Oltrepassa i confini dell’atto pittorico, attraverso poliedrici incrementi ed ampliamenti, il viaggio nell’arte di Pietro Sarandrea. Fino a domani, sabato 8 luglio, una selezione delle sue opere sarà visibile presso l’Hotel Villa Margherita a Ladispoli nella personale “Emozioni senza tempo” curata da Filippo Conte e Paola Lamonica. “Ho esposto alcuni lavori che ho eseguito dal 2015 fino ad oggi –spiega Sarandrea- Questa esposizione è prettamente sull’astratto mistico”.
Durante l’inaugurazione, che si è tenuta sabato 24 giugno, Filippo Conte ha fornito al pubblico un incisivo excursus introduttivo sull’artista, già dagli anni Settanta presente con le sue opere nelle esposizioni a Ladispoli. Paola Lamonica ha poi evidenziato alcune peculiarità delle realizzazioni in mostra, dallo stile astratto-informale ai formati, pentagonali, triangolari e costruiti su sezione aurea: “Emanano una luce ed un cromatismo particolare ed unico –ha spiegato- La creatività e l’emozionalità che percepisce il fruitore nell’interagire con le opere dà un’impronta artistica notevole”. Ha poi sottolineato il contenuto filosofico sottostante i dipinti, il critico d’arte Antonio Sorgente che ha illustrato il percorso pittorico dell’artista. “Pietro Sarandrea è un pittore versatile –commenta Sorgente- perché spazia da una pittura figurativa ad una pittura astratta e lo fa con facilità, con creatività, non ha timore, è un pittore coraggioso”.
Originario di Roma, Pietro Sarandrea risiede a Bracciano dal 1984. Quello per l’arte è un interesse già presente nella sua famiglia –il padre era decoratore- e, sin dalla giovanissima età, il pittore entra in contatto con i contesti artistici della capitale. Soggiorna per alcuni periodi all’estero, maturando la sua esperienza in Inghilterra, in America e in Svizzera e conta ad oggi numerose mostre personali e collettive. Durante la sua attività sperimenta in stili e tecniche, dalla pittura figurativa all’astratto fino all’informale, dalle grafiche -che ancora oggi realizza- alla pittura su stoffa. Negli ultimi anni ha iniziato ad effettuare anche una serie di performances di pittura telepatica e body art.
Il dialogo che abbiamo con lui ci porta ad approfondire alcune caratteristiche della sua vasta produzione, in particolare quella più recente, ma non solo. Attraverso rivisitazioni, inserimenti e sovrapposizioni l’iter artistico di Sarandrea si sviluppa infatti, nel corso degli anni, attraverso una parabola incessante e composita che implica per l’artista progressivi sviluppi ed integrazioni. Nella pittura d’azione l’artista convoglia all’immediatezza e alla dinamicità dell’atto creativo, acquisizioni ed elaborazioni provenienti da ambiti storici, letterari e filosofici.

Particolare rilievo assume, in tutto il processo di realizzazione, anche la scelta dei luoghi, in quanto depositari esclusivi di memorie ed identità. È infatti all’interno del suo studio di Bracciano che Sarandrea ci riceve: “Qui -dice- da circa un anno, realizzo una parte delle mie costruzioni inconsce che poi esprimo su tela o anche su carta. Nella mia abitazione ho invece tutta la mia parte razionale, logica” spiega. “Sotto casa ho poi una cantina dove mi ritiro a dipingere –continua- Questo luogo rappresenta metaforicamente la parte più profonda di me stesso come l’inconscio. Preparato a livello coscienziale con lo yoga, la meditazione e il digiuno, quando entro nella cantina, dove ho prima preparato tutte le tele e i colori, ognuno dei quali ha una vibrazione propria che entra in contatto con me, eseguo il lavoro sentendomi completamente veicolo dello spirito”.

Al raccoglimento, alla meditazione, il pittore si affida per la realizzazione di molte sue opere: “La mente si distacca da tutto ciò che è un concetto razionale e logico ed entra in altri campi più sottili, dando così impulso al mio atto artistico, ad una gestualità controllata” commenta Sarandrea. E aggiunge: “L’opera si legge all’ultimo, alla fine della composizione, quando emergono anche determinati simbolismi o figure che non erano progettati consciamente. C’era invece un progetto inconscio che stava già da tempo ad assopire ed è venuto fuori, si è svegliato attraverso queste operazioni”.

Mentre linee sotterranee ed infinite catturano e liberano insieme l’energia della spirale centrale in “Zampata rossa”, una sovrapposizione di colori e di gestualità si susseguono e danno vita a “Grande insetto metafisico”. L’opera, un trittico di grande formato, trascina istantaneamente lo spettatore nel vortice all’origine dell’energia primigenia, ancestrale, che dà vita ad un pensiero, ad un’idea che non prevede confini fisici. L’energia cromatica si sprigiona dirompente nell’opera dall’emblematico titolo “Risveglio mistico” in cui è la continuità e la corposità dei tracciati cromatici a calamitare lo sguardo in questa illimitata esposizione del pensiero.
È così che alla gestualità istintiva e dirompente dell’atto pittorico si affiancano presto riferimenti filosofici. Lo studio dei classici e della storia porta Sarandrea ad affrontare la definizione platonica dell’arte come mimesi e di qui la società ideale ipotizzata da Platone. Un punto di partenza, questo, dal quale l’autore si muove poi verso il linguaggio pitagorico, attraverso l’individuazione di nuovi spazi e sezioni (fino al rapporto aureo) ispirate al pensiero del filosofo greco.

In ogni sua opera Sarandrea racchiude la tensione dell’essere verso una dimensione infinita. Il corpo dell’artista, attraverso l’atto pittorico, dinamico e veloce, avvia una spinta, arcaicamente destinata ad implodere, verso un’esplosione cromatica dai tratti energici e materici. È alla pittura che l’autore assegna il compito di elevarsi oltre il tangibile, divenendo egli stesso il mezzo attraverso il quale rendere possibile quella funzione, privilegiata ed unica, che solo l’arte può incarnare.