancora persone che vedono il tatuaggio come un elemento intimo e identificativo. Quindi questo da un lato è simbolo di omologazione, dall’altro di differenziazione. Ad oggi si può escludere la valenza di tale pratica come identificazione ad un gruppo, ma è ancora considerata propria delle generazioni giovanili. Il tatuaggio così come la chirurgia estetica, utilizzata soprattutto per cambiare il proprio genere, è una modificazione corporea che ancora oggi non viene accettata da tutti, ma sicuramente si sta diffondendo maggiormente rispetto al passato. Si è ridotta quindi l’idea che queste pratiche vengano intese come simboli di stigmatizzazione, diversità, pregiudizi o stereotipi, ma purtroppo ancora non del tutto.
Il palco dell’Ariston è una grande vetrina mediatica che avvolge e mette in scena tanti temi, a partire dal significato delle canzoni in gara, fino ad arrivare alla moda e ai temi relativi alla questione di genere. Il tatuaggio rientra tra questi, in quanto fa parte del corredo identitario di chi lo indossa, rappresenta un modo di essere e spesso è oggetto di critica per alcuni o semplicemente oggetto di curiosità per altri. Numerosi gli artisti che sfoggiano i loro tatuaggi al Festival: primo tra tutti Fedez; Francesca Michielin mostra una foglia di salvia sul braccio destro in onore della nonna; Irama i suoi serpenti sulle braccia, così come quelli di Damiano David dei Maneskin; Malika Ayane sfoggia delle rose sulla schiena, mentre Annalisa una conchiglia in mezzo al seno e le iniziali dei suoi genitori sulle spalle; Gaia invece mostra la scritta “Dear friends” ed altri piccoli tatuaggi, per poi proseguire con Coma Cose, Ghemon, Fasma, Aiello, Gio Evan, Max Gazzè, Random e Achille Lauro. L’iconica Top Model Vittoria Ceretti ha indossato con estrema eleganza un raffinato abito da sera di Valentino Haute Couture che, lasciandole scoperta la schiena, ci ha permesso di notare il suo tatuaggio stilizzato vicino al décolleté e un piccolo alieno sul gomito.
In alto Annalisa.
In alto i Coma Cose.
I simboli hanno un ruolo di straordinaria importanza nell’ambito dell’identificazione di un individuo. Il tatuaggio, infatti, secondo alcuni è un modo per denotare il carattere e la personalità del soggetto, ma si può capire realmente che tipo di persona si ha davanti, ancora prima di conoscere la stessa, guardando solo ed esclusivamente i suoi tatuaggi ? Alcuni simboli possono portare a svalutare l’identità di un individuo e ad attribuirgli vari stereotipi. Infatti spesso si tende a classificare un soggetto in base al suo aspetto fisico e a giudicarlo facendo riferimento esclusivamente alle caratteristiche stabilite da noi stessi, senza conoscerlo minimamente.
I tatuaggi erano considerati pratiche dei marginali, dei ribelli, degli eccentrici. Poi sono diventate pratiche accettabili ma ricercate, status symbol e moda. Il primo riconoscimento si deve alla Stilista Elsa Schiaparelli, che nel 1929 inserisce nella sua collezione i disegni sulla pelle dei marinai francesi. Il tatuaggio sta diventando sempre più Haute Couture. Quest’ultimo viene identificato come un vero abito da indossare ed è, quindi, anche un modo di comunicare qualcosa agli altri senza la necessità di utilizzare le parole. Spot pubblicitari, riviste, programmi televisivi e social network diffondono quotidianamente modelli che spesso tentiamo di imitare. In una società in costante e rapido mutamento, in cui diverse culture e abitudini si sovrappongono, il significato che attribuiamo ai simboli tra diverse generazioni spesso non coincide ed è sempre più difficile smussare il senso comune e volgere lo sguardo alle novità. Con il tempo e grazie alle nuove generazioni, il significato del tatuaggio si è rinnovato e modificato, ma è difficile eliminare del tutto la sua valenza negativa. Le origini di questa pratica sono antichissime. Nell’antica Grecia un corpo tatuato era visto in maniera negativa poiché si opponeva all’ideale di purezza della nudità, era simbolo di diversità e di diseguaglianze. Il tatuaggio era riservato come punizione agli schiavi e ai criminali. Con la nascita del Cristianesimo i cristiani iniziarono a tatuarsi simboli religiosi e nel IV secolo l’imperatore Costantino vietò la pratica del tatuaggio sul volto, in quanto l’uomo era stato creato a immagine di Dio e di conseguenza era un’offesa nei Suoi confronti. La popolazione polinesiana dei Maori, ebbe notevole importanza così come quella Giapponese e Cinese, dato che gli individui erano completamente tatuati per custodire tutti gli eventi importanti o per rappresentare sulla loro pelle simboli portafortuna. I marinai utilizzavano la pratica del tatuaggio come buon auspicio per i loro viaggi. Più tardi Cesare Lombroso, il fondatore dell’antropologia criminale in Italia, ha diviso le persone in due categorie: i “normali” e i “deviati”, ovvero i tatuati, attribuendo loro uno stigma difficile da abbattere. Negli anni 70 nacquero le subculture giovanili, una di queste fu quella punk che attraverso i suoi ideali e il suo modo di vestire scatenò una rivoluzione sociale. Essi furono i primi a utilizzare i tatuaggi come forma di anticonformismo nei confronti della società in cui vivevano.
Il corpo umano quindi non è solo un’entità biologica ma il risultato di una negoziazione con il contesto che lo circonda. Esso stesso diventa un costrutto culturale e sociale, un elemento in continuo mutamento. Gian Maurizio Fercioni, il primo tatuatore italiano, afferma: «Una volta si faceva fatica a mostrare un tatuaggio, oggi invece è una gara a chi ne ha di più. Quando mi chiedono dove è nato il tatuaggio io rispondo che è nato con l’uomo. È l’espressione più intima dell’uomo nel bene e nel male. I vecchi tatuatori dicevano che l’abilità di un tatuatore è far affiorare sulla pelle quello che c’è già sotto. Internet ha pianificato tutto e ha ammazzato i significati, così il tatuaggio è diventato un fatto puramente estetico e di moda».
In alto Gian Maurizio Fercioni.
Alessia Di Domenico
Foto: Sanremorai
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