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La guerra riporta a zero la joie de vivre, l’eccesso, la vitalità, la potenza del pensiero

Gli ostaggi, figli e madri, sono un monumento per la Repubblica

Carlo Priolo by Carlo Priolo
31 Marzo 2022
in Editoriale
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La guerra riporta a zero la joie de vivre, l’eccesso, la vitalità, la potenza del pensiero
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L’aereo decollò alle due del mattino del 6 agosto 1945 dalla base di Tiniam nelle Marianne. In pancia aveva un solo ordigno. Destinazione: Hiroshima. Ha tremato la Terra. Scrissero “beati coloro che non si sono salvati”.

C’ero, ho sentito, ho visto, ascoltato il dopo. I potenti di oggi erano assenti.

Mio padre, la famiglia di mia madre (due fratelli morti sul Don, uno tornato mutilato dall’Africa) ed in piccola parte il sottoscritto abbiamo offerto generosamente il nostro contributo. Mio padre ha partecipato alla Resistenza poi l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Abbiamo ospitato in casa due perseguitati ebrei, con loro abbiamo diviso pane e patate. Nessuno ci ha ringraziato, ma non lo abbiamo chiesto. Mio nonno e mio bisnonno tutti militari, insigniti della onorificenza di Cavaliere dal RE.

Non ho nulla da dire nei confronti dei professionisti delle liturgie, delle commemorazioni, dei ricordi, delle feste della Repubblica, anche se non c’erano quando la Repubblica è nata. Non chiediamo di partecipare, abbiamo già dato sangue e dolore, non chiediamo ricompense, ma non possiamo accettare prevaricazioni, rappresaglie da coloro che si intestano il bene degli altri e vogliono silenziarci, tenendo in ostaggio un figlio e una madre che sono un monumento per la Repubblica e proteggono un criminale indegno di essere padre, solo perché Carlo Priolo avrebbe denunciato dei magistrati che hanno tradito il loro giuramento.

La guerra in Italia contro i tiranni mimetizzati nelle Istituzioni è iniziata per me quando al crocevia del destino ho incontrato il figlio delle stelle e del vento. Quando aveva 5 anni, io ne avevo 72, era il 2011. Nel 2016 lui mi ha detto una frase “gli adulti non hanno mai risolto un problema”, ha tremato la terra, sono esplose le stelle. Poi quando si trovava in un lager di Stato ha scritto un tema sul “rispetto” che si è diffuso con la velocità della luce. Il Presidente della Repubblica dovrebbe insignirli con una onorificenza.

La guerra riporta a zero la variazione di temperatura provocata dalmutamento del volume del mercurio visualizzata sulla scala graduata segnata sul tubo di vetro.

La febbre del sabato sera, un film musicale del 1977, un successo planetario, eccesso ed energia, il ballo, la danza, la sfrenata ricerca di un record, la velocità, il cuore oltre l’ostacolo, il conflitto interno, la potenza del pensiero, la dimostrazione di vincere la paura. La pista da ballo è la rappresentazione benefica della “la joie de vivre” (romanzo di Emile Zola), il romanticismo dell’esistenza, muoversi, correre, ballare, ascoltare la musica e quando le note finiscono ritorni a pensare come un “bit”, la numerazione binaria del computer, ad essere un numero.

La febbre di vivere un film del 1932, il protagonista dopo vent’anni di cure psichiatriche torna a casa per riunirsi alla famiglia, ma la situazione affettiva è tutta cambiata, la moglie e la figlia si sono rifatte una nuova vita.

La malattia mentale non esiste, è la malattia mortale. Quando il pericolo è così grande che la morte diviene speranza; la disperazione è l’assenza della speranza di poter morire. Kierkegarard “La malattia mortale”, come Dostoevskij, come Nietzsche. Kierkegarard appartiene alla famiglia dei pensatori inattuali, degli scrittori controcorrente e impopolari che criticano con asprezza l’atteggiamento filisteo e conformistico. Personaggi ubiquitari che non hanno una precisa collocazione politica o una identità sociale ben definita, un superficiale allineamento morale ed intellettuale, attitudini banali e gregarie che coinvolgono il carattere dell’uomo, il suo comportamento, il suo ethos; fanatici sostenitori dell’opinione corrente.

