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Afterhours, il ritorno con “Hai paura del buio?”

Il leader del gruppo: «un disco importate per tanta gente»

Redazione by Redazione
28 Marzo 2014
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Afterhours, il ritorno con “Hai paura del buio?”
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Roma, 27 marzo. Libreria Feltrinelli di Via Appia Nuova.
Gli Afterhours, la band indie rock italiana, ha presentato l’edizione speciale di Hai paura del buio? alla Feltrinelli di via Appia Nuova. Il progetto vede coinvolti diversi artisti di spicco della musica italiana e internazionale che insieme al gruppo hanno reinterpretato i brani dell’album nato già nel 1997 e definito dalla critica musicale come miglior disco indipendente italiana degli ultimi vent’anni.
«Buonasera a tutti. Un palco affollatissimo rispetto agli standard delle presentazioni qui in Feltrinelli. Abbiamo gli Afterhours per parlare di questo nuovo progetto che poi è nuovo fino ad un certo punto…un album storico del rock italiano. Ai tempi…quando uscì Hai paura del buio? nel 1997, gli Afterhours erano in una fase cruciale della loro carriera. C’era questo album che era praticamente bloccato in uno studio di registrazione, rischiava di non uscire. C’era stato precedentemente l’album Germi, che era stato quello della svolta con l’italiano e che aveva comunque riscosso consensi.
Alla fine grazie a tutta una serie di dinamiche questo disco è uscito e ha portato veramente un terremoto nella scena italiana dell’epoca. Un disco significativo, tant’è che è stato votato come miglior disco indipendente perché pubblicato dalla Mescal. Proprio perché il disco è stato considerato come una pietra miliare della nostra musica, del nostro rock, ha fatto si che gli Afterhours hanno deciso di rimetterci mano in maniera sostanziale.
Non hanno aspettato la classica ricorrenza del ventennale altrimenti in tre anni l’energia, la voglia di fare rischiava di stemperarsi. Si sono messi lì e hanno lavorato a ritmi abbastanza serrati per chiudere il progetto e l’hanno fatto uscire. È un disco, quello nuovo, ovviamente diverso dall’originale, un disco con una quantità impressionante di ospiti più o meno illustri, ci sono parecchi ospiti stranieri che dimostra anche quanto gli Afterhours siano stimati e apprezzati non soltanto in Italia». Così, Federico Guglielmi, giornalista, scrittore, critico musicale ed ex produttore discografico italiano, presenta gli ospiti: Manuel Agnelli, leader e voce del gruppo, Giorgio Prette alla batteria, Giorgio Ciccarelli alla chitarra, Roberto Dell’Era al basso e Rodrigo D’Erasmo al violino.
Grandi personalità, sempre in cerca di nuove sfide, hanno dato un ampio respiro al rock italiano. Giorgio Prette confessa che Hai paura del buio?: «è stato il disco che ha portato a un aumento di pubblico ai concerti e ci ha cambiato la vita». Ci sono state molte critiche sulla riedizione dell’album: i fans appassionati non volevano che questa operazione andasse fatta perché in qualche modo alterava un’opera che era nata in un certo periodo e così doveva rimanere, le critiche riversante su un accento non perfetto degli americani che ricantano i brani in italiano e sospetti che il gruppo non avesse più idee.
Manuel Agnelli, con il suo stile e i suoi lunghi capelli, prende parola: «è un disco che ha dei contenuti, a livello testuale abbastanza personale, intimi non tanto sociali, forse sta anche lì, la sincerità totale che è una delle forze di questo disco qua». La loro idea è quella di riproporre il disco in maniera più teatrale ai concerti, di vestirsi come allora e di avvicinarsi ai suoni di quei brani. Continua: «uno dei motivi per cui rifacciamo l’album è per levarcelo dai coglioni definitivamente. Siamo orgogliosi del fatto che questo disco sia stato riconosciuto, un disco importate per tanta gente, nello stesso tempo non vogliamo che questo disco diventi il busto di marmo da onorare ogni volta che entri in casa, preferiamolo ucciderlo da un certo punto di vista».
Non si può non ricordare Giorgio Ciccarelli con i suoi baffi particolari che esordisce dicendo: «questa operazione non è stata mai fatta dagli Afterhours: mettere insieme realtà così lontane e anche così diverse, internazionali e italiane più sotterranee. È anche un occasione per mescolare le carte con vecchi amici e con nuovi amici, con artisti che fanno musica pop e artisti che fanno musica sperimentale. In Italia non l’aveva mai realizzata nessuno». Tra i vari interpreti dei testi ci sono anche Eduardo Bennato con 1.9.9.6. e Musicista contabile e Eugenio Finardi con Lasciami leccare l’adrenalina che ha avuto la libertà anche di modificare una frase.
Rodrigo D’Erasmo e Roberto Dell’Era non erano presenti nell’album originale del 1997. Le parole di Roberto: «sono venuto a conoscenza del disco quando sono entrato negli After e mi hanno dato le copie. Secondo me era il disco più riuscito in tutto tondo, è quello che aveva il rapporto tra suono, numero di canzoni, parte narrativa, con dei grandi azzardi musicali». Le parole di Rodrigo: «non è tra i miei album preferiti, riconosco un valore enorme al disco e alla libertà da un punto di vista creativo, però i miei dischi preferiti sono Quello che non c’è e Padania, ma credo solo per una sensibilità del momento, dei miei ascolti, di quello che mi tocca più da vicino».
Indipendentemente dal gusto, è giusto riconoscere agli Afterhours il merito di aver permesso a cantanti stranieri di mettersi in gioco e cantare in italiano. Sicuramente dal 1997 a oggi sono cambiate molte cose. È successa la “tragedia” di Internet, tutti hanno avuto accesso a una comunicazione e non c’è stato lo stesso processo di maturazione che ha portato gli Afterhours a fare undici anni di gavetta prima di esordire con Hai paura del buio? Oggi esiste una saturazione delle proposte perché tutti suonano meglio e riescono a prodursi un disco a casa. Purtroppo i prodotti si sono appiattiti moltissimo e si rifanno spesso a modelli estetici che arrivano dall’estero e peccano di personalità. È cambiata anche la società, non esiste più un linguaggio comune che appartiene a una pubblico allargato e diverso ma oggi esistono i gruppi ristretti che non comunicano tra loro.
Concludono l’incontro con alcuni pezzi: Male di miele, Pelle, Rapace. Salutano calorosamente il pubblico fermandosi a firmare i dischi dei fans.
 
di Donatella De Stefano
a cura di Silvia Buffo

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