In ordine di grandezza dei parchi di Roma abbiamo: Villa Pamphilj, Villa Ada e al terzo posto, Villa Borghese.
Eppure qualche decennio fa era doveroso ritenere al primissimo posto Villa Borghese, con il suo classico ingresso appena fuori porta del Popolo, la Porta che accoglieva nella città eterna chi arrivava dal Nord, dopo vari perigli.
giardino italiano e non all’italiana come di diritto gli stranieri lo definiscono
In questi giorni è assurta alle cronache politiche internazionali Villa Pamphilj. Cerchiamo di scoprire le origini di questa prestigiosa Villa della capitale d’Italia che verrà mostrata ai suoi prestigiosi ospiti dal primo ministro, on. Giuseppe Conte. Alla metà del 1500 la famiglia Pamphilj, originaria di Gubbio, è rappresentata da Camillo, e Girolamo, che diventerà cardinale.
Dei sette figli di Camillo, quattro ragazze entrano in convento mentre dei tre maschi, il primo morirà in battaglia, si ricordano Pamphilio che sposa donna Olimpia Maidalchini e Giovan Battista. Seguendo la carriera ecclesiastica Giovan Battista viene eletto Papa e sale al soglio pontificio nel 1644 con il nome di Innocenzo X.
Innocenzo X Pamphilj ritratto dal Velàzquez
Alla vedova del fratello Pamphilio, donna Olimpia, Papa Innocenzo X affida la fondazione della casata Pamphilj.
Donna Olimpia Maidalchini dei principi Pamphilj
I suoi tre figli Maria, Costanza e Camillo, che diventerà Cardinal nipote dal 1622 al 1647 anno in cui sposerà Olimpia Aldobrandini, vedova di Paolo Borghese, vivranno nell’agio e nella ricchezza per la fortuna che donna Olimpia Maidalchini riuscì a conservare, grazie al potere del cognato Papa e della sua forte personalità che dominerà la scena romana.
Gli onori ed i capitali che la dama romana ottiene, le permettono la realizzazione di nuovi edifici, ville e palazzi a piazza Navona e nella campagna romana.
A donna Olimpia Maidalchini Pamphilj, si deve l’ideazione del Casino del Bel Respiro, fatto erigere da Alessandro Algardi, nella proprietà del figlio Camillo.
Dopo la morte di Papa Innocenzo X, 7 gennaio 1655, la famiglia gradualmente perde parte del grande potere ottenuto, fino a che l’ultima erede Anna Pamphilj sposa Giovanni Andrea Doria nel 1760. Ricchezze, nome e primogenitura vengono ereditati da un ramo dei Doria, che assumerà così il nome di Doria Pamphilj.
Il cardinale Camillo nel 1644 fa iniziare i lavori di costruzione della Villa dei principi Pamphilj, opera prestigiosa che diventerà famosa in tutto il mondo. Nel corso del tempo scrittori ed artisti ne hanno ricordata l’estrema sua bellezza, da Goethe a D’Annunzio, al marchese De Sade. Villa Doria Pamphilj, con la sua superficie di 184 ettari ed un perimetro di circa 9 chilometri, è oggi la villa storica più grande di Roma e comunemente viene nominata Villa Pamphilj, nel rispetto degli antichi proprietari.
La Villa e l’intero parco tagliato dalla via Olimpica, chiamata così per le Olimpiadi di Roma del 1960, l’attuale Via Leone XIII, unita dal ponte di cristallo, è stata aperta al pubblico nel 1972.
Nel suo interno la Villa racchiude varie strutture architettoniche:
CHÂLET SVIZZERO
Manufatto settecentesco della Villa Corsini, è stato trasformato a fine Ottocento su progetto di Andrea Busiri Vici come abitazione del custode della Villa Doria Pamphilj, l’edificio segue lo stile architettonico eclettico allora in auge. Notevoli i rivestimenti esterni in maioliche policrome.
LA LEGNARA
Edificio settecentesco originariamente appartenente alla nuova Villa Corsini, l’attuale Casa dei Teatri; questo edificio che sorge proprio difronte agli archi dell’acquedotto Traiano-Paolo è stato più volte rimaneggiato nel corso dell’Ottocento da Andrea Busiri Vici poiché nel 1849, durante i combattimenti per la Repubblica Romana, qui i soldati francesi salvaguardavano i loro cavalli.
