AGI – Tornano a far paura ai mercati le decisioni delle banche centrali. In particolare dopo le dichiarazioni di Jim Bullard, da sempre uno dei ‘falchi’ del Fomc, il comitato direttivo della Fed che decide l’andamento dei tassi.
Secondo il presidente della Federal Reserve di St. Louis, i rialzi dei tassi fatti fino ad ora “hanno avuto effetti limitati sull’inflazione osservata” e quindi, nonostante le azioni di politica monetaria aggressive intraprese quest’anno, l’attuale tasso di riferimento, compreso tra il 3,75% e il 4%, rimane al di sotto della soglia “sufficientemente restrittiva”.
Parole che, assieme al calo superiore alle attese delle nuove richieste di sussidi di disoccupazione settimanali, hanno appesantito Wall Street che ieri ha chiuso i territorio negativo (Dow Jones a -0,02%, l’S&P 500 a -0,27% e Nasdaq a -0,35%).
Per quanto riguarda la Bce, c’è grande attenzione per il discorso della presidente Christine Lagarde in programma alle 9,30. Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, ha dichiarato che secondo le stime “la recessione nell’area dell’euro è un fatto ormai probabile tra l’ultimo trimestre di questo anno e il primo del prossimo“.
Quanto alla politica monetaria, “muovendo da tassi molto bassi ha dovuto e forse dovrà ancora fare un intervento per normalizzarli. Ogni ulteriore adeguamento dovrà essere ponderato di volta in volta. Negli Stati Uniti – ha aggiunto – vi sono state dichiarazioni di esponenti importanti che dicono che adesso dobbiamo ragionare sulla velocità. È probabile si debba fare nuovi passi per normalizzare la politica monetaria ma tenendo conto di quello che è stato già fatto”.
Grande attenzione è stata riservata dagli analisti anche alla situazione economica della Gran Bretagna, ufficialmente in recessione. La conferma è arrivata dal ministro delle Finanze britannico, Jeremy Hunt, che ieri ha presentato la legge di bilancio d’autunno del governo di Rishi Sunak che prevede un piano da 55 miliardi di sterline per coprire un buco nei conti.
Il Regno “Unito è ora in recessione, come altri Paesi”, ha dichiarato citando le nuove stime dell’Obr – l’organismo che fornisce analisi indipendenti sulle finanze pubbliche del Regno Unito – che prevedono una crescita del 4,2% nel 2022 (superiore al 3,8% atteso a marzo), ma una contrazione nel 2023 dell’1,4% per poi salire dell’1,3%, 2,6% e 2,7% nel triennio successivo. Il tasso di inflazione si attesterà al 9,1% quest’anno e scenderà al 7,4% l’anno prossimo. È atteso poi, a mercati chiusi, il giudizio dell’agenzia di rating Fitch sull’Italia dopo che, a ottobre, aveva lanciato un monito sui conti.
Sul fronte delle materie prime, il petrolio ha registrato forti ribassi settimanali dopo l’emergere di alcuni nuovi casi di Covid registrati in Cina. I timori sono che questi possano allontanare la fine delle misure restrittive imposte da Pechino con conseguenze negative per la domanda. Oggi i due benchmark di riferimento viaggiano in rialzo, con Wti sopra gli 82 dollari al barile e il Brent appena sopra i 90. Sullo sfondo restano le tensioni geopolitiche legate allo scontro russo-ucraino e ai missili caduti in territorio polacco.
Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che “gli esiti preliminari delle indagini dicono che l’incidente è stato provocato da un missile ucraino di difesa anti-aerea. Non abbiamo indicazioni che le esplosioni siano frutto di un attacco deliberato – ha sottolineato – e non abbiamo indicazioni che la Russia stia preparando un attacco alla Nato”.