È da una frase della scrittrice Enrica Magnani Bosio che l’artista Flury deduce la sua condotta di vita.
on Danilo Iervolino ritratto da Flury
Albert Edwin Flury nasce negli anni 70 a Busto Arsizio (Varese), da madre Italiana e da padre Svizzero/Inglese. Fin dai primi anni della sua età dimostra spiccate sensibilità verso l’arte. A quattro anni insiste con la madre nel voler entrare nelle chiese antiche per vedere i quadri, capolavori pittorici di cui sono adorne e che lo incantano nello sguardo. L’amore per l’arte era già luce. A sei anni gli conferiscono l’Attestato di Benemerenza rilasciato dal Presidente del Consiglio Regionale Sergio Martelli, in occasione del X Anniversario dello Statuto della Regione Lombardia. A otto anni, visita con la mamma la Reggia di Versailles; le descrizioni, la storia, i particolari racconti determinarono la scelta stilistica dell’artista, nelle cui opere si respira un’aria settecentesca. Nell’animo artistico di Albert, affondano le radici del fascino classico. Tutto ciò ha influito in maniera determinante per la sua formazione artistica.
L’Arcivescovo di Milano, Card. Angelo Scola
Le originali tecniche, messe in uso da Albert Edwin Flury, spaziano dall’acquerello alla tempera, e a quattordici anni l’artista decide d’iscriversi al liceo artistico di Busto Arsizio, cui seguiranno i corsi d’indirizzo architettonico presso il Politecnico di Milano, attraverso i quali approfondirà lo studio della prospettiva e delle formule che la regolamentano.
Ritratto dell’infanta Maria Vittoria Cito
Dal 1993 la produzione pittorica acquisisce alti riconoscimenti che lo porteranno ad esporre inizialmente in mostre collettive ed in seguito, in vernissage personali dove il respiro ampio delle sue opere ottengono committenze nel settore della Ritrattistica che, per la sua connotazione di realismo ed autenticità, continua ad essere una tecnica moderna, adoperata da molti artisti ancora oggi. Su commissione del delegato pontificio nel 1999, in occasione del Giubileo, esegue l’opera “Bartolo Longo ed il Santuario di Pompei” per il Museo Nazionale del Santuario della Vergine del Rosario, a Pompei. Nel 2000 viene incluso nel 36° Catalogo Internazionale dell’arte moderna (Già-Bolaffi Mondadori).
Ritratto del Principe William di Albert Edwin Flury
Tanti i ritratti a personalità di ieri e di oggi, ad opera di Albert; solo per citarne alcuni: nell’aprile del 2000 esegue il ritratto del Principe William, che verrà inviato a Buckingham Palace alla Famiglia Reale, in occasione del compimento del diciottesimo anno del giovane effigiato.
Maria Antonietta nell’omaggio di Albert Edwin Flury
Nel 2006 viene scelta l’opera “Omaggio a Maria Antonietta” per la copertina del romanzo storico di Vladimir Oravsky, Axel och Toine, presentato nel gennaio del 2007.
Franco Zeffirelli e Massimo Migliavacca in ritratto
Nel 2009 esegue il ritratto di “Franco Zeffirelli con l’amico Massimo Migliavacca” su commissione di quest’ultimo e nel 2010 un ritratto inedito dell’Imperatrice d’Austria e Ungheria Elisabetta, meglio nota come Sissi, per la mostra “Il Mito di Sissi” alla Casa del Conte Verde di Rivoli (Torino).
L’Imperatrice d’Austria e d’Ungheria S. A. S. Elisabetta
C’è una correlazione tra il ritratto e l’idea dell’immortalità. Da sempre questa tecnica richiama alla mente il voler fermare la vita, cogliendo le sembianze e le espressioni del soggetto rappresentato, in un determinato momento. Nella prestigiosa dimora dei principi Pamphilj in occasione degli incontri per ciò che riguardano gli Stati Generali dell’Economia, il premier Giuseppe Conte, nella cornice di Villa Pamphilj, avendo scelto come location il magnifico Casino del Bel Respiro ha parlato dell’omaggio alla bellezza italiana, fatto al mondo intero.
La bellezza, quanta importanza ha nei tuoi ritratti? Ritieni che, oggi, siano cambiati i canoni della bellezza, dell’estetica?
«Nella mia pittura, l’impostazione estetica riveste un ruolo dominante; l’attenzione alla simmetria, alle proporzioni, alla posa ed al giusto contesto in cui va a collocarsi il soggetto, sono aspetti importantissimi. I canoni di bellezza, sempre in continuo cambiamento, sono influenzati dalle mode e dai tempi. Tenendo conto di questo fatto, non penso però che i canoni estetici nell’impostazione del dipinto siano mutati; gli elementi che ho citato sopra sono, ancora oggi, più che validi. Una frase sulla bellezza… La bellezza è nella perfezione del mondo che ci circonda, ed ogni creazione artistica ad essa si deve ispirare. Ma preferisco non fare riferimenti politici, l’arte e la politica non legano…».
Albert Edwin Flury con il ritratto di sua figlia Emily Elisabeth
Nel ritratto, quando si può dire che inizia il vero lavoro pittorico?
«Quando le prime campiture sono stese e, via via, strato su strato si procede a definire i dettagli, i chiaroscuri, gli incarnati».
In un ritratto ad olio su tela, quanto influiscono i dettagli?
«I dettagli rivestono un ruolo importante ma non fondamentale per la buona riuscita del ritratto. Io lavoro sempre “d’insieme” per poi, successivamente, dedicarmi ai singoli dettagli. Altrimenti si rischia di ottenere un risultato con tante parti del dipinto ben curate e dettagliate ma nel complesso slegate tra loro».
Sei soddisfatto di ciò che riesci ad infondere nel ritratto? E cosa, di archetipico, riesci a far percepire a chi osserva?
«La mia è una costante ricerca. Sin da bambino desideravo dedicarmi al ritratto ad olio. Un amore viscerale, ogni qual volta entravo nei musei, mi spingeva ad indugiare sui ritratti dei nobili effigiati. Quelle pose ricercate, quell’eleganza sfarzosa ma composta, quei dettagli sui quali il pennello dei pittori si era soffermato! Questi elementi, uniti all’aspetto più nobile del soggetto che ritraggo, sono, credo, gli elementi che l’osservatore percepisce maggiormente osservando un mio dipinto».
Di un soggetto che andrai a ritrarre, qual è quel particolare intorno al quale il tuo pennello, la tua sensibilità pittorica si sofferma di più per concludere alla perfezione l’arduo compito?
«Lo sguardo. Inizio sempre un ritratto dagli occhi, poiché è nello sguardo che si cela l’animo del soggetto».
Giuseppe Lorin