È proprio in questo posto che ci fu un cruento scontro tra garibaldini e francesi. Ancora oggi gli acquazzoni riportano in superficie le ossa di quei giovani soldati di entrambi i fronti.
CASCINA FLORIDI
Edificio agricolo settecentesco, appartenuto originariamente ad una vigna di proprietà della famiglia Floridi, venne annesso a Villa Pamphilj nel 1855. Attualmente la Cascina Floridi pur se già restaurata, è in attesa di essere inaugurata ed aperta al pubblico per un uso civico culturale di interesse del Comune di Roma, e non dato in gestione ad Associazioni, che altrimenti strumentalizzerebbero il prestigioso posto.
LA VACCHERIA DEI PRINCIPI PAMPHILJ
Edificio rustico edificato tra la fine del Settecento e l’inizio del secolo successivo su progetto dell’Arch. Francesco Bettini.
Nel 1844, sono rinnovati gli intonaci e nel 1845 sono commissionati i lavori di ristrutturazione ad Andrea Busiri Vici, iniziati nel 1851 e conclusi nel 1852. La costruzione è destinata a stalla al piano terreno ed a fienile al primo piano; è mantenuto il torrino preesistente, collocato al centro della facciata e decorato con mattoncini ed intonaci di varie tonalità, al quale si accede tramite scaletta in peperino a chiocciola. La torre poggia su di un vano sotterraneo, la cisterna, destinato a riserva d’acqua, d’origine romana ristrutturata sotto la direzione di Andrea Busiri Vici nel 1852, così come si legge in numeri romani – ANNO MDCCCLII – nella torretta della Vaccheria dei principi Pamphilj.
Fatto stimare dal principe Pamphilj nel 1871, il restauro venne affidato al miglior Architetto dell’epoca: Andrea Busiri Vici.
L’antica Vaccheria dei Pamphilj ospita: l’Associazione Culturale “Bel Respiro”, gestita dal XII Municipio di Roma Monteverde; eventi Culturali prestigiosi come i vernissage dei pittori di Monteverde, i Premi nazionali ed internazionali di Poesia e gli incontri di Poesia gestiti dalla poetessa Michela Zanarella, non ultimo il Premio Internazionale de “Le Ragunanze” ideato da Michela Zanarella e Giuseppe Lorin con l’alto patrocinio dell’Ambasciata di Svezia poiché il termine “ragunanze” era in epoca barocca presso la corte della giovane regina di Svezia, Cristina dei Vasa.
Vengono organizzate letture di Poesie, presentazioni di libri, corsi di Dizione e Recitazione, corsi di pittura, fotografia, scrittura creativa, danza, ginnastica, ballo e tanto altro venga proposto all’attenzione della Presidenza del XII Municipio.
Il G.A.M., Gruppo Artistico Monteverdino, ideato dal pittore Franco Argenti, spesso organizza vernissage di Artisti.
Le “ragunanze”,non sono altro che gli incontri a ricordo delle convocazioni di poeti, musici, drammaturgi, canterini, danzatori, ed altro, per ciò che di artistico possa esistere, che la regina Christina di Svezia organizzava sull’idea della sua Arcadia.
(N. B.: A proposito dei nomi singolari che terminano per –go e per –co, il loro plurale nella lingua Italiana è riferito a persone o cose: i nomi che indicano persone tendono ad avere il plurale in -gi, mentre i nomi che indicano cose tendono ad avere il plurale in -ghi. Fanno eccezione alla regola: esofago e sarcofago, che hanno come plurale esofagi e sarcofagi, così come psicologo e psicologi o drammaturgo e drammaturgi, ma questi esulano dall’eccezione perché sono riferiti a persone.)
La Vaccheria è vicino allo chalet del parco, il bistrot per l’utilizzo dei cittadini che affluiscono nella Villa.
Tutto intorno al salone dell’antica vaccheria, sono le panche, lunghe mangiatoie con coperchio in legno di quercia, adibite ora a sedili con spalliera a muro. Il pavimento è in cotto antico.
CASINO DEL BEL RESPIRO
I lavori edilizi per la realizzazione dell’edificio di rappresentanza della Villa, oggi di pertinenza della Presidenza del Consiglio, furono compiuti tra il 1645 ed il 1652 sotto la direzione di Alessandro Algardi.
