Il Prof. Magrini, Direttore Sanitario del Presidio, e il Prof. Muttillo hanno inaugurato il convegno, delineando la progressione storica del trattamento delle ernie, dai primordi della chirurgia ai tempi nostri, con la precisione professionale dei particolari, rivolta ai presenti medici specializzati nelle patologie di questo genere. L’evento si è aperto con la presentazione delle più recenti innovazioni che trattano questo tema, sfruttando i significativi progressi dalla chirurgia ad iniziare dall’uso delle reti di rinforzo parietale per il contenimento dei visceri introdotte nel secolo scorso. All’inizio, questo avveniva esclusivamente in modo manuale ma in seguito, con l’intervento della laparoscopia a fino alle ultime innovazioni, non sono pochi i chirurghi che si avvalgono nei loro interventi di apparecchiature robotiche sempre più sofisticate. Questa implementazione tecnologica del metodo si rivolge non solo agli anziani ma anche a coloro in età lavorativa che a seguito di attività fisicamente logoranti o anche per intensa pratica sportiva, incorrono talvolta in questa debolezza parietale. Tuttavia, l’interesse del pubblico per gli ultimi ritrovati della scienza medica riveste un ruolo cruciale nella presa di decisioni consapevoli riguardo ai diversi tipi di intervento disponibili per le ernie, considerando che milioni di persone nel nostro Paese ne sono affette in varie forme e gradi di gravità.
Il tempo aggrava la disfunzione – Sebbene le ernie siano chirurgicamente trattabili, la loro pericolosità risiede nelle potenziali complicazioni derivanti dal protrarsi della protrusione della parete addominale; protrusione che molti portatori ritengono erroneamente controllabile. Tra le varie tipologie di ernie, quella inguinale rappresenta statisticamente tre quarti di tutti i casi, colpendo soprattutto i giovani maschi. In questa fascia di età, caratterizzata dalla vitalità e dall’impegno sportivo sempre più diffuso, è essenziale garantire una stabilità e una sicurezza addominale che accompagni ogni aspetto della vita quotidiana. Approfondendo il tema, il seminario si è inizialmente concentrato sull’ernia inguinale. Si tratta, di una patologia di cui anche il pubblico sempre più si interessa in quanto l’ ernia inguinale coinvolge circa il 10% della popolazione maschile italiana, con una minoranza femminile intorno all’1%.
Come si presenta – L’ernia inguinale deriva da un difetto nella parete addominale che consente la progressiva spinta di una porzione dell’intestino in una zona anatomica naturalmente più debole, caratterizzata da una minore muscolatura. Questo deficit di resistenza può portare al cedimento dell’addome con la continua pressione del contenuto intestinale verso l’esterno. Durante la presentazione delle innovazioni protesiche offerte dalla industria al mondo medico è stata soprattutto evidenziata la varietà delle reti di contenimento viscerale, utilizzabili dalle strutture chirurgiche specializzate per le loro specifiche applicazioni. Si tratta di reti di varie forme perlopiù di polipropilene, di diverso spessore, di dimensioni standardizzate o personalizzate sul paziente, cucite o dotate di sistemi di aggancio sugli stessi tessuti biologici nonché realizzate in modo da evitare il rischio di strozzature e di serie complicazioni di struttura che devono essere assolutamente prevenute.
Il confronto ai massimi livelli – In questo contesto, il seminario ha offerto la preziosa opportunità per esaminare con un confronto di opinioni le sfide cliniche e le soluzioni avanzate offerte dalla moderna medicina chirurgica. Unendo la competenza medica ai pratici riscontri di coloro che affrontano dopo l’intervento la gestione di queste patologie viene così garantita una migliore comprensione e un trattamento più efficace per i pazienti. Dopo la prima sessione del convegno che più interessa per il maggiore coinvolgimento numerico della popolazione affetta da ernia inguinale, vi è stato uno scambio professionale tra i medici intervenuti sui vantaggi e sugli svantaggi dei vari tipi di intervento. Questo si è reso molto utile in quanto la chirurgia si sta sempre più avvicinando al caso specifico del paziente, intagliando a ciascuno per quanto possibile, il proprio “abito a misura”
Costi e innovazioni tecnologiche – Il trattamento delle ernie ha evidenziato notevoli vantaggi grazie all’utilizzo diffuso della laparoscopia. Questa tecnica, ampiamente adottata per evitare i traumi associati all’incisione tradizionale e alle complicazioni durante il periodo operatorio, offre un recupero più rapido. Tuttavia, va notato che l’uso della laparoscopia potrebbe compromettere la precisione rispetto alla manipolazione diretta del chirurgo, soprattutto nell’inserimento di reti di contenimento viscerale nell’addome. Di contro l’avanzamento sempre più sofisticato della robotica integrata nelle apparecchiature controllabili a distanza, ha consentito un sostanziale passo avanti, raggiungendo un livello di precisione nettamente superiore rispetto agli interventi chirurgici tradizionali basati sulla visione diretta degli organi interni. Questo progresso tecnologico consente un’ottimizzazione delle operazioni chirurgiche, garantendo una maggiore precisione nelle manipolazioni dei tessuti biologici coinvolti. È evidente che le strutture mediche che adottano queste apparecchiature devono affrontare costi aggiuntivi, aumentando il costo complessivo dell’operazione anche per i pazienti. Tale considerazione riveste un’importanza particolare nell’ambito dell’economia di scala.
Innovazioni metodologiche – Nella discussione che ha seguito la prima fase del seminario sulla ernia inguinale, il Prof. Guarnieri introduce una variante metodologica nell’operazione dell’ernia che si concentra sull’apertura della parete inguinale per affrontare il trattamento in modo più efficace e vantaggioso per il paziente. Questo approccio si basa sulla sua osservazione che molti problemi legati alle ernie, come le recidive, sono spesso causati da difetti nei punti di sutura, dall’instabilità delle reti o dai rigetti dovuti a intolleranze biologiche. Il Prof. Guarnieri ha sviluppato questo suo metodo che mira a ripristinare l’anatomia danneggiata dall’ernia, cercando di ristabilire la fisiologia originale del tessuto senza ricorrere a protesi. Tutto ciò è stato da questi ottenuto mediante interventi chirurgici su circa 10.000 pazienti, in anestesia locale.
considerazioni sociali – A questo punto, emergono ulteriori dilemmi di natura sociale, come la scelta tra una operazione con l’ ausilio laparoscopico nonché con sistemi robotizzati, oppure l’approccio chirurgico tradizionale con incisione della parete inguinale che potrebbe comportare una più prolungata convalescenza. Tuttavia, il protocollo proposto dal Prof. Guarnieri rimane interessante anche per la rarità delle recidive, come egli stesso ha precisato nel corso del suo intervento. Se questo può essere considerato il teorema, il suo corollario offre una prospettiva incoraggiante: i pazienti non dovranno vivere nell’ansia costante di una ricaduta, come se avessero nel corso della vita una “spada di Damocle” sopra di loro. Questa condizione riveste un’importanza fondamentale per il pubblico da richiedere una più approfondita valutazione dei costi e dei benefici associati.