A due anni dall’inizio della pandemia che ha cambiato la storia, perché l’ha cambiata sotto vari aspetti, non c’è stato solo un problema dal punto di vista economico, che per quanto sia essenziale, si può superare, c’è stato un grosso problema dal punto di vista umano. Umano non solo per l’enorme numero di morti, ma per quello che ha lasciato nell’animo. Questa pandemia o piuttosto chi avrebbe dovuto gestirla, ha fatto in modo di metterci l’uno contro l’altro, ha diviso le famiglie e cosa ancor più grave ha violato il primo articolo della Costituzione L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro. Cosa c’entra questo articolo con il fattore umano? Tutto, affermare che la nostra è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro, significa dover assicurare a tutti i cittadini la possibilità di lavorare e se non gli viene permesso questo viene meno la possibilità di una vita dignitosa a livello economico, sociale e personale. Questo articolo, purtroppo, è stato dimenticato in fretta da coloro che dovrebbero assicurarci la democrazia; infatti, il 1° febbraio di quest’anno è stata la giornata in cui venivano sospesi senza stipendio, tutti i lavoratori over 50, che per qualsiasi motivo avevano deciso di non vaccinarsi.
Su questo argomento, la giornalista Raffaella Regoli della trasmissione “Fuori dal Coro”, il programma di Mario Giordano, su Rete4, ha scritto un libro “Sospesa” sotto forma di diario dove racconta in prima persona, il dramma degli over 50, che si sono ritrovati dall’oggi al domani senza lavoro. Senza stipendio. In violazione dell’art. 38 della Costituzione, viene negato l’assegno di minima sussistenza, assegno che viene garantito anche ai detenuti, ma non agli over 50, il cui unico crimine era il non essersi vaccinati, come scrive la stessa autrice l’amaro crimine di difendere la mia libertà di scelta, come sancito dalla nostra Costituzione.
Il 13 giugno, questo libro è stato presentato anche a Roma e oltre alla Regoli sono intervenuti il Professor Davide Tutino e il Professor Giovanni Frajese, tutti sospesi. Sospesi per essere liberi di scegliere, sospesi perché la libertà viene prima di tutto. Le persone intervenute hanno manifestato grande interesse per l’argomento e taluni hanno anche espresso il loro pensiero e formulato domande. In questo libro l’autrice racconta gli eventi degli ultimi mesi, dalla pandemia, alle proteste contro il green pass, dagli scontri di Trieste alle sospensioni dei lavoratori. Fino ad arrivare alla Guerra russo ucraina. Eventi che saranno ricordati nei libri di storia, come un periodo dove un semplice DPCM ha prevaricato i diritti sanciti dalla Costituzione. Raffaella scrive ciò che ha vissuto su sé stessa e leggendolo è quello che abbiamo passato tutti, solo che in questo momento che ci hanno riaperto e ci hanno allentato la corda, abbiamo dimenticato cosa abbiamo subito. Questo libro fa riaffiorare i ricordi di mesi appena trascorsi, quando un non vaccinato veniva guardato come un appestato, una persona sana era considerato (e forse lo è ancora) un potenziale untore.
Durante la presentazione il Professor Frajese ha commentato «Il metodo scientifico non funziona in questa maniera, hanno detto “vaccinatevi tranquillamente” e hanno detto “è la scienza che dice questo”, ma la scienza senza dati non può parlare. Sono usciti i dati preliminari delle persone che non avrebbero dovuto ricevere il vaccino e che invece lo hanno ricevuto e con il tempo vedremo se riescono a raccogliere bene i dati se ci sono stati effetti imprevisti oppure no. Alcuni segnali scientifici fanno pensare a qualcosa di negativo altri per fortuna sembrano meno gravi».