Gli interni, destinati ad ospitare notevoli oggetti d’arte della collezione Pamphilj, conservano tuttora parte degli arredi scultorei, pregevoli stucchi realizzati su disegno dello stesso Algardi e notevoli affreschi, opera di Giovan Francesco Grimaldi.
COLOMBARI DELLE SEPOLTURE DEI PATRIZI ROMANI
All’interno della villa si trovano il piccolo colombario del II secolo d.C. in opera laterizia ed il grande colombario in opera quadrata di tufo e peperino di cui si conservano alcune pitture al Museo Nazionale Romano, rinvenuti da scavi eseguiti dalla famiglia Pamphilj nel 1820 – 1830.
Il «Colombario di Villa Pamphilj» del I secolo a.C. è stato recentemente restaurato. Il sepolcro patrizio del senatore Caius Scribonius Menophilus e dei suoi parenti e liberti aveva circa cinquecento nicchie contenenti ciascuna un’urna cineraria.
Fasce di pittura policroma sovrastano ciascun piano. Sono pitture di epoca augustea con uccelli variopinti, scene di teatro e di mimo, paesaggi ideali, scene mitologiche, di caccia e di pesca, nature morte, banchetti e danze. L’addio alla vita per i defunti circondati di commoventi e nostalgiche immagini, espressive della gioia di vivere. Si è circondati da festoni di un giardino dipinto con le sue piante e i suoi fiori dove nelle nicchie c’è, come simbolo, la “vita” dei colombi, il loro posto di riposo. Ed ecco meli, corbezzoli, allori, intervallati da pavoni, merli, ibis, cipressi, oleandri, querce, melograni; ecco iris, papaveri, viole e rose canine circondati da un’incannucciata, sotto un volo di uccelli, ed ancora fauni, maschere teatrali, strumenti musicali.
Un carpe diem, un eden pagano che ci rimanda al gusto di vivere e godere la natura della civiltà romana. Il colombario venne rinvenuto nel 1984 e la scritta di appartenenza dell’illustre tomba non lasciava dubbi così come nell’iscrizione a terra: C. Scribonius Menophilus, ipogeo a più stanze con circa 500 loculi costruito nella seconda metà del I secolo a.C. ed in uso per oltre due secoli. Si ritiene che qui riposino le ceneri di Fabiola, giovane patrizia romana, figlia del senatore ucciso dai propri servi.
I colombari si trovano all’interno del giardino del casino Alessandro Algardi o del Bel respiro, in uso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri come sede di rappresentanza e sono visitabili tramite richiesta alla soprintendenza.
VILLA VECCHIA detta VIGNA VECCHIA
Edificato nel Seicento sulle preesistenti strutture medioevali, l’edificio è addossato agli archi dell’Acquedotto Traiano-Paolo, che porta l’acqua anche al fontanone del Gianicolo, Mostra dell’acqua Paola, ed è conosciuto, l’edificio antico, come vigna vecchia, o villa vecchia essendo stata la prima casa di campagna abitata dalla nobile famiglia Pamphilj, ancora prima della costruzione del bel palazzetto a stucchi, dell’Algardi, ed ancora prima del matrimonio con i Doria.
La Villa Vecchia ha subito nei secoli diversi rimaneggiamenti, da quelli settecenteschi dovuti a Francesco Nicoletti, testimoniati dagli stucchi candidi dello scalone, a quelli ottocenteschi, che comportarono una riduzione dell’ala meridionale in occasione dell’apertura del viale antistante.
SERRE OTTOCENTESCHE
Costruite fra il 1846 ed il 1847 in forme neogotiche, su progetto di Giovanni Guj, e modificate in seguito da Andrea Busiri Vici, rappresentano uno dei più significativi esempi di serre dell’Ottocento tuttora esistenti. I tre corpi di fabbrica originari prevedevano una serra fredda, una temperata ed una calda, destinate alla coltivazione di frutti esotici e, in particolare, di piante di ananas.
