«Il 1 gennaio 2018 ricorre la 50° giornata internazionale della pace. Parlare di uomini e donne, profughi, migranti, rifugiati ed emarginati, non è retorica alle soglie di un nuovo anno che certo si presenta non facile. La povertà aumenta, il lavoro si contrae, le riforme inceppano, non si esortano gli uomini al bene comune, le nazioni non approvano patti globali. Eppure che Pace sia nei piccoli gesti, nell’accoglienza, nel promuovere buone prassi, nel proteggere e integrare i più deboli!
I governanti hanno una precisa responsabilità verso le proprie comunità, delle quali devono assicurare i giusti diritti e lo sviluppo armonico con la gestione responsabile di situazioni che si fanno sempre più complesse. Glielo vogliamo ricordare ai politici e ai rappresentanti di un territorio come il nostro, alla fine di un anno che ha apportato licenziamenti, chiusure di fabbriche ed di attività a causa dell’incuria e della malafede degli stessi (che si credono potenti) verso la sofferenza di quelle famiglie che, come i perseguitati vivono da mesi ed anni ai margini del disagio, anche a causa di una globalizzazione ingorda ed ingiusta che non ha ne testa ne coda, ma vede in questi rappresentanti i colpevoli ingiustificati.
All’ingresso del nuovo anno che pace sia, allora. La pace sovrana che guida il principio della giustizia, che governa la convivenza e che si rivolgere alle città in cui viviamo, alle case che abitiamo, alle sue strade e piazze, alla sua gente promuovendo la solidarietà, il desiderio di bene, di giustizia. In altre parole realizzando quella promessa che viene di lontano a sostegno dello sviluppo umano integrale».
Giuseppina Bonaviri