Dopo il boom del periodo pandemico, l’interesse dei giovani per le carriere `in divisa` mostra una flessione, ma non un tracollo. Esiste una tendenza a prediligere scenari ritenuti meno vicini al fronte: Forze di Polizia e ruoli non operativi nelle Forze Armate; a segnalarlo è l’annuale Osservatorio sulle professioni militari, realizzato da Skuola.net in collaborazione con Nissolino Corsi, intervistando oltre 30.000 giovani. La crisi internazionale fa calare, ma non crollare, l’interesse delle nuove generazioni per le carriere nelle Forze Armate o di Polizia: il ventinove per cento dei giovani si dichiara interessato a valutare un percorso di questo tipo. Tra le ragioni del calo di interesse rispetto a quanto rilevato lo scorso anno vi è soprattutto la guerra in Ucraina: tra quanti, al momento, chiudono a questa prospettiva, ben uno su cinque ha maturato questa decisione proprio a causa del conflitto. Il conflitto sta orientando anche le prospettive dei giovani interessati alle divise: uno su quattro sta valutando di orientarsi verso corpi o ruoli diversi da quelli ipotizzati precedentemente, tendenzialmente in ottica di minor rischio percepito in uno scenario di instabilità internazionale.
Esattamente, quale carriera militare viene prediletta tra i giovani? Rispetto allo scorso anno, le Forze Armate cedono terreno nei confronti dei corpi più orientati all`interno dei confini nazionali. L’Esercito si conferma la divisa preferita dai ragazzi, ma è anche il corpo che perde più preferenze da un anno all’altro, ormai praticamente affiancato dalla Polizia di Stato.
Nonostante si assista al primo conflitto che ci vede coinvolti – sebbene al momento, in maniera piuttosto indiretta – non si percepisce un calo di attrazione verso la carriera nelle Forze Armate o di Polizia. Infatti, ad oggi ben tre ragazzi su dieci ritengono le “divise” ancora una possibile opzione per costruire il proprio domani.
Ovviamente un ‘effetto guerra’ esiste – è inevitabile – ma investe soprattutto i meno determinati a intraprendere queste carriere, che invece avevano visto una crescita di interesse generale soprattutto nel periodo del primo lockdown. È innegabile, infatti, che le Forze Armate e le Forze di Polizia, in particolare durante il primo semestre 2020, abbiano riscosso più ‘visibilità’ del solito, portando molte ragazze e molti ragazzi a guardare a queste realtà anche in prospettiva lavorativa, nelle lunghe distanze: l`Osservatorio 2021 rilevava proprio che, a un anno dallo scoppio dell’emergenza, quasi un giovane su due si dichiarava interessato a queste carriere. La contrazione da un anno all’altro riguarda maggiormente quelli che si dicono “abbastanza” interessati, mentre è più contenuta in coloro che affermano di essere “molto” ben disposti a provarci. Tanti i fattori che potrebbero aver portato a un ripensamento così consistente. Ma forse non è un caso che, tra quanti ora come ora escludono un futuro “in divisa”, proprio uno su cinque – grosso modo la fetta che si è tirata fuori da un anno all’altro – mette in cima alle motivazioni lo spettro dell’allargamento del conflitto e le preoccupazioni per la stagione di instabilità internazionale di fatto già aperta.
Ma la guerra, pur non conducendo a un totale dietrofront, sta in parte modificando anche i piani di chi continua a crederci. Non sempre però, seguendo la linea di pensiero che potrebbe sembrare più scontata. Infatti, le ragazze e i ragazzi che mostrano apertura verso le carriere militari – complessivamente dicevamo il ventinove per cento, con il diciassette, (oltre la metà), che si dice “fortemente” interessato – si dividono in quattro linee di opinione equamente rappresentate: c’è chi si sente ancora più motivato dallo scoppio del conflitto in Ucraina, chi invece sta sentendo indebolito il proprio interesse, chi non si sente minimamente toccato dall’attualità e chi sta ripensando al tipo di ruolo o divisa da indossare. Tra questi ultimi, tre su cinque tendono a allontanarsi dal fronte, sognando le Forze di Polizia o ruoli meno operativi nelle Forze Armate; al contrario, i restanti due su cinque si stanno orientando, a differenza di quanto precedentemente immaginato, verso le Forze Armate e ruoli più operativi.
Una linea, quella delle aspiranti carriere militari, che sicuramente conforterà le loro famiglie; perché l’Osservatorio ha chiesto un parere anche a duemilacinquecento genitori. I quali, nella maggior parte dei casi, (quarantasei per cento), appoggerebbero la scelta del figlio o della figlia di intraprendere una carriera del genere. A cui si aggiunge un ulteriore dieci per cento che percorrerebbe queste carriere solo se andasse a ricoprire ruoli a basso rischio: in questo contingente, oltre la metà dichiara che la guerra ha fortemente condizionato tale opinione. Inoltre, più in generale, nell’ordine dei corpi più graditi le Forze di Polizia coincidono con la scelta maggiormente diffusa: Polizia di Stato e Guardia di Finanza, insieme, raccolgono quasi un terzo dei consensi (trentuno per cento). L`Esercito – probabilmente la Forza Armata considerata al momento maggiormente chiamata all’azione in caso di allargamento del conflitto in Ucraina – convince appena l`otto per cento di genitori di eventuali candidati.
“La situazione di crisi internazionale sta cambiando in parte l’interesse verso le carriere militari. Stando a quanto riportato dall`Osservatorio 2022, infatti, molti giovani sembrano direzionati verso altro. Rimane nostro compito principale orientare i ragazzi e le ragazze e informarli su quelle che sono le opportunità offerte dalle Forze Armate e dalle Forze di Polizia. All’interno delle amministrazioni militari, esiste un circuito di operatività occupazionale – sconosciuto ai più – in cui si distinguono ruoli e compiti differenti, alcuni dei quali molto lontani da quelle che sono le `operazioni in campo`– sottolinea Mimma Prencipe, amministratore delegato della Nissolino Corsi – Il nostro obiettivo è quello di permettere ai giovani e alle loro famiglie di comprendere la molteplicità delle possibilità di studio e di carriera nell’area militare, e ampliare così la loro capacità di scelta”.
Ancora, commenta invece Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net: “Da quando è stata abolita la leva obbligatoria come forma principale di reclutamento, nelle nuove generazioni è completamente cambiato l’approccio al mondo delle Forze Armate, e di Polizia. Al punto da trasformare le professioni in divisa in carriere fortemente desiderabili per una fetta consistente di questa fascia della popolazione. Tuttavia, la prima guerra nel cortile di casa vissuta dai più giovani sta avendo un impatto – anche emotivo – che può scoraggiare i meno motivati, orientando invece quelli più convinti verso ruoli o percorsi ritenuti meno pericolosi in tempi di tensioni internazionali. E questo riguarda anche quei genitori che sarebbero disposti a sostenere i propri figli in una scelta di questo tipo”.
(Red/Dire).