L’architetto delle serre è Giovanni Guj, che realizza una serra grande, una serra piccola, un “passetto retroposto alla serra piccola” ed una “fabbrichetta annessa alla serra piccola e passaggio scoperto posteriore”. La serra grande è costruita su “otto piloni d’imposta in mattoni”, sui quali “incombono archi acuti”; a questi otto piloni corrispondono altrettanti piedistalli di peperino sul prospetto principale, con l’addizione di un “piccolo tratto di piedistallo che forma risalto in squadra all’indicato prospetto”, sui quali poggiano “diciotto colonne di ferro fuso con rispettiva base e capitello simile”, formando otto finestroni separati da cortine di mattoni; “in ciascun finestrone è collocata in opera una grandiosa intelaiatura di ferro fuso…tanto nella parte rettangolare, quanto in quella a sesto acuto”. La serra piccola è divisa dal corridoio retrostante da sei piloni in mattoni con un “muro di testata di mattone che chiude gli spazi fra un pilone e l’altro”; “negli spazi compresi tra un pilastro e l’altro, e che sono aderenti alla linea parallela al prospetto, si sono costituiti altrettanti cassettoni con chiusura anteriore di lastre di peperino”, mentre il “muro di testa mattone nell’interno di detta serra costituisce il grandioso cassettone”: anche in questo manufatto sono state utilizzate “intelaiature di ferro fuso pel principale prospetto, nonché relative alla copertura della serra”. In una estremità della serra è costruita una “vasca con sponde di travertino, nicchia e frontone, decorato con tartare”, complesso di grande fascino e raffinate connotazioni artistiche, destinato ad ospitare piante adeguate alla forte umidità presente, coniugando la funzione produttiva dello spazio con quella di delizie, a maggior piacere dei frequentatori.
GIARDINO DEI CEDRATI
Citato fin dalla metà del Seicento come stalla in prossimità di Villa Vecchia, l’edificio poggia sulle strutture dell’Acquedotto Traiano-Paolo. Il casale divenne residenza di servizio nel Settecento, quando Gabriele Valvassori realizzò il “Giardino dei Cedrati”, splendido giardino di agrumi dedicato alla dea Venere, arricchito da “cocchi”, fontane e cancellate artistiche. Il casale è stato inaugurato nel 2013 ed è adibito ad attività altamente culturali, ma già ora incombe il sequestro giudiziario per l’intenzione di trasformare in Bistrot questo posto dei Cedrati.
All’ingresso del Giardino dei Cedrati è la fontana dei Medici di Firenze, dove il giglio trionfa.
CAPPELLA DORIA PAMPHILJ
Costruita su progetto dell’architetto bolognese Edoardo Collamarini fra il 1896 ed il 1902, la cappella funeraria dei Doria Pamphilj sorge nell’area dove è anche il Giardino del Teatro ed è tuttora di proprietà della famiglia Doria Pamphilj.
È stata costruita nel luogo in cui vi era la Fontana dei Delfini, completamente distrutta dagli scontri risorgimentali per la Repubblica Romana del 1849, poiché Garibaldi adattò l’area a fortino difensivo. Di forme eclettiche neomedioevali, presenta notevoli decorazioni a mosaico.
La Cappella è l’ultima costruzione realizzata all’interno della Villa di Monteverde, il parco più grande della capitale d’Italia.
Dal maggio 2006 la cappella è stata riaperta al culto religioso e per preservarla meglio oggi, dagli atti vandalici, è circoscritta da una recinzione in ferro battuto.
Le sue piccole dimensioni ne fanno un gioiello architettonico: è un edificio neogotico-romanico, con una scalinata in marmo, un ingresso porticato in laterizio, il frontone ed il transetto, con i due ingressi laterali e un campanile a vela decentrato.
Probabilmente la pianta è a croce greca e si sviluppa su due livelli.
Sul piano della strada, la scalinata conduce a un semplice portale in legno, il cui archivolto a crociera è finemente stuccato; nel frontone invece, predomina la decorazione musiva di una mandorla con la “Madonna e il Bambin Gesù benedicente” affiancata da due angeli oranti.
Le lunette delle porte d’ingresso al transetto, anch’esse in mosaico, rappresentano i simboli della visione di Cristo: un candelabro e una croce inscritta in un cerchio, con i simboli “alfa” e “omega”.
Tre vetrate in marmo traforato, sulla parte superiore della facciata e un’altra coppia di vetrate, per ciascun lato, alleggeriscono l’aspetto in laterizio, e permettono l’illuminazione dall’esterno.
Nella parte superiore dei due piloni sono ben visibili gli stemmi araldici delle nobili famiglie che la detengono ancora come proprietà privata: a destra, la colomba (Pamphilj) e la banda controdoppiomerlata, accostata dalle 6 stelle di 8 raggi (Aldobrandini), e a sinistra, l’aquila con le ali dispiegate, stemma dei Doria.
