Nella cornice spirituale di Fatima, dove la devozione mariana accoglie ogni anno milioni di pellegrini, si snoda il viaggio del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in Portogallo dal 12 al 14 settembre.
Un itinerario che intreccia preghiera, solidarietà e diplomazia, in un Paese segnato da ferite recenti e speranze antiche.
Il porporato ha iniziato il suo pellegrinaggio nel santuario portoghese, cuore pulsante di fede e meta di un’umanità in cerca di grazia. Tra le candele accese della Capelinha das Aparições, Parolin si è raccolto in preghiera, mentre domani, 13 settembre, guiderà la recita del Rosario nello stesso luogo sacro, dove nel 1917 la Vergine sarebbe apparsa ai tre pastorelli. Un gesto che non solo rinsalda il legame tra Santa Sede e Portogallo, ma evoca il ruolo di Fatima come faro spirituale in tempi di incertezza globale.
Ma il viaggio assume toni drammatici nel trasferimento a Lisbona, dove il cardinale renderà omaggio alle vittime dell’incidente della Funicolar da Glória, il trenino storico deragliato il 3 settembre scorso con un bilancio di morti e feriti. Una sosta di preghiera nel luogo della tragedia trasformerà le rotaie spezzate in simbolo di fragilità umana, mentre la presenza di Parolin — quasi un ponte tra cielo e terra — offrirà conforto a una cittadinanza ancora scossa.
La dimensione politica si fonde con quella spirituale nell’incontro con il premier Luís Montenegro, atteso per discutere sfide sociali e cooperazione internazionale, mentre il Giubileo delle Autorità Civili diventerà palcoscenico per ribadire l’importanza di un’etica condivisa nella governance. La celebrazione eucaristica presso Nossa Senhora de Fátima a Lisbona, presieduta dal porporato, rappresenterà il culmine di questa sinergia tra sacro e profano.
Non mancherà, domenica 14, la visita di cortesia al presidente Marcelo Rebelo de Sousa, figura chiave in un Paese dove il cattolicesimo rimane pilastro identitario nonostante le maree secolarizzanti. Un dialogo che toccherà temi globali — dalla pace ai migranti — ma anche il ruolo della Chiesa come custode di memoria e motore di rinascita.
In ogni tappa, Parolin incarna la diplomazia del Vangelo: un equilibrio tra silenzio contemplativo e azione concreta, tra le lacrime per le vittime di Lisbona e la luce di Fatima. Il suo viaggio, più che una semplice agenda istituzionale, si trasforma in un mosaico di umanità, dove ogni gesto — dall’abbraccio ai parenti delle vittime alla stretta di mano con i potenti — parla di una Chiesa che cammina *con* il popolo, non *accanto* a esso.
Questo pellegrinaggio-inedito ribadisce l’attualità del messaggio cristiano: capace di illuminare persino le notti più oscure, come quelle di una funicolare deragliata o delle solitudini moderne.
Fatima, con il suo mistero, e Lisbona, con le sue ferite, diventano così le due metà di unico racconto: quello di un’Europa alla ricerca di anime, non solo di numeri.
Il Portogallo, crocevia tra Atlantico e Mediterraneo, tra passato glorioso e futuro incerto, accoglie il cardinale come ambasciatore di una speranza che non teme le domande scomode.
E mentre i media locali seguono ogni passo, il mondo osserva: perché in quel dialogo tra un porporato romano e una terra di veggenti e marinai, c’è forse la chiave per ritrovare il senso del cammino comune.
RVSCB



















