Con il ripristino delle zone gialle, a partire dallo scorso 26 aprile, hanno riaperto automaticamente tutti i principali musei italiani. E in una città come Roma, sono davvero tante le opportunità per chi desidera trascorrere una giornata all’insegna dell’arte e della cultura.
Si comincia con la mostra “Colori dei Romani. I Mosaici dalle Collezioni Capitoline”, che è possibile ammirare presso Centrale Montemartini, secondo polo espositivo dei Musei Capitolini, fino al 15 settembre prossimo. L’esposizione, curata da Claudio Parisi Presicce, Nadia Agnoli e Serena Gugliemi, racconta attraverso una selezione di mosaici, poco conosciuti al grande pubblico, brani di storia della città di Roma, illustrando nel modo più completo i contesti originari di rinvenimento. Come spiega la pagina web dedicata alla mostra, accanto ai mosaici sono esposti anche gli affreschi e le sculture che insieme ad essi costituivano l’arredo degli edifici di provenienza, consentendo così di interpretare le scelte iconografiche, i motivi decorativi, l’aspetto formale delle opere come espressione del gusto e delle esigenze dei committenti. Tutto questo offre un significativo spaccato della società romana in un ampio periodo compreso tra il I secolo a.C. e il IV d.C. Inoltre, la ricca e preziosa documentazione d’archivio, messa a corredo delle opere esposte, illustra i rinvenimenti con foto storiche, acquarelli e disegni, testimonianze che aiutano a raccontare il clima e le circostanze che determinarono queste scoperte: le trasformazioni urbanistiche e il fervore edilizio che caratterizzarono la storia di Roma tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi decenni del secolo scorso, quando, parallelamente al progressivo ampliamento della città per far fronte alla sua nuova funzione di capitale d’Italia, fu scritta una delle più “fortunate” pagine dell’archeologia romana. Interpellata dall’Ansa, la sovrintendente Maria Vittoria Marini Clarelli ha infatti parlato di “una mostra importante, con un allestimento molto scenografico e che si inserisce nei festeggiamenti per i 150 anni di Roma Capitale, perché quasi tutte le opere esposte furono ritrovate dopo il 1870”. L’esposizione si articola in quattro sezioni tematiche, all’interno delle quali il percorso segue un ordine cronologico. Si comincia con “L’arte del mosaico presso i romani. La storia e la tecnica”; si passa a “Vivere e abitare a Roma tra la fine dell’età repubblicana e l’età tardo-antica, ovvero le dimore di lusso e i contesti domestici”; per arrivare a “Gli spazi del sacro: la basilica Hilariana” e concludere con “I mosaici degli edifici funerari nelle necropoli del suburbio di Roma”.
Tappa d’obbligo anche l’Esedra di Marco Aurelio, dove dal 29 aprile è esposta la mano del Colosso bronzeo di Costantino ricomposta con il frammento del dito in bronzo, coincidente con le due falangi superiori di un indice, e proveniente dal Museo del Louvre. La scultura è esposta insieme agli altri bronzi, già in Laterano, donati al popolo romano da Papa Sisto IV nel 1471. La ricomposizione della mano è frutto di un lavoro di squadra fra Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e il Museo del Louvre. Ed è avvenuta in occasione dei 550 anni della donazione sistina, vero e proprio atto di fondazione delle collezioni capitoline, ma anche a quasi 500 anni dalla loro separazione. Come riporta l’Ansa, il frammento in bronzo arrivò a Parigi nel 1860 insieme a buona parte della collezione del marchese Giampietro Campana, uno dei protagonisti del panorama collezionistico romano degli anni centrali dell’Ottocento. In anni recenti è stato possibile riconoscere la pertinenza del frammento a una delle sculture più iconiche dell’antichità romana, il colosso in bronzo di Costantino, di cui restano ai Musei Capitolini la testa, la mano sinistra, con lacune in corrispondenza del dito indice, del medio, dell’anulare e del palmo, e una sfera un tempo sorretta dalla mano. La conferma dell’eccezionale scoperta è venuta nel maggio del 2018 grazie a una prova effettuata a Roma con un modello 3D del frammento parigino, operazione coordinata da Françoise Gaultier e dal già citato Claudio Parisi Presicce.
Infine, nell’agenda di maggio non può mancare la mostra “Tota Italia. All’origine di una Nazione”, allestita presso le Scuderie del Quirinale e curata da Massimo Osanna, direttore generale dei musei del Ministero della Cultura e da Stéphane Verger, direttore del Museo nazionale romano. L’esposizione, che racconta il processo di romanizzazione dell’Italia, sarà inaugurata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con apertura al pubblico dal 14 maggio al 25 luglio prossimo. Il percorso – spiega l’Ansa – partirà dalla straordinaria varietà e ricchezza culturale dell’Italia preromana, affascinante mosaico di genti e di tradizioni, per ripercorre le tappe che la condussero all’unificazione sotto le insegne di Roma, dal IV secolo a.C. all’Età Giulio-Claudia. Come ha dichiarato Osanna all’Adnkronos “con il progetto di “Tota Italia” abbiamo voluto raccontare il secolare percorso di unificazione culturale, linguistica, politica, giuridica e territoriale che ha portato i tanti popoli dell’Italia antica a riconoscersi, dal tempo di Augusto, come parte di un’entità unica, sotto il segno di Roma”.
Gaia Pandolfi