Quanti di voi hanno, almeno una volta nella vita, messo nero su bianco uno o più sogni fatti la notte prima? Io ci provai una volta e mi parvero grotteschi e senza senso, più avanti capii che ero io a dover dargli un’interpretazione. Cristina Basile, la nostra autrice di oggi, nata a Roma, età 28 anni, da cinque anni residente a Parigi; ci fa fare un excursus nella sua mente attraverso i suoi sogni.
Leggendo il libro Lo Storione ci ritroviamo ora in un bosco, ora in un incubo o in un oceano dove sembrano cadere le speranze dell’autrice. Lei ci racconta delle stranezze della sua famiglia tramite la figura della mamma, della nonna, delle cugine e degli zii e di come questi fanno ad influenzare il suo riposo notturno.
Bisogna anche soffermarsi sul titolo dell’opera, lo storione. Lui viene utilizzato come una sorta di tramite, infatti, dentro la pancia di questo pesce nuotano donne con bei nomi: Gigliola, Rosa, Ottavia, Abigail che vengono accompagnata dalle illustrazioni realizzate dalla stessa autrice.
Se avete voglia di curiosare nella mente di una donna che è consapevole delle sue incertezze ma anche delle sue certezze conquistate durante il suo vivere in giro per il mondo, potete buttare un sguardo su questa raccolta di racconti.
Come nasce quest’opera letteraria?
Il punto di partenza de «Lo Storione» sono stati pezzetti di storie che nel mio vocabolario artistico chiamo scampoli poiché, come pezzetti di tessuto, una volta cuciti insieme, formano una storia più grande. In principio, non ne conoscevo né capo né coda.
Col tempo si è delineata una raccolta di racconti, nata da una forte esigenza di scrivere di guarigione; un’esigenza cresciuta in me dopo aver assistito ad alcune convalescenze, perlopiù di tipo psicologico e causate da rotture, lutti, delusioni.
Non mi interessavano le cause di questo malessere, quanto il processo di ricostruzione di sé che la persona metteva in atto, non potendo più volgersi all’oggetto d’amore ormai perduto.
Nella descrizione di questo tema volevo che partecipassero sia la scrittura che il disegno: il primo per la chirurgica capacità di rendere conto della narrazione dei fatti, per la chiarezza che sa generare; il secondo per come sa entrare nelle pieghe della sfera dei sentimenti, mai definitiva, in continuo divenire e che non ama essere acciuffata.
Gli altri due temi che mi stanno molto a cuore e che ho provato a sviscerare sono il linguaggio dei sogni, come questi partecipano della vita diurna, e i legami familiari.
«Sandrine e Escargot John», che pure si riallaccia al discorso sulla guarigione, descrive gli incubi che animano le notti di una ragazza che cerca di ricostruirsi dopo una separazione. Sandrine non è il suo nome, ma quello del personaggio che popola le sue notti e che, come tutti gli incubi, è assurdo, spaventoso, fastidioso. La personificazione della sua sofferenza.
È in «Gigliola non ha più sangue» che parlo invece del legame familiare, di quei pensieri e abitudini che spesso ci portiamo dietro trascinando, come eredità non desiderate, vecchie generazioni e di cui non ci si sbarazza per paura. Questa trasmissione, nel caso del racconto, avviene solo sulla linea femminile. Fino ad ora ho preferito scrivere guardando il mondo dagli occhi di una donna; prossimamente mi piacerebbe mettermi nei panni di un uomo.
Quale messaggio vuoi trasmettere?
Scrivo come se dipingessi, scrivo quadri, acquerelli se potessi scegliere la tecnica. Ciò che mi interessa trasmettere, prima ancora che un messaggio, sono delle immagini; dare al lettore l’impressione di aver fatto un’esperienza cromatica oltre che narrativa.
Il colore veicola le emozioni tanto quanto le parole, se non meglio in alcuni casi, con un’immediatezza particolare. Combinare i due linguaggi realizzava perfettamente ciò che avevo in mente, ossia delle emozioni, prima ancora che un’opinione su un argomento specifico.
Leggi il mio libro perché…
Consiglierei il mio libro a tutti quegli adulti che reclamano per sé il diritto ad avere un libro illustrato tra le mani, pur non avendo dieci anni da trent’anni. A quanti non abbiano problemi con una prosa a tratti poetica e non siano attaccati al realismo narrativo; a chi da una tale importanza al mondo onirico da dormire sempre con un taccuino vicino al letto, dove trascrivere ciò che ha sognato prima ancora di fare colazione.
Progetti futuri?
Nel cassetto ho tanti racconti, poesie, favole che mi sono promessa di finalizzare e illustrare nei prossimi mesi. Li rilegherò e li promuoverò come ho fatto con «Lo Storione». Mi piacerebbe anche partecipare ad un’antologia, essere una voce in un coro, su un tema condiviso.
Numero di stelle 4 su 5 – Lo storione di Cristina Basile – Editore: Create Space Indipendent Publishing Platform – 60 pagine – prezzo di copertina 9,36 euro.
Instagram: Terradimandorla