Un altro stemma che sottolinea la parentela con la famiglia Medici di Firenze è il giglio, presente in vari luoghi della Villa Pamphilj.
Sul lato del transetto sinistro si scorge un grazioso campanile a vela, per il rintocco dell’unico orario di messa del sabato pomeriggio alle 17; infine, una balaustra in marmo delimita il piano terra da quello inferiore, visivamente impraticabile e a cui si accederebbe da una discesa a sinistra della cancellata d’ingresso, chiusa da un lucchetto.
Al di sotto di essa si nota l’ingresso speculare a quello principale, che probabilmente conduce all’ambiente del vero e proprio mausoleo di famiglia.
IL GIARDINO DEL TEATRO DI VERZURA
Le due mezze esedre unite al centro dalla nicchia incorniciata dalle colonne ioniche, che conteneva Sileno, osservante Pan al centro del Teatro di verzura, titolato giardino del teatro, conservavano nei rispettivi riquadri, rilievi inneggianti scene gioiose come per esempio, “putti e maschera silenica”, “danzatrici rincorse da sileni”, “carro trainato da Pan e due Sileni”, “acrobazie di danzatori e danzatrici”, “declamazioni plateali”, ed altre scene ora scomparse, dove alcune sono state sostituite da calchi in vetroresina.
I riquadri avevano nel clipeo superiore busti di mecenati del teatro barocco del XVII secolo, mentre nelle nicchie le statue di ninfe a grandezza naturale, adornavano l’esedra di verzura modellata da siepi di bosso, o mortella.
L’abbandono degli anni passati e la mal gestione della Villa hanno permesso lo scempio del luogo. Nel museo della Villa Vecchia è erroneamente posizionato al centro della sala museale il Sileno, forse per nascondere la sparizione della statua di Pan, nominata nel libro a cura di Raissa Calza “Antichità di Villa Doria Pamphilj”, De Luca editore 1977.
Il posizionamento originario delle statue prevedeva Sileno nella nicchia delle colonne ioniche, ma oggi appare il contrario poiché la poca sorveglianza del sito ha permesso la sparizione della statua centrale di Pan dagli zoccoli caprini, così come è descritto nel libro “Antichità di Villa Doria Pamphilj”, sostituita da una inverosimile copia in vetroresina del vecchio Sileno. È in questo spazio all’aperto, nella stagioni calde, che nei tempi dell’Arcadia secondo l’idea di Christina de’ Vasa regina di Svezia avvenivano i “certami” di poesia dove si esibivano nelle letture dei loro componimenti i Poeti del XVI e del XVII secolo.
Il termine “ragunanza” è un termine barocco usato dall’entourage della regina Christina per significare raduni, incontri, sfide artistiche tra poeti, musici, cantori, attori, declamatori. Le loro arti erano a protezione della natura che ci dà sostentamento.
L’Associazione di Promozione Sociale “Le Ragunanze” è formata da persone che intendono promuovere e impegnarsi nella diffusione della Cultura e dell’Arte, in tutte le sue espressioni.
L’Associazione si ispira ai principi del libero associazionismo, è apolitica e non persegue finalità di lucro. Ha il compito fondamentale di promuovere e gestire attività di utilità sociale e territoriale a favore di associati o di terzi nel pieno rispetto della libertà e della dignità degli associati stessi, favorendo soprattutto iniziative rivolte alla Cultura. “Ragunanza” è stato un vocabolo quotidiano dell’epoca barocca e significava “radunanza”, raduno di più persone, in principal modo individui di qualsiasi espressione artistica. Era un termine che designava l’incontro di più artisti che mostravano agli astanti quanto l’ingegno, se ben guidato, poteva produrre. Ed è proprio, seguendo le orme di Christina di Svezia, ideatrice dei raduni degli artisti con la sua Arcadia che, l’Associazione di Promozione Sociale intende ripristinare gli antichi incontri denominati “Le Ragunanze”, valorizzando nel contempo l’ambiente, il territorio, il genio artistico, espressione di qualsiasi forma d’Arte.
PALAZZINA CORSINI E SCUDERIE
La palazzina, edificio settecentesco in origine appartenente alla Villa Corsini, venne integralmente ristrutturata da Andrea Busiri Vici nella seconda metà dell’Ottocento, secondo una tipologia di gusto “oltremontano” piuttosto insolita per una residenza di campagna.