La verità è scolpita nel difendere un cristianesimo scomodo e impervio, modellato sulla figura del Cristo perseguitato, deriso, che fronteggia la sofferenza, l’angoscia, la persecuzione, la morte crudele, percorrendo tutte le tappe del suo calvario. Il falso di una cristianità accomodante, compromissoria, benpensante. Una predicazione del bene non trionfante, militante, perdonante, accogliente. “Amatevi gli uni con gli altri non c’è altra possibilità”.

La guerra è il tragico compimento dell’istinto di morte: “ la vitalità è la realizzazione biologica, alla 24esima settimana di gravidanza, di un sé libidico di un feto che, avendo rapporto con l’oggetto (liquido amniotico), ne realizza l’esistenza per le sensazioni che dà la sensibilità biologica. La fantasia è la realizzazione dell’istinto di morte che, in quanto fantasia di non esistenza della realtà esterna al neonato, rende esistente nella traccia mnestica (capacità di immaginazione) il sé endouterino, cioè il sé in contatto fisico con un oggetto”. Massimo Fagioli “ Istinto di morte e conoscenza”. Un libro che parla al mondo affettivo permettendogli di crescere.

Ma la salvezza, come ho imparato dal bambino che ho incontrato al crocevia del destino, è consegnata ancora una volta da “Alzati e Cammina” dice Gesù a Lazzaro sul letto di morte. E’ il principio della responsabilità individuale che si somma alle altre e forma un gruppo, una comunità, una società, più società insieme.

Oggi è tornata la guerra. Il secondo tempo dell’orrendo film del 1939/ 1945, che pare non abbia insegnato nulla alla follia dell’uomo.

Tutto il dopo guerra sui temi c.d. culturali (arte, cinema, teatro, libri, dibattiti) oltre alla ricostruzione ed al miracolo economico e tutto il resto noto e meno noto, hanno descritto, analizzato, evocato indirettamente la seconda guerra mondiale.

La cifra delle vittime militari e civili si aggira tra i 60 e i 68 milioni di morti. Oltre 45 milioni solo in Europa, più della metà delle vittime sono civili. I bombardamenti aerei colpivano indiscriminatamente obbiettivi civili e militari.

Le guerre spiegano gli storici nascono per questioni di conquista, di egemonia su altri popoli, ma soprattutto sono motivi economici che spingono alla conquista di terre abitate da altri.

Se fosse solo la conquista di territori abitati da altre popolazioni queste potrebbero senza spargimento di sangue sottostare alle oligarchie di potere dell’invasore e verificare se la soddisfazione dei bisogni primari (fame, sete, casa, lavoro, tempo libero, crescita dei figli, sicurezza, giustizia) viene mantenuta, ridotta, aumentata.

Appare credibile che le guerre si scatenino principalmente per ragioni ideologiche, di fedi religiose, di antropologie consolidate, di storie diverse di genti viventi su un territorio, della struttura caratteriale irrazionale dell’uomo medio, i cui impulsi e le cui necessità primarie, biologiche, sono state represse per migliaia di anni.

Wilhelm Reich scrive nel 1933 l’opera “Psicologia di massa del fascismo”; appare essere un contributo senza uguale alla comprensione dei fenomeni cruciali dei nostri tempi, il fascismo. Reich applica la sua conoscenza clinica della struttura caratteriale umana alla scena sociale e politica. Respinge fermamente il concetto che il fascismo sia l’ideologia o l’azione di un singolo individuo o di una singola nazionalità o di un qualsiasi gruppo etnico o politico. Nega pure una spiegazione esclusivamente socio-economica, quale quella avanzata dagli studiosi marxisti. Reich concepisce il fascismo come espressione della struttura caratteriale dell’uomo represso, coartato a vivere di menzogne ufficiali, di burocratismo, di repressione delle libertà individuali, di dominio di oligarchie di affaristi che impongono stili di vita compatibili con la rapina dei figli, della creatività lavorativa, del finto assistenzialismo, della sottomissione al dominio della monarchia dei magistrati, dell’assuefazione all’impossibilità di ogni mutazione della vita in comunità.

