Ieri 3 aprile nella Moschea in Roma Via Ascoli Piceno, 52/A il Presidente Jhony Wadud Miah della Associazione del distretto di Madaripur del Bangladesh, situato nella divisione di Dacca, che conta una popolazione di 1.165.952 abitanti, ha celebrato il Ramadan, conosciuto anche come Iftar Mahfil. Una presenza massiccia di bengalesi oltre 600, in rappresentanza dei molti che vivono e lavorano nella Capitale; presente l’ambasciatore della Repubblica Popolare del Bangladesh, l’avvocato Md Monirul Islam ed un gruppo di italiani avvocati, giornalisti, due ex parlamentari.
Il distretto di Madaripur è un distretto del Bangladesh situato nella divisione di Dacca. Si estende su una superficie di 1.144,96 km² e conta una popolazione di 1.165.952 abitanti (dato censimento 2011).
Il Ramadam per i musulmani è il parallelo per i cristiani della quaresima. Ancor prima della cultura musulmana le antiche tribù arabe, che sempre seguivano un calendario di tipo lunare, tendevano ad identificare il “nono mese” con un periodo stagionale torrido, estivo, legato alle loro attività di pastorizia e agricoltura, chiamato “Ramadan”.
Secondo il Corano il digiuno era un obbligo già per i popoli dell’Arabia preislamica e per mezzo di esso il fedele conquista il timor di Allan, taqwa. Anche i pagani della Mecca praticavano anch’essi il digiuno, ma solamente nel decimo giorno di Muharram per espiare i peccati e scongiurare la siccità. Abu Zanad, scrittore iracheno vissuto in periodo islamico, intorno al 747 d.C., riferiva che almeno una comunità mandea situata nell’area di Giazira (a nord dell’odierno Iraq), osservavano il digiuno del Ramadan ancor prima della conversione all’Islam, altri studiosi non sono d’accordo.
Il precetto di osservare il digiuno durante il mese di Ramadan fu reso obbligatorio 18 mesi dopo l’Egira, durante il mese di Sha’ban nel 624 d.C. Il significato spirituale del digiuno è stato analizzato da molti teologi. Si attribuisce ad esempio al digiuno l’insegnamento all’uomo dell’autodisciplina, l’appartenenza ad una comunità, la pazienza e l’amore per Allan. Un’altra interpretazione è che il digiuno e l’astinenza sessuale per un mese intero ricordi all’osservante le privazioni dei poveri e così lo inviti a versare la zakat, l’elemosina rituale; è una delle pratiche religiose più importanti dell’Islam. Si tratta di un tributo – verso la comunità – che il fedele è invitato a donare.
Secondo lo storico Philip Jenkins il Ramadan deriva dalla severa disciplina quaresimale delle Chiese Siriache, un’ipotesi avallata da altri studiosi, quali il teologo Paul-Gordon Chandler. Tale tesi è basata sull’idea secondo la quale il Corano abbia ispirazioni siriaco-cristiane, una posizione che viene rigettata da alcuni accademici musulmani come al-Azami.
Inoltre i fedeli musulmani sono invitati alla recita di preghiere, ad azioni di beneficenza e alla pratica dell’autodisciplina e si dice che quando il Ramadan arriva, le porte del Paradiso sono aperte e le porte dell’inferno sono chiuse e i diavoli sono messi in catene.
L’ambasciatore Md Monirul Islam e successivamente il presidente Jhony Wadud Miah intervistati da reti TV intervenute all’evento e da nostro quotidiano PAESEROMA hanno lanciato un generoso invito alla Pace universale che così si può sintetizzare:
I bengalesi non si distinguono dagli altri uomini né per territorio né per lingua né per costumi, sono cittadini di un Mondo di Pace. Non abitano città proprie (le città sono di tutti) né usano un gergo particolare né conducono uno speciale genere di vita, lavorano e pregano (pensano) e quando sono lontani dalla loro Patria rispettano gli usi e costumi del Paese che li ospita.
La loro dottrina non è la scoperta del pensiero e della ricerca di qualche genio umano né aderiscono a correnti filosofiche di odio e di disprezzo; credono nell’al di là e per questo sono gente di Pace. Pur vivendo in città che non sono quelle della loro terra nativa, come è toccato a molti nel tempo e nello spazio, si adeguano alle abitudini del luogo ospitante, all’educazione, alle usanze, alle tradizioni e in tutto il resto, danno l’esempio di una vita sociale mirabile. Non abitando nella propria patria come pellegrini partecipano alla vita pubblica come cittadini, ma da molti sono considerati come stranieri. Ogni nazione è la loro Patria e ogni patria è una nazione straniera. Si sposano come tutti e generano i figlioli, ma non espongono i loro nati sanno di doverli curare, allevare, educare, amarli responsabilmente per difenderli dal Male e proteggerli dai pericoli, così come proteggerebbero i figli degli altri ovunque nel pianeta Terra. La Terra è stata creata da una divinità superiore, è unica e non ha confini. Ogni essere umano può recarsi in ogni luogo per lavorare, procurarsi le risorse per soddisfare i bisogni primari e collaborare con le genti che abitano quei luoghi da più tempo. L’unità è la forza del genere umano per vincere le avversità che la vita sulla Terra consegna ogni giorno. Dimorano sulla terra ma sono cittadini del cielo, obbediscono alle leggi vigenti ma con l’esempio della loro morale invitano a superare le leggi che non portano alla Pace. Amano tutti ma da alcuni sono perseguitati. Non sono conosciuti, ma da alcuni sono condannati. Vengono uccisi ma ne attingono la vita. Sono poveri ma arricchiscono molti. A volte sono privi di tutto, ma donano quel poco che hanno a chi ha più bisogno di loro. Da alcuni sono disprezzati, ma nel disprezzo trovano la gloria. Vengono oltraggiati e proclamati ingiusti, ma benedicono e trattano tutti con riverenza. Fanno del bene e vengono condannati a morte, ma vivono il martirio con dignità e coraggio. Alcuni li combattono come nemici e li perseguitano, ma non ne sanno spiegare il perché.
I bengalesi sono nel mondo, abitano in tutte le città della terra, ma l’anima dei loro bambini è l’anima del Mondo; anche se sia invisibile è nel corpo di un bambino che è visibile. I bengalesi si vedono nel Mondo, ma il pregio della loro religione non si vede. Il corpo vive l’anima innocente e la combatte perché le impedisce di commettere il Male. E così hanno detto Viva l’Italia che ci accoglie e ci difende.
Sembra che l’ambasciatore Md Monirul Islam e il Presidente Jhony Wadud Miah auspichino che i potenti del mondo possano agire per costruire la Pace e cancellare le guerre quelle note e quelle dimenticate.
Carlo Priolo, giornalista professionista, sociologo