Oggi è la sede della Casa dei Teatri dove si organizzano mostre e presentazioni di libri inerenti il Teatro.
Nello stesso edificio è una fornitissima biblioteca con sale di lettura. D’estate viene allestito il palco all’esterno tra le due palme che incorniciano gli eventi e uno chalet dove gli spettatori trovano un sicuro ristoro.
Accanto all’edificio vennero ristrutturate, nel 1875-1876, delle grandi scuderie a pianta rettangolare e soffitto a volta.
ARCO DEI QUATTRO VENTI
Ingresso monumentale della villa, l’arco, detto dei “Quattro Venti”, fu costruito su progetto di Andrea Busiri Vici, fra il 1856 ed il 1859, utilizzando in parte le strutture dell’omonimo Casino seicentesco della Villa Corsini, pesantemente danneggiato durante i combattimenti del 1849.
Nel sott’arco centrale furono murati numerosi reperti archeologici, oggi sostituiti da copie, gli originali sono conservati nella Villa Vecchia.
CASALE DI GIOVIO
L’edificio sorge sui consistenti resti di un monumento funerario romano, sul quale fu in seguito eretta una torre, modificata in più occasioni a partire dal medioevo.
Il settore occidentale di Villa Doria Pamphilj è interessata da importanti testimonianze funerarie di età romana.
Questo antico casale, già ristrutturato alla fine del XVIII secolo, era in origine un sepolcro di età imperiale a tempietto. Era costituito da un’aula rettangolare con accesso ad ovest, probabilmente attraverso un avancorpo.
La distanza di circa 140 m dalla via Aurelia fa supporre un sentierino che si staccava della via consolare.
Il sepolcro, meglio conservato sul lato nord, presenta una struttura muraria con cortina di laterizi caratterizzati da una variazione cromatica che va dal rosso cupo al giallo.
Sono integrazioni moderne il primo piano e il corpo aggiunto all’estremità del lato occidentale; quest’ultimo verosimilmente costruito sul nucleo cementizio pertinente alla gradinata di accesso del sepolcro antico.
Appartenuto, con il terreno circostante, alla Confraternita dei Bergamaschi, l’edificio fu dato in concessione nel 1828 alla famiglia Giovio, Antonio e Alessandro, ed acquistato dal principe Filippo Andrea V Doria Pamphilj nel 1847.
LA CASCINA E IL CASALE FARSETTI
Si tratta di edifici rurali appartenenti ad una proprietà agricola acquistata da Girolamo Pamphilj a metà Settecento dalla famiglia Farsetti.
È un complesso di manufatti concessi dall’arciconfraternita del SS. Salvatore ad Sancta Sanctorum a Maffeo Farsetti senior, che la assegna alla secondogenitura Farsetti.
Nell’atto d’affitto della villa, stipulato nel 1744 tra Antonio Massi e Filippo Farsetti, sono menzionati i diversi edifici che la caratterizzano, databili tra il 1703 ed il 1744.
Costituiti da un tinello, una cappella, un casino (corrispondente al casale ora in concessione all’A.N.F.F.A.S.) ed una “casetta del lavorante”, un rimessaggio, sono ricordati anche nell’atto d’acquisto del complesso stipulato tra Filippo Farsetti ed il conte Nicolò Soderini, acquirente.
Quest’ultimo, nel 1750, vende la tenuta a Girolamo Pamphilj.
Nel Catasto Gregoriano del 1819 è raffigurata la pianta della villa con i diversi manufatti, tra cui il casino settecentesco ed una casa ad uso fienile affacciata sulla Via Aurelia Antica.
Gli edifici sono stati ristrutturati più volte nella seconda metà dell’Ottocento, in funzione dell’uso agricolo e d’abitazione di servizio. In un documento del 1869 sono ricordati la “cascina grande di Farsetti” ed il “fieniletto aderente alla suddetta verso Ponente”, utilizzato come deposito di fieno.
In un altro atto del 1872 è descritto un nuovo “fienile Farsetti”. Nel 1875 sono condotti lavori straordinari a quest’ultimo fienile ed a quello preesistente.
Nel 1891 è steso un rapporto degli stabili e manufatti, in cui risultano da restaurare la casa, i granari, il fontanile ed il fienile così come è riportato nel documento storico di manutenzione.
