di Alberto Zei
Profilo tecnico della Costa Concordia
Quando si parla della tragedia di quella tragica notte d’inverno del 2011, immediatamente il pensiero sui fatti accaduti e i relativi commenti si rivolgono quasi immancabilmente al Comandante Schettino. Infatti, tutto quanto è avvenuto sulla nave dopo la collisione sulla secca delle Scole è riconducibile a Schettino in prima persona, attribuendogli nel bene e nel male, più esattamente nel male, le peggio colpe che si possano concepire.
Ma ad una più attenta osservazione e analisi delle moltissime tragedie del mare che continuamente avvengono, difficilmente qualcuno può ricordare la incalzante progressione delle avarie che si sono verificate a bordo nei sistemi di sicurezza dopo l’evento che ha determinato l’emergenza, così come invece, è avvenuto nel caso della Concordia.
All’ ultimo momento
In effetti sotto il profilo tecnico si è trattato di una sorta di raschiatura sullo scoglio della parte poppiera, quantunque la nave fosse già transitata con i due terzi della propria lunghezza davanti alle rocce. La fiancata sinistra della nave proprio quando l’ impatto sembrava ormai sventato ha invece colliso con le sporgenze rocciose.
Da quel momento in poi, tutto è precipitato a bordo ad iniziare dalle strutture d’acciaio delle paratie esterne della nave che hanno ceduto clamorosamente allo sfregamento, aprendosi come una scatola di confetture per 70 metri di lunghezza.
E poi di seguito, tutti i servizi di emergenza di dotazione, previsti anche per casi gravi come quello in corso, non funzionavano o sono andati fuori uso con un effetto domino di impressionante coincidenza per la pressoché totalità dei casi.
Mai, nella storia della marina mercantile in tempo di pace, per quanto si ricordi, a prescindere dal numero dei morti, ci si è trovati di fronte ad un evento relativamente non catastrofico, come un urto di striscio su una roccia a poco più di centro metri da costa che si è trasformato in una tragedia di immani proporzioni. Mai in tali casi si è dovuta fronteggiare una serie interminabile di avarie dei dispositivi di emergenza di bordo, quantunque previsti e disponibili per essere efficacemente manovrati. Mentre l’ intero sistema è rimasto inerte, maledettamente bloccato …. ..fino all’ affondamento.
Quale causa
A cosa è dovuto tutto ciò, alla inadeguatezza del personale di bordo, ivi compreso il Comandante o a qualcos’altro?
D’ altra parte, è inverosimile che proprio gli addetti di bordo preposti ai servizi di emergenza, improvvisamente come per una folgorazione collettiva, siano divenuti tutti quanti quelli che sicuramente prima non erano e cioè, incapaci di far funzionare un solo dispositivo operativo di emergenza in grado di ripristinare almeno parzialmente l’ assetto di navigazione della Concordia.
Non soltanto i sistemi operativi di emergenza non funzionavano in quella tragica notte, ma neppure quelli dei servizi di bordo, ivi compresi gli ascensori che sono rimasti bloccati per mancanza di energia elettrica fino a trascinare fatalmente sott’ acqua gli sfortunati passeggeri che si trovavano bloccati dentro.
La lugubre illuminazione di pallido arancio che ha accompagnato in quella tragica notte l’agonia della Concordia fino a riva, era generata dalle batterie di bordo, l’ unica sorgente di energia elettrica che ancora restava in tutta la nave o più esattamente, dagli UPS (Gruppi statici di alimentazione elettrica) collegati a queste batterie.
I sistemi di emergenza
Non sembri di voler girar le carte in tavola a fatti compiuti, sostenere che di morti non ve ne sono stati per causa diretta della collisione, ma soltanto a seguito delle inefficienze dei sistemi di emergenza fino al ribaltamento del fianco nave sulla costa grazie alla quale non è avvenuto l’ intero capovolgimento. Qualche riflessione su questi eventi deve essere fatta se si vuol inquadrare l’ intera vicenda per un obbiettivo giudizio.
D’ altra parte non è accettabile analizzare soltanto alcune delle inefficienze riscontrate che fanno parte del complesso sistema di dispositivi progettati e dedicati proprio per le necessità di sopravvivenza, quando è tutto l’ intero sistema a venir meno per un effetto domino terrificante.
Il fuori uso dei dispositivi elettrici di ammaino delle scialuppe, sembra una cosa da poco di fronte a ben altre avarie: ci sono sempre quelli manuali. Ma di quanto ha ritardato l’evacuazione dei passeggeri dalla nave che poi si è rovesciata sulle rocce e quale è stato il prezzo di questo ritardo?
Anche il mancato funzionamento delle porte stagne, quello delle pompe di sentina per lo svuotamento seppure parziale, dell’acqua che sarebbe filtrata dalle porte stagne se fossero state mantenute chiuse e quello dei timoni rimasti bloccati, avrebbe sicuramente ritardato di qualche ora l’eventuale affondamento della nave che prima ancora sarebbe potuta arrivare in assetto di navigazione davanti al porto del Giglio, per non dire trainata in un altro porto più capiente, come quello di Santo Stefano, ad esempio.
Il ribaltamento della Concordia, infatti, è avvenuto per l’imponente travaso da una fincata all’ altra delle acque imbarcate nella stiva e che a ridosso della costa hanno definitivamente sbilanciato l’ assetto della nave. Questa, infatti, ha continuato a imbarcare acqua fino al rapido capovolgimento, impedito soltanto dal contatto delle rocce emergenti dal fondo marino, proprio là, dove la Concordia è rimasta.
La spirale perversa
Gli esperti sanno bene che quando una catena di fatti si manifesta in una inaspettata sequenza, è più che verosimile che vi sia una ragione tecnica comune, piuttosto che una concomitanza di cause diverse.
Usando una punta di ironia su questa simbolica rappresentazione di funeree matriosche che escono da un unico esemplare, molti potrebbero pensare a Schettino.
Ma non è questo il senso a cui la frase si presta, in quanto la causa comune non è determinata da errori umani ma tecnici-strutturali.
Si tratta di un “tallone di Achille” di una delle più belle e prestigiose navi della Marina Mercantile del mondo, che quasi sicuramente dovrà emergere all’ attenzione anche dei giudici.