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“Io, in posa per LaChapelle”

Flavia Mantovan è tra le modelle presenti in una delle foto del noto artista americano esposta fino al 13 settembre al Palazzo delle Esposizioni di Roma

Redazione by Redazione
15 Maggio 2015
in Senza categoria
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“Io, in posa per LaChapelle”
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David LaChapelle e Flavia Mantovan
David LaChapelle e Flavia Mantovan

Ti stringe la mano mentre ti accoglie con un sorriso luminoso e raffinato. Modella sulle passerelle milanesi a quindici anni, immersa nel mondo dell’arte ancor prima, incontriamo Flavia Mantovan a Ladispoli, cittadina del litorale laziale in cui è cresciuta -con intervalli di viaggio in diverse parti del mondo- e in cui attualmente risiede.

Lei è tra i protagonisti di una delle foto dell’artista americano David LaChapelle. Opera attualmente visibile nella mostra “Dopo il Diluvio” a cura di Gianni Mercurio, inaugurata lo scorso 30 aprile al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Un incontro, quello tra la modella e il noto fotografo, avvenuto nel 2006. In una giornata di pioggia di settembre su un autobus a Roma, incontra casualmente un amico che le chiede di accompagnarlo a vedere la presentazione del film documentario ‘Rize’ di LaChapelle a Palazzo Venezia. “Il filmato era bellissimo” commenta Flavia “Alla fine della presentazione mi sono trovata vicina all’artista e mi sono congratulata con lui”.

Inizia da qui l’avventura americana della giovane modella. “Mi ha detto che avevo un bel viso e mi ha chiesto di posare per una delle sue foto. Io ho accettato”. Ad ottobre arriva il biglietto per l’aereo diretto negli Stati Uniti. Destinazione: Los Angeles. “Qui LaChapelle ha ricostruito il suo diluvio universale” illustra la Mantovan. A precedere lo scatto un complesso e minuzioso lavoro di preparazione: “Ci sono molte persone che si occupano dell’allestimento, assistenti e artisti, estetisti e parrucchieri che preparano i modelli”. L’immersione nella scena è totale. “Mentre posavamo la scenografia si arricchiva di musiche, effetti sonori, enormi getti d’acqua -racconta- Il suo lavoro è come quello di un regista, c’è pathos”.

Dopo Los Angeles arrivano le Hawaii. Qui LaChapelle chiede a Flavia di soggiornare nel suo ranch, insieme ad altri modelli, per un nuovo progetto. “Per due mesi ho vissuto completamente immersa nella natura -spiega- una natura rigogliosa e potente che appare ogni giorno in mutazione e in crescita”. Sulle isole la Mantovan prosegue anche il suo percorso pittorico e proprio da questo contatto diretto con l’ambiente del luogo nasce la serie “Paradiso Perduto”.

Flavia Mantovan, Paradiso Perduto
Flavia Mantovan, Paradiso Perduto

Quella della salvaguardia dell’ecosistema è una tematica sulla quale l’artista si sofferma e aggiunge: “L’ambiente è un tema caro a LaChapelle, il leitmotiv di molte sue foto è l’impegno a rispettarlo -dice- In America il problema dell’inquinamento si avverte sicuramente di più”.

Dopo l’esperienza a Maui decide di trasferirsi a New York. Qui entra in contatto con gli ambienti artistici della Grande Mela: “Ho esposto al Collective Hardware in una mostra curata da Ronnie Cutrone, uno dei più importanti assistenti di Andy Warhol”. Un soggiorno di due anni sicuramente importante: “A New York danno molto spazio ai giovani -prosegue- C’è gente che crede nell’arte, che la espone”.

Colta, laureata in Economia, da quando, da bambina, prende per la prima volta pennelli e acquarelli in mano non lascia più la strada della pittura. Un’eredità acquisita dal nonno prima e dal padre poi, come spiega. Dopo i ritratti di star e personaggi dello sport, inaugura con la serie ‘Facce di mafiosi’ il Museo della Mafia ideato da Vittorio Sgarbi per Salemi e partecipa poi alla 54ma Biennale di Venezia. “Mi piace che la mia arte sia capita e amata da tutti -commenta- L’artista, secondo me, deve comunicare più che può. In un quadro è necessario che ci sia un messaggio, altrimenti è inutile realizzarlo”. Emblematico il titolo della nuova serie già pronta nel suo studio: “Chi ha affamato il mondo”.

L’esperienza con LaChapelle ha rappresentato una crescita per il suo percorso artistico: “Ho conosciuto direttamente la persona, il genio e non un mito –conclude- È un artista che esercita un forte richiamo mediatico anche per i giovani: sono moltissimi quelli che seguono la sua opera e visitano le sue mostre. Sul lavoro è una persona estremamente precisa, che sa esattamente cosa vuole. Un grande artista che mi ha insegnato ad avere più fiducia nella mia pittura, ad avere più libertà. Per me è un vero maestro”.

Redazione

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