“Per il primo complesso devono essere restaurati gli esterni, le scale, porte e finestre ella stalla.
Nel “locale ad uso granaro” sono da ripristinare l’abitazione, il forno, il vano attiguo, la stalla, l’ambiente delle vasche, la stalletta, il “recinto dello scoperto”. Nell’abitazione due ambienti, la cucina e due granari.
Nel fienile sono da rifare gli intonaci del primo ambiente”.
L’assetto del complesso è documentato in una pianta del 1891 di Giovanni Guj, in cui il manufatto affacciato alla Via Aurelia Antica, è definito “cascina” e risulta mantenere ancora l’assetto già noto.
Nel 1910 l’architetto Carlo Busiri, figlio di Andrea Busiri Vici, su incarico dell’Amministrazione Doria Pamphilj, restaura il settecentesco “casale Farsetti”, con il rifacimento del tetto, ed alcuni interventi di consolidamento; il casale è nuovamente restaurato nel 1914.
I principi Doria Pamphilj destinano nel 1917 l’area per il recupero dei giovani con il lavoro agricolo.
Il 23 settembre 1920, l’ingegnere Giovanni Aliforni elabora un “Progetto di trasformazione della cascina sulla Via Aurelia”, rilevando la “pianta del piano terreno” di quest’ultimo immobile, la “pianta del piano superiore” e la “sezione AB”; rilievi che illustrano abbastanza chiaramente lo stato dell’immobile.
I due fabbricati ed il vicino Casale, vennero più volte rimaneggiati e restaurati nel corso dell’Ottocento, Novecento e nel Duemila facendogli così perdere gradualmente quell’aura antica.
La villa, ovvero il complesso che si estende per 180 ettari, edefinito tra il 1644 ed il 1655, è storicamente diviso in tre parti:
La “pars urbana”, costituita dal “Palazzo con diverse statue” ed i giardini circostanti, il “Teatro” d’ingresso, il Giardino Segreto, il Giardino del Teatro, raffigurati in varie stampe e disegni del ‘600;
La “pars fructuaria”, composta dal “pineto”, dalle “piante di merangoli con sue fontane nel mezzo” e dal “pomaro”;
La “pars rustica”, costituita dalla vera e propria tenuta agricola.
Il secondo settore è arricchito da una via d’acqua, costituita da un canale che s’immette in un lago con un’isola nel mezzo, di forma ellittica, da cui parte un secondo corso d’acqua minore che attraversa una “ragnaria”. È la villa, o meglio, il parco più grande di Roma ed una delle “ville” meglio conservate.
Una passeggiata all’interno permette di allontanarsi dai rumori della città ed immergersi in un mondo di svago e di relax assoluto; si possono visitare monumenti e giardini come il Casino delle Allegrezze o del Bel Respiro con il Giardino delle Delizie o giardino segreto, la Cappella Doria Pamphilj costruita in stile romanico gotico tra il 1896 e il 1902, ovvero la chiesa di famiglia, il laghetto del belvedere, il Casino di Vigna Vecchia, la ricostruita Palazzina Corsini, le serre in ghisa e vetro di Lady Talbot della seconda metà dell’800, moglie del principe Filippo Andrea V Doria; soprattutto si può godere del silenzio, fatto insolito considerando che ci troviamo in una zona centrale di Roma, di prati che assumono i colori in primavera dei fiori spontanei, di alberi secolari sparsi un po’ ovunque; il solo “disturbo” è dato dai numerosi pappagalli verdi, dai merli, dalle gazze ladre, dai corvi, dalle cornacchie, dalle anatre, dai cigni ed altri uccelli, oltre al frusciare delle tartarughe che escono dal lago e dai germani reali e dai gabbiani che intorno ai due laghetti dell’immensa villa, nidificano. Dalla Fontana del Giglio, la suggestiva prospettiva del corso d’acqua che sfocia nel bacino lacustre di Villa Doria Pamphilj a Via Vitellia – Via di Donna Olimpia.
Uscendo dalla Villa è la Basilica di San Pancrazio, del IV secolo, dove venne incoronato re e imperatore Pietro d’Aragona.
N.B.: Info tratte dal saggio storico “TRANSTIBERIM, Trastevere, il mondo dell’oltretomba”, Bibliotheka edizioni, dello stesso autore di questo articolo informativo.
Giuseppe Lorin