Svolta nelle indagini degli inquirenti: per la morte di Simona Riso si indaga per omicidio volontario. Ieri i funerali della ragazza a San Calogero. Indagini anche per l’operato dei medici dell’ospedale.
Ieri, nel giorno dei suoi funerali, le indagini degli inquirenti hanno preso una strada definitiva: si indaga per omicidio volontario. Lo riferisce lo stesso pubblico ministero Attilio Pisani, il quale, pur non scartando tutte le altre ipotesi, come il suicidio o la morte accidentale, è ora intenzionato a concentrare le indagini nel tentativo di arrivare all’assassino di Simona Riso. Un vero giallo la morte della ventottenne di San Calogero, molti degli elementi ora in possesso degli inquirenti non offrono infatti evidenze tali da definire i contorni del caso. Eppure l’autopsia sul corpo della ragazza, morta per insufficienza respiratoria alle 10:00 del mattino all’Ospedale San Giovanni, dimostrano che Simona aveva una costola rotta e gravi lesioni al bacino, elementi che in quanto tale inducono le autorità a scartare la possibilità del suicidio della ragazza, realtà che viene confermata anche dal fratello di lei, Nicola Riso, che così commenta:«L’autopsia lo dimostra, Simona aveva lesioni importanti al bacino e a una costola, è morta per insufficienza respiratoria. Non dite che ha tentato il suicidio, Simona è stata pestata di botte». Tra l’altro Simona stessa avrebbe riferito durante il trasporto all’ospedale agli infermieri dell’ambulanza di “essere stata violentata”, evento che tuttavia viene contraddetto dagli esami clinici effettuati sul corpo. «Simona è stata aggredita, forse hanno tentato di violentarla, in stato confusionale deve aver pronunciato quella frase», spiega l’avvocato Sebastiano Russo che assiste la famiglia. Per la cronaca i primi soccorsi trovarono Simona con la maglietta alzata, circostanza che viene confermata anche da una condomina della ragazza che ha assistito al tragico evento. L’ipotesi, dunque, degli inquirenti è che Simona sia stata uccisa, e data anche l’ora nella quale si è consumato il delitto, che probabilmente sarà avvenuto intorno alle 5:30 del mattino, ora in cui era solita uscire di casa, tutto fa pensare che chi uccise la ragazza di San Gerolamo fosse anche un suo conoscente. «Io sono convinto che chi l’ha picchiata e uccisa, l’abbia colpita vicino a casa, poi però abbia sollevato il corpo e l’abbia portato nel retro, nel cortile. Questa modalità mi fa pensare che sia stato qualcuno che conosceva Simona, che l’aspettava. Certo, possiamo ipotizzare anche a una rapina, qualcuno che volesse rubarle il portafogli. Ma perché allora picchiarla con tale cattiveria? C’è un assassino, feroce, che ha agito in una zona centrale come San Giovanni e che è ancora in libertà”, riferisce ancora il fratello Nicola. Le indagini, oltre ad indagare sull’omicidio, stanno valutando ora anche l’operato dei medici, sospettati infatti di aver trascurato il reale stato di salute della ragazza, che ne ha poi causato la morte. Simona infatti fu sottoposta prima ad una visita ginecologica per valutare l’attendibilità delle sue confessioni, piuttosto che alla cura delle lesioni riportate vera causa del decesso:«dobbiamo capire perché i medici del pronto soccorso, invece di affrontare il problema delle gravissime lesioni interne, abbiano trasferito mia sorella in ginecologia. Senza accusare nessuno, speriamo che la procura svolga verifiche anche sull’operato dei medici. I miei genitori sono arrivati dalla Calabria. Chiediamo sia fatta luce sull’omicidio di Simona. Era una ragazza molto allegra, aperta, forse troppo ingenua. Aveva superato un momento difficile e proprio ora che era più serena è stata uccisa in modo tanto crudele.”, racconta il fratello. E’ di ieri la notizia che la Regione Lazio sul caso di via Urbisaglia ha richiesto ai medici dell’Ospedale San Giovanni una relazione dettagliata, ma dall’ospedale fanno sapere di non aver sottovalutato la drammaticità del fatto e di avere fatto tutto ciò che era in loro potere. I RIS in questo momento stanno setacciando, per arrivare ad un elemento sospetto che possa ricondurre all’identità dell’assassino, tutta la vita della ventottenne, dal profilo Facebook, agli interrogatori ad amici e coinquilini, dalla visione delle immagini registrate dalle telecamere del quartiere, fino allo studio dei tabulati telefonici. Ieri nel paesino natale di Simona i funerali in una chiesa stracolma di amici: «Non cerchiamo vendette. Ciò che vogliamo è solo giustizia», quello che chiedono.