E’ stato illustrato in uno studio che apparirà a breve sulla rivista Astronomy and Astrophysics, il processo inaspettato che causa il rapido scioglimento delle molecole d’acqua e di anidride carbonica che fuoriescono dalla superficie della cometa.
La notizia, che rivoluziona lo studio delle comete, rivela che a liberare i gas che formano lo spettacolare fenomeno della coda della cometa non sono le particelle di luce provenienti dal Sole, i fotoni, bensì gli elettroni che si trovano in prossimità del nucleo della cometa stessa.
Studiando l’atmosfera della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko con uno dei suoi strumenti, lo spettrografo Alice, Rosetta ha scoperto che il meccanismo che consente alle comete di avere la coda è decisamente più complesso di quanto supposto fino ad oggi.
«Finora si sapeva che le comete si attivano quando si avvicinano al Sole, ma non era chiaro l’esatto processo» ha dichiarato Alessandra Rotundi, dell’università Parthenope di Napoli e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) nonché responsabile scientifica di un altro degli strumenti di Rosetta, Giada, che analizzerà la dinamica e il flusso di particelle solide dal nucleo della cometa.
Analizzando la coda della cometa, nel lontano ultravioletto, lo spettrometro Alice ha scoperto che sono gli elettroni che si trovano a circa un chilometro dal nucleo della cometa a rompere le molecole di acqua e di anidride carbonica sulla superficie, liberando le sostanze osservate nella chioma.
Il processo avviene in due fasi: le particelle di luce, i fotoni, colpiscono le molecole d’acqua, liberando degli elettroni. L’elettrone a sua volta colpisce la molecola e libera ossigeno e carbonio. Questi ultimi colpiscono altre molecole di acqua e le rompono, liberando idrogeno e ossigeno.
La stessa cosa succede con la CO2: l’elettrone colpisce la molecola e libera ossigeno e carbonio. Quando la cometa sarà vicina al Sole, queste sostanze che ora sono nella chioma, saranno spinte dal vento di particelle della nostra stella e formeranno la spettacolare coda di gas della cometa.
«La scoperta – osserva Rotundi – mostra l’importanza di missioni come questa perché solo da vicino è stato possibile osservare come avviene la trasformazione dallo stato solido a gassoso delle sostanze presenti sulla superficie della cometa».
Tale fenomeno infatti non si sarebbe potuto osservare dalla Terra o dall’orbita terrestre con nessun osservatorio esistente o prossimamente previsto.
Lanciata il 2 marzo 2004 e dopo aver viaggiato per 11 lunghi anni percorrendo oltre metà della lunghezza del Sistema Solare e girando per cinque volte intorno al Sole, la sonda spaziale Rosetta, in attesa del risveglio del lander Philae, continua imperterrita a lavorare e a regalare sorprese trasmettendo sul nostro Pianeta informazioni preziose.
«Questi primi risultati da Alice dimostrano quanto sia importante studiare una cometa a diverse lunghezze d’onda e con diverse tecniche, al fine di sondare i vari aspetti dell’ambiente cometa» ha dichiarato Matt Taylor dell’ESA. «Stiamo attivamente guardando come si evolve la cometa man mano che si avvicina al Sole – ha proseguito il fisico britannico – ad agosto raggiungerà il perielio e vedremo i pennacchi sempre più attivi e potremo studiare anche gli effetti dell’interazione della cometa con il vento solare».
Daniela Gabriele