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Il capro espiatorio della Concordia e il grado della consapevolezza

Alberto Zei by Alberto Zei
7 Settembre 2012
in Senza categoria
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Il capro espiatorio della Concordia e il grado della consapevolezza
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di Alberto Zei./
L’ incapacità professionale e la “responsabilità in vigilando”
In merito alla manovra che ha provocato l’impatto sulla secca, vi è un ulteriore condizione oltre a quelle ormai note, che dovrà essere verificata, e date le circostanze, anche debitamente provata. Si tratta della distanza che il comandante Schettino ha tenuto durante l’accostata davanti agli scogli del Giglio. Risulterebbe infatti, da notizie non meglio confermate (ma che si prestano ad essere verificate) che Schettino prima dell’avvicinamento per l’ ormai famigerato “inchino”, abbia chiesto a qualcuno dell’ equipaggio addetto agli strumenti di navigazione, di accostarsi fino a 0,5 miglia, corrispondenti a non meno di 900 m dalla costa e di essere avvisato una volta arrivati a quell’altezza.
La nave, infatti, si è avvicinata all’ isola in modo leggermente angolato per accorciare la distanza fino a quando, a “05” da terra, lo stesso Schettino avrebbe personalmente preso il timone della Concordia facendola sfilare con la maestosità che questa esprimeva, davanti alla costa del Giglio per eseguire, tra lo stupore di tutti, i rituali tre fischi di saluto.
Il superamento del limite
Contrariamente a quanto era stato programmato, questa misura minima di sicurezza viene abbondantemente superata senza che la richiesta del Comandante di essere avvisato a “0,5” da terra, venisse esaudita e che lo stesso Schettino potesse personalmente prendere il timone della Concordia alla distanza convenuta.
Vediamo meglio la questione in quanto sarà proprio questo preliminare della tragedia che seguirà, ad assumere fondamentale importanza.
Contrariamente a quanto era emerso nel corso di una impegnativa ricostruzione in Tv del naufragio della Concordia di qualche settimana fa, non sembra rispondente alla realtà che il Comandante Schettino non conducesse personalmente la nave al momento del sinistro.
Di contro, da quanto successivamente si è appreso, questi era invece, già al timone della nave da alcuni minuti quando nel corso della navigazione vi è stato l’ impatto sulla secca. Ma allora che cosa è stato raccontato in quella trasmissione?
La rotta suicida
Il Comandante Schettino che era al timone della nave, ha personalmente condotto la Concordia in rotta di collisione sugli scogli emergenti o sommersi, davanti alla isola delle Scole fino al disastroso impatto sulla punta rocciosa sommersa che ha squarciato la carena.
Se questo è vero, è altrettanto vero che dalla scatola nera o da altri riscontri, dovrebbe risultare che non vi è stato alcun membro dell’ equipaggio che abbia informato il Comandante, che la distanza di 0,5 da terra era stata raggiunta; ma neppure, quando egli ha preso personalmente il timone, nessuno tra coloro che dovevano farlo, ha reso noto al Comandante che il limite richiesto era stato abbondantemente superato.
E’ ora evidente che se le cose stanno così, proseguire su quella linea stabilita come limite di sicurezza equivaleva invece, proseguire con quella rotta su un fondale disseminato di secche o di scogli dove sarebbe stato estremamente improbabile non impattare il basso fondale, se non in modo ancora più catastrofico, con le 114 mila tonnellate di stazza della Concordia.
Colpevolezza e responsabilità
Adesso però, è lecito chiederci, date le particolari circostanze messe in essere dei responsabili ufficiali di coperta, dagli addetti alla strumentazione o alla navigazione (e quando ai timoni della Concordia non si trovava Schettino ma un’altra persona), se l’ impatto sulla secca, è avvenuto per colpa di Schettino o per altre ragioni tutte da chiarire.
Il Comandante quindi, potrebbe essere rimasto vittima del suo stesso equipaggio di cui si è fidato evidentemente, oltre misura.
Tutto ciò sicuramente sarà accertato, e se così risultasse, allora la colpevolezza di Schettino riguarderà soprattutto la sua responsabilità in vigilando e non invece, la l’ incapacità professionale di governare una nave della stazza della Concordia, portandola personalmente e colpevolmente, vittima egli stesso della sua presunzione, a rovinare sulle secche dell’ isola. Questo fatto non sembra di poco conto.
Il differente corso della legge
Esiste in Italia, così come in tutte le altre parti del mondo, una suddivisione sostanziale e fondamentale del diritto. Per quanto qui interessa, si tratta del diritto al risarcimento del danno compiuto da parte di colui che in un modo o nell’altro ne è responsabile proprio per la funzione che svolge nella circostanza.
L’altra branca del diritto è quello penale, a cui risponde colui che per negligenza, per incuria o per responsabilità diretta, ha intenzionalmente causato o anche non evitato un fatto delittuoso che per legge penale doveva evitare.
Facciamo un esempio molto conosciuto sulla responsabilità civile in caso di sinistro stradale.
Il danno causato da un automobilista deve essere risarcito personalmente, o attraverso la sua assicurazione, a colui che l’ha subito. E tutto finisce qui.
La responsabilità penale del medesimo incidente esiste se colui che lo ha causato, ha violato delle norme di comportamento punibili per legge penale, delle quali però, non ha inteso consapevolmente tenerne conto.
La differenza che crea consapevolezza
Tornando a Schettino, la domanda a cui verrà data risposta durante il processo sarà, se in quella circostanza il Comandante poteva non sapere che la Concordia aveva superato quell’ ultimo limite di sicurezza dalla costa che lui stesso aveva stabilito. Se dal contenuto delle registrazioni sulla “scatola nera voce” venisse confermata questa ipotesi, si tratterebbe di un evento importante che nel prossimo procedimento giudiziario, dovrà in qualche modo, tenersi nel debito conto. Schettino allora, comunque oggettivamente responsabile del danno civile causato, in quanto Comandante della Concordia, potrebbe non aver dubitato di trovarsi effettivamente in rotta di “0,5”, ovvero, di avvicinarsi al Giglio davanti al quale sarebbe transitato alla distanza 0,5 miglia che corrisponde a quasi un chilometro da terra, esattamente a 927 metri. Egli invece, ha proseguito su questa rotta fino a rendersi improvvisamente conto degli scogli che poco lontano emergevano dal mare. A questo punto ogni manovra per evitare la collisione si è dimostrata inutile.
Considerata ora, l’ importanza di ciò che è accaduto alla Concordia dopo l’ urto sulla secca, questi elementi non possono essere trascurati, a meno che non si voglia considerare il Comandante Schettino il capro espiatorio di una tragedia imperdonabile nei suoi confronti e invocare per lui niente di diverso che il carcere. Tutto è possibile ma …………
La circostanza sarà attentamente seguita, proponendoci ulteriori approfondimenti nei prossimi articoli.

Alberto Zei

Alberto Zei

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