AGI – Il Metaverso? È un concetto che è arrivato “a significare molte cose”, scrive il Paìs che racconta una giornata trascorsa in questo mondo parallelo “generato dal computer a cui s’accede con occhiali per la realtà virtuale”.
I mondi? “Sono centinaia di scenari in cui puoi chattare, giocare, guardare spettacoli o semplicemente essere e mostrare che bevi qualcosa”, spiega il quotidiano, che ha “visitato piazze, città western, isole dove ti sparano, teatri, strade cittadine vuote, appartamenti e tanti altri set futuristici di cartapesta dove, in realtà, succede poco”.
O addirittura nulla, se è vero che “intorno alle 10 ora della penisola spagnola, che è la mattina presto negli Stati Uniti, non c’era nessuno, assolutamente nessuno, in nessuno dei mondi” che il Paìs ha visitato per noi.
Tutti i limiti
Come si sa, il Metaverso è stata una delle principali novità del 2020 e con i lockdown in seguito alla pandemia, un mondo virtuale in cui lavorare, incontrarsi o potersi divertire sembrava essenziale. Da allora, però il suo peso è diminuito. C’erano appena 280.000 utenti attivi nel metaverso per Meta entertainment, secondo quanto pubblicato dal Wall Street Journal, mentre “l’obiettivo dell’azienda era di arrivare a mezzo milione”, scrive il quotidiano madrileno.
Ma i limiti non finiscono qui, si sono almeno altri due problemi: da un lato, che la batteria degli oculos dura da una a due ore, a seconda dell’uso; d’altra parte, che le persone si stancano degli occhiali e lasciano alle prime battute, poco dopo aver fatto l’esperienza essenziale. Anzi, “il suo uso estensivo provoca stanchezza e qualche capogiro – racconta il cronista – cosicché le mie passeggiate nel Metaverso si sono rivelate dei momenti difficili perché avevo la testa pesante. C’è chi si siede e collega gli occhiali alla corrente per passare più ore, io non ce l’ho fatta”.
Nel Metaverso ci sono i tour, come in ogni mondo, si legge nel reportage, e il cronista scrive: “Sono in una piscina del metaverso e non posso uscire. Non c’è nessuna scala. Non so nemmeno nuotare. Abbasso lo sguardo e vedo il fondo, sono ancora a galla anche se non ho gambe e non tocco terra. È una sensazione spiacevole, ma non angosciante perché non sta realmente accadendo nulla”, anzi “nella piscina sono annegato”.
In conclusione? “È impossibile sapere oggi se nei prossimi anni ci saranno abbastanza persone interessate alla realtà virtuale per trasformarla in un business”, sentenzia il Paìs.
Clara Angelica Palumbo