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Processo Borsellino Quater: confermata la sentenza di I° grado dell’aprile 2017

La Corte d'Assise d'Appello di Caltanissetta condanna all'ergastolo i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino. I falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci condannati a dieci anni, accusati di calunnia.

Antonella Betti by Antonella Betti
17 Novembre 2019
in Attualità, Cronaca
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La Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, confermando la sentenza di I° grado dell’aprile 2017, condanna all’ergastolo i boss Salvatore Madonia e Vittorio Tutino, entrambi imputati della strage di Via d’Amelio a Palermo, in cui persero la vita, quel famoso 19 luglio del 1992 il giudice Paolo Borsellino ed i suoi cinque uomini di scorta. Per quanto concerne i “falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci” sono stati condannati a dieci anni, accusati di calunnia.

Con questa sentenza che conferma la precedente di I° grado dell’aprile 2017 si è fatta luce sulla più spigolosa vicenda, trovo che abbiano ragione i familiari del giudice Borsellino: “confermato il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana“. Ormai finalmente è verità, io sono chi sono, portatrice di una verità scomoda, ma resto l’unica nipote di questo illustre magistrato, collega dei giudici Borsellino e Falcone, opposti di fatto al magistrato-corrotto che ha legato indissolubilmente il mio destino a gente così influente, a causa del quale ho vissuto un incubo senza fine. Il depistaggio sulla strage di Via d’Amelio ci fu, a conferma c’è finalmente la sentenza di II° grado della Corte d’Assise di Caltanissetta, il cui verdetto è arrivato dopo circa cinque ore di camera di consiglio. Come chiesto dalla Procura generale è stata confermata la sentenza di I° grado dell’aprile 2017 e questo segna di fatto una significativa svolta.

“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una sola volta” direbbe il giudice Borellino e quindi nonostante la paura costante provata sulla mia pelle quotidianamente, sono andata avanti (e continuerò a farlo, ancora fino alla fine), ben lieta di sapere che oggi tutto questo è verità e che quindi il mio operato non è stato vano. Voglio vivere da donna-persona libera, come Antonina Concetta Vittoria, con un cognome pesante ed un’eredità ingombrante (invidiata e osteggiata solo perché si bramava ad essere come la sorte mi ha fatto nascere) e penso che oggi posso sentirmi in pace ed a posto con la mia coscienza. Fiera e sempre più convinta di aver fatto bene a denunciare tutto, di aver avuto il coraggio di mettere nero su bianco tutta questa triste, ingarbugliata e strettamente connessa storia. Oggi grazie a Dio ci sarà un epilogo diverso e questo magistrato corrotto, nonostante gli ultimi seguaci (con relativi colpi di coda), le manipolazioni e bugie non ha vinto, probabilmente non vincerà mai, è ora piuttosto che taccia e sparisca nell’oblio, meglio ancora nel dimenticatoio. Resto un personaggio scomodo ma nonostante questo oggi più nessuno potrà più impedirmi di volare.

