ROMA – “Abolita per il 2013 la prima rata Imu prima casa, è finalmente andato in porto, dopo ripetuti slittamenti, il varo del decreto per l’abolizione della seconda. Più complicato del previsto, però, lo sbarazzarsi definitivamente di questa imposta. Degli ultimi giorni lo sblocco della “clausola di salvaguardia”, a garantire la disponibilità di copertura finanziaria per la prima rata, mentre a sorpresa l’abolizione della seconda è arrivata ma non per tutti – dichiara Pietro Cavallaro, esperto del think thank sulla Legge di stabilità attivato dalla Fondazione Formiche Giovani, l’Istituto europeo Terzo Millennio, Orrick – . Chi risiede in quei Comuni che hanno aumentato l’aliquota base oltre il 4 per mille (quella per cui lo Stato, per certo, andrà a garantire la copertura) si dovrà accollare il pagamento della maggiorazione nella misura del 40%. Sul piede di guerra i sindaci, non intenzionati a fare cassa sulla pelle dei cittadini. Il presidente dell’Anci, Piero Fassino, si augura che il Parlamento voglia tenere presente l’impegno preso dal Governo con contribuenti e Comuni. La pronta, forse inaspettata, reazione dei sindaci ha già forse sortito il suo effetto: si lascia intendere una possibile revisione della “mini-Imu”, andando di fatto a coprire il gettito perso nella sua interezza – evidenzia Cavallaro – . Se per il 2013 la cancellazione Imu sembrerebbe lasciare i conti in rosso, per il 2014 si vanno a mescolare le carte. La Trise (Tassa rifiuti e servizi), che sembrava destinata ad essere soppiantata dal collega Tuc (Tributo unico comunale), vede l’arrivo della Iuc (Imposta unica comunale) ad imporsi nel panorama della tassazione sulla casa. La Iuc andrà ugualmente a prevedere tre componenti: Imu (prima casa esente, non di lusso), Tasi (Tassa servizi indivisibili: illuminazione pubblica, manutenzione stradale, sicurezza) e Tari (Tassa rifiuti). Per la Tasi si è mantenuto per il 2014 lo stesso arco di aliquote fissato dalla Trise: aliquota base dell’1 per mille e aliquota massima del 2,5 per mille. Dal 2015 resterà invariata per i Comuni la facoltà, già prevista dalla Trise, di intervenire nella ridefinizione delle aliquote. Come per la Trise parte del tributo Tasi andrà a ricadere sull’inquilino in misura variabile tra il 10% e il 30%. Si è confermata polemica la voce del Sunia, nella persona del segretario generale, Daniele Barbieri, che intravede nella Iuc, come già nella Trise e nel Tuc, una penalità a carico dell’inquilino che si verrà a trovare soggetto passivo di un’imposta esclusiva. Alla luce del generale impoverimento delle famiglie italiane il segretario nazionale dell’Unione Inquilini, Walter De Cesaris, già da tempo ha lanciato l’allarme per quella che lui definisce ormai una “emergenza sociale”: gli sfratti per morosità. Solo nell’anno 2012 la morosità è stata causa di oltre 60.000 sfratti su 68.000, +70% rispetto al 2007. De Cesaris è molto critico sulla Legge di Stabilità e, in luogo di interventi assistenziali tampone del tutto approssimativi, chiede al Governo un impegno serio per un piano casa che vada a ridimensionare concretamente il caro-affitti (minimo al 20% in meno) e a dare ulteriore disponibilità di alloggi a canone sociale. Per le seconde case è prevista per il 2014, come già il Tuc disponeva, una riduzione dell’aliquota massima Imu+Tasi al 10,6 per mille, dall’11,6 per mille fissato dalla Trise. A segnare la differenza fanno il loro ritorno le tanto attese detrazioni che, non è confermato, avranno una base di 200 euro e andranno a privilegiare, a discrezione dei Comuni, abitazioni con singoli occupanti, abitazioni ad uso transitorio e nuclei familiari (con sconto ulteriore di 50 euro per figlio). Un orientamento che, se confermato, eviterebbe di penalizzare in modo severo le famiglie più numerose, per le quali resta auspicabile prevedere una pressione fiscale alleggerita. Da ricordare che risultano quasi cinque milioni gli Italiani che, graziati dalle detrazioni, nel 2012 non hanno di fatto pagato l’Imu. La parentesi tasse sulla casa, però, sembra non andare ad esaurirsi perché non è stata cancellata la reintroduzione dell’Irpef fondiaria (sempre ridotta del 50%) che andrà a colpire gli “immobili ad uso abitativo non locati situati nello stesso comune in cui si trova l’immobile adibito ad abitazione principale”. Il suo valore retroattivo (decorrenza: anno d’imposta 2013) andrebbe a violare per l’ennesima volta l’art.3 dello “Statuto dei diritti del contribuente”, sull’ “Efficacia temporale delle norme tributarie”. Già bocciata in Commissione Bilancio al Senato per difetto di copertura la proposta di innalzamento dell’esenzione Irpef ai redditi inferiori a 12mila euro. Resta severo il giudizio del presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, che si dice deluso delle ultime novità sul fronte casa e del permanere della tassazione a carico delle abitazioni non locate. Viste le condizioni di grande patimento in cui versa il mercato immobiliare, Fogliani resta dell’avviso che il Governo non si è impegnato a sufficienza nell’andare a smorzare i pesi di quella che si prevede essere una vera e propria stangata sui proprietari di case. Nel marasma di acronimi che si sono andati a succedere il cittadino rischia di dovere andare a pagare senza capire bene che cosa e perché. Che si chiami Trise, tassa partorita dalle larghe intese, che si chiami Tuc, tributo via emendamento ex Pdl o che si chiami Iuc, imposta della nuova maggioranza, di sicuro – conclude Cavallaro – resta che il cittadino dovrà pagare salato il conto sul tanto agognato mattone”.