Roma. Inoltrarsi piacevolmente per le vie di Trastevere, nel cuore del più storico quartiere romano e trovare forse in una delle sue vie più rappresentative, via San Francesco a Ripa, un caffè letterario: ”Lettere Caffè”, scovato per caso da passanti di ogni genere ma in realtà ben conosciuto. Ad accogliere e raccontare la storia di questo affascinante Caffè è la fondatrice Enza Li Gioi, personalità distinta e persona cordiale, scrittrice di Gorizia che ormai vive a Roma da molti anni e qui si dedica anche alla sua casa ‘’Editrice Lettere Caffé’ curando collane di poesia, diaristica e carteggi epistolari. Lei stessa ha pubblicato il libro di racconti “Civico 38”, “Amici di penna” e “Il posto dei palloncini”.
Enza, racconti gli esordi del suo Caffè.
”Lettere Caffè” completa il progetto della rivista ‘Lettere’ diretta da Saverio Tutino: un progetto rivolto ai lettori che comunicano tramite delle ‘lettere’: un genere letterario molto immediato’.
‘’Lettere Caffè’’ esiste dal ‘99: la rivista vede preziose collaborazioni come Tutino (uno dei più importanti biografi di Che Guevara) Oliviero Bea, Vauro. Ha dato vita ad importanti iniziative come ”Il resto è poesia”- sostenuta dalla Regione con Marrazzo e ‘’Percorsi in-versi’’: è itinerante poiché avviene durante la corsa di un taxi: il tassista- non appena il cliente sale in macchina- offre un libricino di poesia. ‘Radio Taxi’ è una compagnia che ha aderito all’iniziativa. Sono gli estratti di un evento storico che dura da dieci anni ‘Il poetry Slam’ che ogni lunedì sera si svolge a ‘’Lettere Caffé’’.
Cosa rappresenta nel suo percorso di vita la realizzazione del ‘caffè letterario’?
‘Un progetto ben riuscito, difatti, gli altri caffè letterari romani sono una sorta di imitazione del Lettere Caffè: a Gorizia, la città in cui sono nata, la cultura del caffè letterario è molto sentita perché molto vicina a Trieste: Italo Svevo, James Joyce, Saba sono, infatti, assidui frequentatori di questi ambienti esclusivi nella rappresentazione della cultura. A Roma non c’è una vera e propria cultura del caffè letterario dove si concentrano gli intellettuali. Il Rosati, l’Aragno sono noti e storici caffè letterari romani ma nella loro conformazione escludevano i giovani: mancava qualcosa che rinverdisse il concetto di caffè letterario’.
Quel è stata quindi la sua strategia di rilancio del caffè letterario e della fondazione di ”Lettere Caffé”?
‘È stato il mercato stesso a suggerirmi come procedere: un corteo interminabile di giovani artisti, mondi di cultura sommersa che desidera esprimersi’.
Lei è una persona che ha creato diversi punti di riferimento come l’editrice e il caffè- proprio nel tentativo di una coesione e di un raccoglimento culturale. Cosa pensa dell’attuale rapporto fra i giovani intellettuali italiani e il problema della mancanza di reddito per incentivare i propri interessi, le produzioni letterarie e tutto ciò che serve ad un intellettuale per la sua attività?
‘È una società in cui qualunque giovane è standardizzato, c’ è un linguaggio televisivo, una banalizzazione e sottomissione del linguaggio, degli interessi di tutti. Non ci devono essere compromessi. Mi arrabbio perché vedo talenti sprecati, vedo vite sprecate, autodistrutte, persone che si sprecano, che si alcolizzato perché non trovano il proprio posto nel mondo.
C’è una cupezza che rende irriconoscibile la società. Monti parla di ”generazione perduta” e forse in questo senso è una definizione esatta’.
La diffusione di un forte qualunquismo sta investendo il Paese, prevalgono le opinioni sulle idee, gli atteggiamenti sui valori, la mediocrità sull’impegno. Le generazioni nate fra gli ’80 e i ’90 sono tra le più disilluse e smarrite. Siamo arrivati a quello che Vattimo ha definito’ pensiero debole’. Cosa pensi che sia accaduto a partire da quegli anni?
‘Negli anni ’80 c’erano ancora molte chances lavorative, ho fatto cose interessanti professionalmente ma erano comunque anni vuoi privi di significato. Era finito tutto. Si era arrivati già al punto di un’alienazione ideologica- non si lottava più per nulla. La banalizzazione è cominciata proprio in quegli anni- sono anni statici dove non ci sono notevoli fermenti culturali’.
Cosa si augura per il futuro della cultura e di ”Lettere Caffé”?
‘Mi auguro partecipazione sentita, che si possa uscire da questo generale clima di omologazione. Mi auguro fermento culturale per uscire da questo intorpidimento collettivo e per aprirsi finalmente ad interazioni stimolanti. “Lettere Caffè’ ospita ogni forma di cultura e di pensiero: musicisti e artisti e da dieci anni ogni lunedì apriamo la settimana con ‘il Poetry Slam’: un evento aperto a tutti dove tutti posso recitare le proprie poesie- in un clima molto concitato e partecipativo- a coordinare la sereta è Claudia D’Angelo con le sue performances attoriali comiche- drammatiche e irriverenti. E per finire votazioni del pubblico e a seguire la premiazione finale’.
Silvia Buffo