Leggiamo dei numeri:

vittime seconda guerra mondiale tra militari e civili: 68.000.000

Russi: 26.000.000

Cinesi: 19.600.000

Tedeschi: 7.420.000

Polacchi: 5.630.000

Indonesiani: 4.000.000

Giapponesi: 2.630.000

Jugoslavi: 1.200.000

Ungheresi: 580.000

Francia 560.000

Italiani 473.000

Americani 414.000

Inglesi 365.000

Lituani 345.000

Le forze che si fronteggiavano sul campo di battaglia: l’”Asse” formato da Germania, Giappone, Italia, Slovacchia, Bulgaria,Ungheria, e gli “Alleati” Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia, Cina.

Inizialmente Germania e Italia crearono l’Asse Roma Berlino e poi i Nazisti firmarono il patto antiComintern con l’impero Giapponese soprattutto contro l’Unione Sovietica.

“La guerra è la salute dello Stato” scriveva lo scrittore americano Randolphe Bourne nel pieno della guerra del 1915/18. Gli americani si convinsero che era così con la prima ma non hanno avuto dubbi con la seconda. Durante il conflitto l’economia americana registrò un boom senza precedenti e dopo il conflitto l’economia americana, la produzione industriale e quindi consumi provocò un aumento consistente del benessere generale.

Con gli aiuti elargiti col “Piano Marshall” ai Paesi europei e la rapida riconversione della industria bellica in quella civile si ebbe un miglioramento delle condizioni di vita con profitti per le imprese americane che hanno invaso il continente europeo con i loro prodotti e servizi effettivamente innovativi per la vecchia Europa.

Oggi la competizione per la conquista dei mercati avviene soprattutto tra americani e cinesi e lo scontro è feroce.

Dopo l’invasione della Polonia, 1939, entrano nel conflitto Regno Unito, Francia, India Britannica, Australia, Nuova Zelanda, Nepal, Sudafrica, Bahrein, Oman.

Nel 1940, Danimarca, Norvegia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Grecia.

Nel 1941, Jugoslavia, Unione Sovietica, Ucraina (sebbene federata nell’URSS fu riconosciuta dagli USA come belligerante su richiesta di Stalin), Bielorussia (nella stessa posizione dell’Ucraina), Repubblica popolare Tuva, Partigiani Jugoslavi.  

Dopo l’attacco di Pearl Harbor entrarono nel conflitto Panama, Stati Uniti, Filippine, Costa Rica, Repubblica Domenicana, Filippine, Costa Rica, El Salvator, Haiti, Honduras, Nicaragua, Guatemala, Mongolia, Cuba, Cina (in guerra con l’impero giapponese dal 1937), Corea (governo in esilio), Cecoslovacchia (governo in esilio).

Dopo la dichiarazione delle Nazioni Unite, sono entrate nel conflitto, Iraq, Perù, Messico, Brasile, Etiopia, Bolivia, Iran, Italia, Colombia, Liberia.

Dopo lo sbarco in Normandia sono intervenute negli anni 1944 e 1945: Romania, Bulgaria, Albania, Ecuador, Argentina, Paraguay, Uruguay, Venezuela, San Marino, Turchia, Egitto, Libano, Siria, Arabia Saudita, Finlandia, Cile

Quasi 20 milioni di civili sovietici furono uccisi dalle truppe tedesche o morirono di fame, malattie, maltrattamenti a causa della guerra.

Stalin, pur conoscendo i dati delle vittime russe, cercò di ridimensionare l’effettivo apporto di morti alla guerra che la Russia non aveva scatenato, per non mostrare l’URSS come uno Stato indebolito dalla guerra e quindi facilmente assoggettabile alle potenze occidentali.  

Perché la Russia, pur avendo partecipato alla seconda guerra mondiale senza averla scatenata, pur avendo preso parte alla “Alleanza” Francia, Gran Bretagna, Usa, contro l’”Asse” Germania, Giappone, Italia, pur avendo subito il maggior numero di morti  26.000.000contro i morti USA

414.000, Francia 560.000, Italia 473.000, Gran Bretagna 365.000, appena terminata la guerra è   diventata il nemico da sconfiggere a causa della ideologia comunista?

Il comunismo all’epoca era “il sole dell’avvenire”, la difesa degli oppressi, dei poveri, degli sfruttati, dei diseredati, dei senza diritti, dei richiedenti l’autodeterminazione dei popoli, la rivoluzione per la libertà e la democrazia.

Carlo Priolo

Carlo Priolo

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