L’accusa era di “tradimento”. Si è permesso di criticare il dispiegamento bellico della Russia in Ucraina e subito dopo l’invasione. Un reato che gli vale venticinque anni di reclusione. I giudici hanno confermato le accuse di aver diffuso false informazioni”. Ora si cercherà di impugnare la decisione che non ha fatto deflettere il dissidente, tanto da fargli proclamare in aula: “la Russia sarà libera, ditelo a tutti!”.
41 anni, nascono da un suo discorso del marzo 2022 alla Camera dei rappresentanti dell’Arizona in cui denunciava l’azione militare della Russia in Ucraina. Nella sua dichiarazione in aula della scorsa settimana, si è detto orgoglioso di stare resistendo alla “dittatura” del presidente russo Vladimir Putin e alla sua decisione di invadere l’Ucraina: “So che verrà il giorno in cui l’oscurità che avvolge il nostro paese si dissiperà, e poi la nostra società aprirà gli occhi e rabbrividirà quando si renderà conto di quali terribili crimini sono stati commessi in suo nome”.
Kara-Murza ha appena quarantun anni, è in stato di salute carente, durante l’anno di prigionia ha perduto venti chili. La sua attività di blogger contro il regime russo si è scontrata con le autorità nel marzo dell’anno scorso quando è intervenuto alla Camera dei rappresentanti dell’Arizona dove ha attaccato fortemente il suo paese per l’invasione in Ucraina da parte della Russa.
IL dissidente ha il doppio passaporto, russo e inglese tanto da chiedere la convocazione dell’ambasciatore russo in terra d’Inghilterra. James Cleverly, ministro degli Esteri del Regno Unito, ha evidenziato con allarme la mancanza di impegno della Russia nella protezione dei diritti umani fondamentali, inclusa la libertà di espressione. Arrivate anche le proteste del commissario dell’ONU Volker Turk e di Peter Stano, portavoce agli Esteri dell’Unione Europea. Non poteva mancare Amnesty International che ha definito la sentenza come “l’ennesimo agghiacciante esempio della repressione sistematica della società civile, che si è ampliata e accelerata”. Sempre Amnesty attraverso la direttrice della sezione russa, Natalia Zviagina: “Questo verdetto assimila l’attivismo per i diritti umani all’alto tradimento e ricorda la repressione dell’era di Stalin”. Dal Cremlino si rifiutano chiaramente di commentare una sentenza emessa dal tribunale.
La sentenza girerà per ventiquattro ore nelle agenzie dei paesi liberi di tutto il mondo per passare poi ad un’altra fase: quella del silenzio per capire cosa si possa fare di utile per il quarantenne in prigione. Il fatto però deve essere ribattuto in ogni dibattito dove affiori più di qualche simpatia nei confronti della Russia di Putin. È chiaro infatti a tutti come dopo la grande stima per la letteratura e la musica russa, la profonda stima per il corso storico segnato dal loro popolo, si debba passare ad un’azione critica più solerte che non può ammettere troppa tenerezza per il regime oggi in piedi.
I contestatori che, a loro modo giustamente, discutono l’atteggiamento di acquiescenza alla Nato da parte dei paesi europei per il sostegno all’Ucraina in questa guerra, debbono basicamente avere ben chiaro come in altro contesto sociale e politico – come ad esempio la Russia – non si sarebbe possibilità di dire alcunché. Anzi, si passerebbe alle consegne ai bagni penali per questo grave atto di dissidenza verso l’ordine costituito. La pena di Kara-Murza suona come monito a ciascuna delle nostre anime belle.