In queste primarie PD nessuno ha messo in evidenza come il partito inventato da Veltroni come emblema dell’ugualitarismo e dei diritti, abbia messo in campo la propria falange: il partito emiliano. Il modello immarcescibile di buon governo nel paese saltando a pie’ pari gli altri.
Ogni volta che il Pci-Pds-Ds ha avuto un’incrinatura di credibilità si è esposto sempre il modello delle buone amministrazioni degli enti locali che vedevano l’Emilia Romagna come massima espressione.
Stavolta il caso è tornato alla necessità di mettere in campo le proprie credenziale e sono stati messi in campo due che avevano dato nel contesto regionale sacrificando i loro ruoli, il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e la sua vice presidente, Elly Schlein- che però è recentemente diventata deputato della repubblica.
Si potrà dire: provvidenzialmente ha vinto la vice, perché già l’esempio Zingaretti aveva dimostrato che non si possono sostenere due mestieri come quello di governatore e di massimo responsabile nazionale del partito nello stesso tempo.
Si rischiava di perdere il modello Emilia Romagna oppure essere costretti a rimetterlo in discussione, visto il molto lavoro che c’è da fare a livello nazionale.
La vincente infatti mostra un aspetto più giulivo e sfaccendato. Ha trentotto anni, nata a Lugano, ben educata nelle migliori scuole, presenzia seminari e convegni come portavoce, semi-esperta del web, con due tesi sul problema dell’immigrazione. È il volto dell’impegno disinvolto e positivo per le grandi questioni umanitarie. Ma l’ingresso nel luogo che conta, il parlamento europeo, ce l’ha grazie a Matteo Renzi nel 2014 che sta alla ricerca di volti nuovi per le sue rottamazioni. È il tempo in cui il PD ottiene il pieno dei voti con il leggendario quaranta per cento. IL precedente incarico della ragazza era stato quello di fare la volontaria per Barack Obama. Bella esperienza da raccontare agli amici ma responsabilità e forza decisionale uguale a zero. Quindi grazie a Renzi viene catapultata a Bruxelles ma quando il fiorentino entra in crisi Elly fa le valige e se ne va per fondare Possibile con Filippo Civati. Dato lo spessore dei due l’impresa di dare vita a un’alternativa laica e progressista al PD fallisce in tempi brevi.
(Facendo un passo indietro, sempre Elly, era stata oppositrice organica al partito democratico capeggiando la protesta di OccupyPd. L’organizzazione era nata per protesta contro i famosi centouno che avevano fatto fallire l’operazione di incoronare Romano Prodi presidente della repubblica).
Carriera rapidissima. Nel gennaio 2020 la si nota come madre di tutte le guerre contro la reazione conservatrice in Emilia Romagna a cui prima si accennava. Avversario è un’altra donna, la Borgonzoni della Lega. Elly fonda un’altra lista ecologista e aiuta Bonaccini a spuntarla davanti la competizione a ranghi compatti orchestrata da Matteo Salvini. Come tutti sanno confermandosi presidente dà alla Schlein il ruolo di vice. Va detto che primeggia in preferenze con ventiduemila voti personali. A Bologna supera i pezzi da novanta del partito. C’è in questa traccia un destino della sua storia. Il motto di spirito è “Non vogliamo fare la sinistra della ztl, perché la sinistra può e deve tornare a parlare a quei territori che si sono sentiti un po’ abbandonati”. E in effetti in questi tre anni si guadagna da vivere con la delega al Welfare. IL famoso 25 settembre della disfatta democrat riesce a spuntare il posto in capolista quindi l’elezione alla Camera dei deputati. IN quel tempo però risulta ancora non iscritta al PD.
Con l’allestimento di questo processo di passione popolare denominato primarie, dopo Bonaccini, De Micheli, spunta anche lei. Subito dopo Cuperlo. Ma è chiaro che la missione è diretta al barbuto presidente della Regione Emilia Romagna ed Elly si pone come unica candidatura credibile. Il resto di contorno.
Alla spunta dei due, dopo il voto dei circoli, pare non esserci storia, dato il favore degli iscritti su Bonaccini. Ma l’impressione è fallace. Elly ce la fa e la fa a tutti quelli che volevano operare un passaggio di consegne meno indolore nella nomenclatura. Il convincimento è fondato dal fatto che Bonaccini già ne fa parte. Ma Elly Shlein per estrazione familiare nella nomenclatura del paese c’è nata.
E poi guardando alcuni dei suoi grandi elettori era prevedibile, invece, che avrebbe lasciato un segno. Con lei ci sono Francheschini, Zingaretti, Bettini … IL peso specifico del partito che si conta sta con lei.
Considerando la tendenza all’autoconservazione di chi tradizionalmente tiene le redini di un organismo si tratta di vedere quando l’elemento apicale nuovo – ma che nuovo non è – saprà gestire spinta innovativa e necessaria salvaguardia di ciò che esiste ed è consolidato.