Nessuno mette in dubbio che il covid c’è stato (e c’è ancora) e che ha fatto molte vittime, ma dopo questi due anni, in cui si è capito che forse può esserci stata una manovra per far si che ci ritrovassimo in questa situazione, possiamo parlare di terrorismo di Stato? A questa domanda, Raffaella Regoli risponde «Io non parlerei di terrorismo, io parlerei di uno Stato che ha approfittato di un’emergenza per nascondere i nostri diritti costituzionali. Sta venendo fuori, anche, una seconda verità, cioè che dietro questo mantra che io dico criminale di tachipirina e vigile attesa, qualcuno sta dicendo “li hanno lasciati morire” c’è una magistratura che indaga, c’è un comitato delle vittime di Bergamo che sta chiedendo un’acquisizione degli atti e di fatto ancora non gli vengono rilasciati. Io sono in contatto con questo comitato, che sono quasi due anni che si stanno battendo per acquisire questi atti e nel libro racconto anche di quando sono arrivata a Bergamo nell’inferno, anche quando era vietato salire, perché Alzano e Nembro non erano stati chiusi e non chiudendo quei comuni avevano fatto si che il virus corresse indisturbato e che poi venisse chiusa tutta l’Italia. Sono stati lasciati morire? Io credo che molti medici abbiano usato anche parole forti su questo perché si sono sentiti strumentalizzati perché il mantra della tachipirina e vigile attesa è rimasto fino all’altro ieri. Allora perché non si è curato? Faccio delle domande, che sono le domande che poniamo oggi alla magistratura perché non si è curata quella che sembrava una Sars Covid, quindi un’influenza un po’ più forte nella sua prima forma. Perché non la si è curata con le medicine che conoscevamo? Come hanno fatto alcuni medici su prescrizione in carta bianca, cioè antinfiammatori, antibiotici, o il Plaquenil che costava molto poco, costava solo 4 euro. Perché qualcuno forse voleva che si dichiarasse la pandemia? Perché oggi noi sappiamo che i morti sono stati contati in modo sbagliato, perché forse le vittime covid erano un rimborso più alto per i medici. Ricordiamo, invece, che uno dei medici che ha pagato di più lo scotto di questa narrazione è stato il dottor De Donno perché aveva individuato con le equipe di Mantova e di Pavia quello che era l’esatta percentuale di plasma iperimmune ed aveva ottenuto dei grandi risultati. È stato messo all’angolo perché l’OMS non poteva dichiarare pandemia se c’era una cura e pertanto quella cura non doveva uscire fuori. L’OMS doveva dichiarare lo Stato pandemico per una serie di fattori economici, per le Big Pharma che dovevano piazzare i loro vaccini, per ledere i nostri diritti costituzionali che dovevano andare in carta straccia, allo scopo di ridisegnare l’assetto economico. Non so se vi ricordate Naomi Klein già una quindicina di anni fa scrisse un libro che si chiama “Shock Economy” e lei parlava proprio di come questi disastri di fatto vadano a riassettare l’assetto economico, pensiamo alla Grecia che è stata sacrificata per salvare le banche ecco qui invece di avere uno shock economy abbiamo avuto uno shock pandemico perché in una situazione di shock puoi far venir meno alcuni principi costituzionali e quindi di fatto noi da due anni stiamo subendo dei decreti legge, ma di fatto il parlamento è stato svuotato del suo potere e non sappiamo nemmeno se torneremo a votare».
Questo libro è una perla di scrittura e di verità, quella verità che negli ultimi due anni non si è voluta vedere, ora però è il momento di mettere le carte in tavola e prendere coscienza che forse se fossimo stati compatti saremmo potuti uscire con meno ferite. Raffaella è una grande professionista, una giornalista che deve essere da esempio, al giornalismo sano, quello che racconta la pura realtà dei fatti, senza mezzi termini. Chiudiamo questo spaccato di vita con quanto racconta il direttore di “Fuori dal coro”, Mario Giordano, nella prefazione del libro, che vuole essere un grande atto di stima verso una cinquantenne che ha dedicato la sua vita al giornalismo «Raffaella è fatta così. Quando vede una storia si appassiona. Quando vede una storia la vuole raccontare. E a quel punto cadono tutte le sovrastrutture. Spariscono persino i suoi inconfondibili capelli rasta. Rimane solo la sua immensa sensibilità. Senza pregiudizi. Senza alte finalità che non siano quelle di rendere al meglio la storia. E perciò che, nonostante le infinite differenze di cui dicevo, mi sono sempre trovato bene a lavorare con lei. Perché abbiamo una cosa in comune. La passione per questo mestiere. Il volerlo fare senza altre finalità che non siano il volerlo fare. Nel corso degli anni ho imparato a distinguere benissimo chi fa il giornalista e chi lo è. Lei lo è. Eccome, se lo è».
Eleonora Francescucci