A Roma, nella solennità della monumentale Biblioteca Casanatense, la prima nazionale delcu saggio di Rosario Sprovieri, giornalista e scrittore, sulla grande arte italiana. Un saggio che ripercorre 10 anni di vita culturale romana. Il libro di Rosario Sprovieri, “Una vita per l’arte”, ha avuto un prologo di lusso, in quanto la Regione Calabria e l’Editore Demetrio Guzzardi, rettore dell’Universitas Vivariensis di Cosenza, lo hanno inteso proporre con cura, in anteprima, durante lo scorso maggio, presso il Salone del Libro di Torino. Adesso ancora una tappa a Roma, in un contesto storico culturale di assoluto rispetto, presso la Biblioteca Casanatense, che è uno dei gioelli più preziosi dell’universo culturale italiano. La biblioteca del cardinale Girolamo Casanate (Napoli 1620 – Roma 1700), degli Astrolabi, dei compassi, dei magneti, dei quadranti, delle meridiane che sono solo parte degli antichi strumenti scientifici; e ancora i preziosi fondi musicali, che annoverano manoscritti di Nicolò Paganini autografi, il nucleo di carte di Ottorino Respighi, e la collezione di libretti per musica a stampa con circa 1.900 esemplari, che sono il vero vanto delle collezioni custodite. All’evento hanno partecipato la direttrice della biblioteca del Ministero della Cultura Lucia Marchi, il direttore dell’Università Vivariensis Demetrio Guzzardi, il giornalista – scrittore professor Duccio Trombadori, il giornalista, ex direttore della Rai Calabria Pino Nano, il critico d’arte professor Francesco Gallo Mazzeo e appunto l’autore. Il libro, “Una Vita per l’Arte”, approda nella capitale, la città che da oltre trent’anni ha accolto l’autore, originario della provincia di Cosenza, (San Pietro in Guarano) ma da anni residente a Roma. Il libro è un diario storicamente documentato – sottolinea lo stesso Rosario Sprovieri – è la storia della grande voglia di rinascita dopo la seconda guerra mondiale, dell’importanza e del ruolo dell’arte della modernità, di quell’aria salubre e feconda e della forza impetuosa della cultura che si respirava a Roma proprio agli inizi degli anni sessanta. Il protagonista del racconto è Gaspare Giansanti, che da semplice commesso della Nuova Pesa, una delle più importanti gallerie romane d’arte, voluta da Alvaro Marchini, Antonello Trombadori e Federico Terenzi, redige e narra un almanacco infinito di ricordi, circostanziati e precisi, ricco di una aneddotica complessa che spazia dalla cronaca alla psicologia dei personaggi incontrati. “La Nuova Pesa” fu palcoscenico per i più grandi artisti del mondo e, l’umile Gaspare Giansanti, è qui che acquisisce non solo i segreti della pittura e della scultura, ma assorbendo materie e teorie, dibattiti e scontri, accresce e arricchisce sensibilmente la sua cultura contadina, partecipando direttamente a eventi incredibili; che poi manterrà sempre vivi in quella memoria straordinaria, che ha avuto in dono dal Signore. La prefazione che fa il prof. Francesco Gallo Mazzeo, uno dei più grandi critici d’arte italiani di questo tempo, è un inno alla Storia dell’Arte e a quanto nel saggio di Rosario Sprovieri si possa trovare. “Le gallerie di cui si parla nel saggio di Rosario Sprovieri – non ci sono più e quelle che ci sono appartengono a categorie “che non ci sono consanguinee (chiaramente, questo vale, solo per lo scrivente) votate a un mercato di cui non si sottovaluta l’importanza ma che non può essere tutto: ci devono essere valori, significati, moralità, senza di cui tutto diventa senza cuore, senza anima, senza arte (mi verrebbe da dire). A scorrere i nomi- scrive ancora il grande studioso dell’arte – mi viene in mente un presagio non benevolo, quello dell’oblio che molti di loro rischiano e che bisogna scongiurare; faccio un esempio per tutti: quello di Giuseppe Mazzullo, di cui a parte una marginale fondazione taorminese, non c’è nulla che lo ricordi, ma con lui, voglio citare Cordio, Virduzzo, Verrusio, Viaggio; ma tanti che, non nomino, perché sarebbe un libro intero a cui dobbiamo dedicare attenzione e rispetto”. Ecco come un saggio di storia dell’arte – conclude Francesco Gallo Mazzeo- può anche diventare “altare della memoria”, “bisogno di storicizzare chi sta per essere dimenticato per sempre”, o chi viene invece surclassato e schiacciato dalla modernità dei social che non ricordano molto del nostro passato. È vero, lo diciamo spesso “Chi non ha storia non ha futuro”, ma la storia siamo noi tutti, coscienza e consapevolezza, istituzioni e accadimenti a cui scritture come questa ci possono stimolare, per capire meglio quali possano essere le strategie dell’oggi, per avere un domani e non essere destinati all’oblio anche noi”. Ma quello che invece non ti aspetteresti mai, da un critico d’arte famoso come lui, è questa sorta di confessione pubblica che l’illustre cattedratico siciliano fa nella sua prefazione al saggio di Rosario Sprovieri: “Gaspare Giansanti, negli ultimi anni è stato un assiduo frequentatore dei miei mercoledì di Unum e Signum di Bibliothè, a Roma, ma devo dire che la lettura di queste pagine, mi consegnano una brillantezza e una vivacità, che non avevo sospettato e di ciò gli chiedo scusa”. Ha pienamente ragione il professore Francesco Gallo Mazzeo quando scrive che “Queste pagine, sono pagine di un’umanità che non ha medaglie da mostrare, che non ha benemerenze da chiedere, ma cose da dire, completando un quadro, che non ha solo luminarie e soli danzanti, ma sotterranei, officine, cucine e laboratori da cui fare uscire nuovi sapori: vita”. Attenzione, stiamo parlando non di un libro d’arte, non di un saggio di storia dell’arte, non di una biografia di un artista in particolare, ma del grande romanzo dell’arte romana del secolo scorso, “che vale la pena di indagare e di fare propria- dice l’editore Demetrio Guzzardi – perché solo così potremo dare valore agli artisti più veri di questo Paese”. In questo, lo scrittore Rosario Sprovieri è stato davvero magistrale. Una partecipazione straordinaria per una serata da non dimenticare, posti esauriti in pochi minuti, due ore intense di testimonianze e narrazioni alla presenza di numerosi pittori, scultori, rappresentanti del mondo diplomatico e parlamentare, uomini e donne che frequentano tutt’ora il “paese della cultura”. Singolare il fatto che in prossimità del Natale, con l’Urbe assediata dal traffico, con la grande concitazione delle ore delle feste, per una presentazione di un libro si sia radunata una così grande folla. Qualcuno degli intervenuti ha azzardato dire che: “c’è ancora speranza, esiste ancora un mondo pulito, dove onestà e dedizione …a fatica, ripagano ancora!