Sono nata come Antonina Concetta Vittoria con un cognome ingombrante e un’eredità molto pesante, questo è indubbio ma forte della verità andrò avanti perché la libertà di essere se stessi non ha prezzo e non è negoziabile per nessun motivo al mondo, che questo piaccia oppure no io resto chi sono ed oggi mi ripaga leggere che finalmente è avvenuta una sentenza di condanna tanto esemplare è indice che non sempre vincono i cattivi a danno dei buoni. “Brutta persona” a detta di molti quello stesso magistrato-corrotto che “odiava Falcone e Borsellino” nella realtà dei fatti. Stesso sottile filo conduttore che lega indissolubilmente nella storia famiglie che vivono a metà con radici strappate. Lo scopo generale di tutto questo è sempre il medesimo: soldi, potere, ambizioni e bella vita anche sulla pelle di anime innocenti. Il vero ed unico colpevole di tutto resta questo magistrato che non è come ha voluto far credere in tutti questi anni. Il mio nonno naturale fondò il pool-antimafia e a differenza di questo magistrato, che ha perseguitato anche la mia esistenza, era dalla parte “giusta” insieme ai giudici Falcone e Borsellino, lieta che a distanza di ben 27 anni si è potuto far luce su due delle stragi più efferate che potessero compiersi. Questo magistrato-corrotto, che lega la mia vita con un filo rosso a quella di gente così illustre, per andare avanti nei procedimenti chiedeva le mazzette, cosa riferita da un testimone chiave che dopo anni di codardia ha deciso di pulirsi la coscienza; è un losco personaggio che amava manipolare e millantare, controllare la vita degli altri, credendosi onnipotente. Resto convinta che fosse alquanto necessario scoperchiare questa atroce verità da tenere gelosamente nascosta perché non è possibile che per coprire le magagne di un magistrato-corrotto, ci abbiano rimesso anime innocenti. Il Nibbio del mio noto libro d’inchiesta autobiografico, “VITE STRAPPATE IN ITALIA DAGLI ANNI ’70 AD OGGI” non può rimangiarsi questa verità a lungo celata e non può tornare indietro.  A suo dire è stato usato da questo magistrato corrotto. Alla fine la verità trova la strada e rivela quella taciuta da bugiardi e codardi, per fortuna. Borsellino resta uno dei giudici più illustri ma soprattutto veri della storia della magistratura italiana, quella dove a regnare non era la corruzione bensì la moralità, l’integrità, la lealtà, l’onestà e la giustizia, valori che negli anni si sono persi. Sono ormai lontani gli anni della tirannide di questo magistrato che ha sulla coscienza tanta corruzione e diverse morti sulla coscienza, la mia sola esistenza è la prova che sebbene a metà la mia resta una vittoria assoluta. La confessione del Nibbio ha aperto la strada affinché oggi si è giunti al Processo Quater di Borsellino dove sono arrivate le condanne definitive. Non sta vincendo il male sul bene; non sta primeggiando la tirannide del più losco magistrato-corrotto, resta il regista-attore principale di molte vicende, fra cui tutto ciò che è successo anche a me; è facile colpire chi è debole, è facile farsi bello danneggiando chi ha cambiato la storia della magistratura italiana. A distanza di 27 anni, per me di 34 la giustizia sta facendo il suo corso e si sta per compiere, finalmente, c’era bisogno di un simile slancio affinché si tornasse a credere che non è tutta mafia e corruzione. Questo magistrato ha agito indisturbato anche troppo; a causa di questo magistrato ho rischiato la mia vita quasi quotidianamente, ha provato a silenziarmi in più modi possibili ma con queste condanne s’è riaccesa in me la speranza che qualcosa è cambiata davvero. Il Nibbio oggi si pente di quello che ha fatto, di non aver capito la situazione in cui era entrato, di aver seguito delle persone, e per fortuna la resa dei conti arriva per tutti; si può fuggire ma prima o poi si fa i conti con la realtà come con il senso di responsabilità lungamente allontanato.

Con coraggio e determinazione riporterei altre 1000 volte la confessione che ha scoperchiato tutto questo perché è da qui che avviene ed avverrà il cambiamento, sulla possibilità di tornare a vivere alla luce del sole, a testa alta e da persone libere, nel passato schiave di un sistema marcio e colluso dalla corruzione. La vera piaga sociale è e resta la corruzione.  Tutto questo avrebbe dovuto restare silente e coperto, faceva comodo ed avrebbe continuato a far gioco a questo magistrato-corrotto che avrebbe scongiurato che giungessi fino a qui. 

Antonella Betti

Tags: Fiano RomanoTrasporti Roma
Antonella Betti

Antonella Betti

Assistente Sociale (Albo Sez. B n° 3245 della Regione Lazio), Criminologa, Formatore - Presidente HELP & FIRST AID: MINORI E FAMIGLIE ROMA (ONLUS). Giornalista Pubblicista con tessera n°169233 presso l'Ordine Nazionale dei Giornalisti - Ordine Regionale Lazio dal 27/3/2020. Autrice del libro inchiesta autobiografico "VITE STRAPPATE IN ITALIA DAGLI ANNI '70 AD OGGI".

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