Nulla è occasionale, laddove ogni elemento, ogni rinvio contenutistico potrebbe segnalare l’inevitabile avvenire di un’attesa, di un incontro, di una gioia o di un dolore vissuto o che si è già consumato. C’è il momento del divenire, così come quello del già avvenuto nelle opere di Carlo Grechi.
Originario di Roma ed oggi residente a Cerveteri, dove ha il suo studio, l’interesse di Grechi per le arti figurative, come ci racconta, si palesa nella giovanissima età, quando, a scuola, era solito realizzare disegni su fogli e pagine vuote. Quelle realizzazioni che, ben presto, ritroverà sulle pareti di casa, incorniciate dal padre e che rappresenteranno un importante stimolo ad intraprendere e continuare il suo percorso artistico, che si dipana, sin dall’inizio, con lo studio del disegno e la costante sperimentazione pittorica, che sempre affianca, nel corso degli anni, alla sua attività professionale. Negli anni Settanta, nella capitale, la prima mostra ed il primo premio ad un concorso d’arte. Poi le collettive e le personali, numerose, che conta fino ad oggi. Pittore, illustratore, grafico, l’approfondimento di tecniche e applicazioni lo porta a frequentare corsi di arti decorative, di grafica e tecnica della comunicazione e lezioni di incisione.
Gli olii, gli acquerelli, gli acrilici, sono tra i canali attraverso i quali l’autore esprime quella profonda interpretazione di ciò che lo circonda ed osserva, in principio paesaggi e scorci, ai quali ben presto si aggiunge, anche attraverso la frequentazione, negli anni Settanta, dell’Accademia Libera del Nudo, la figura. E proprio agli anni Settanta risale, anche, il trasferimento a Cerveteri, il cui paesaggio, i colori, la luce, ispirano la serie degli acquerelli che inserisce nei calendari dedicati alla città.
È in un esclusivo processo comunicativo tra l’autore e la tela che prendono vita le opere di Carlo Grechi. È in esse che l’autore mette in atto quella peculiare dinamica artistica in cui l’interpretazione di ogni soggetto entra in contatto e si esplica attraverso quegli elementi, frutto di una percezione immediata e non solo, in cui l’invisibile definisce ogni opera che “se è tale è inesauribile”. La ricerca e lo studio – dell’arte, delle tecniche sì, ma anche della storia e delle sue evoluzioni – guidano verso un approccio artistico in cui ogni forma costantemente individua e cattura quell’armonia, origine ed atavico principio di ogni cosa, che cerca la sua concretezza nel momento dell’atto creativo.
Nella vasta produzione dell’autore, ampio spazio trova la figura femminile. Da oltre venti anni l’artista alla donna rende omaggio anche con i calendari la cui scansione temporale emblematicamente inizia con la data dell’8 marzo.
Nell’eterogeneo universo femminile a cui Grechi dà voce, ogni donna è colta nella sua singolarità, effimero istante o connaturata permanenza di gioia o malinconia. L’incedere graduale della luce media quelle ricercate trasparenze che veicolano luoghi appartenenti ad una remota quotidianità, in cui ad emergere è lo spazio interiore di ogni protagonista. Prezioso custode di un sentimento, di un sentire o di un’apparente immutabilità in cui è la gestualità in divenire a lasciarci prevedere l’imminenza di un tempo a volte invalicabile. Accanto alle pose, accanto agli scenari che le avvolgono, sono spesso gli sguardi di queste eleganti figure a calamitare l’attenzione di uno spettatore che con loro si interroga e attende. Un ritorno, un momento, il verificarsi di un incontro. L’attesa di un tempo che potrebbe tornare, appunto, o che nella sua infinita estensione, non tornerà mai più. Daniela Gabriele