Dopo più di otto ore e cinque infruttuose votazioni, la Camera dei rappresentanti Usa ha approvato una mozione con cui ha aggiornato il voto l’elezione del suo nuovo Speaker a mezzogiorno dell’Epifania (le 18 in Italia).
Un nuovo schiaffo per il candidato ufficiale della maggioranza repubblicana, il 57enne Kevin McCarthy, che nemmeno nell’11ma e ultima votazione è riuscito a scalfire il muro dei ribelli del Grand Old Party e si è fermato a 200 voti. Il leader della minoranza democratica, Hakeem Jeffries, ha fatto il pieno dei ‘suoi’ 212 voti, sette voti sono andati a Kevin Hern, sostenuto dai ribelli Gop, uno a Donald Trump e altri 12 a vari candidati.
I negoziati andranno avanti per il quarto giorno per cercare di arrivare finalmente a una fumata bianca per la guida della Camera bassa riconquistata a fatica dal Grand Old Party nel voto di Midterm: l’ultima volta che si era arrivati a un numero così alto di votazioni per lo Speaker risale al 1859, alla vigilia di secessione americana.
Se non altro la mozione sull’aggiornamento è stata proposta e approvata dal Grand Old Party compatto con 219 voti su 221 (due non hanno votato), contrari tutti i 212 dem. Resta l’imbarazzo per questa faida nel partito in mondovisione: lo stallo che impedisce ai deputati di giurare (con i famigliari da giorni a Washington per la cerimonia) e alla Camera di iniziare a lavorare. “Va bene se ci vorrà un po’ più tempo”, ha commentato McCarthy al termine di un’altra giornata ad alta tensione.
Il rischio per il deputato della Calfornia è che, per venire incontro ai dissidenti dell’estrema destra, possa perdere i voti di qualche repubblicano moderato. Di offerte ai ribelli ne sono già state fatte molte (tra cui permettere a un singolo deputato di chiedere un voto di sfiducia per lo Speaker e un terzo dei membri della potente Commissione che istruisce le leggi), ma nemmeno Donald Trump riesce a controllare questa pattuglia.
L’ex presidente è stato persino provocatoriamente candidato alla carica di Speaker da uno dei ribelli, Matt Gaetz, che poi è stato presumibilmente l’unico a votarlo. Da parte sua l’ex presidente non è apparso scosso, al punto da postare sul social Truth un fotomontaggio che lo ritrae nei panni di Speaker mentre fa le boccacce alle spalle del presidente Joe Biden.
L’impressione è che nelle prossime ore si possa trovare un accordo con i ribelli, sia pure a costo di rendere McCarthy uno Speaker debolissimo. L’alternativa sarebbe un nuovo candidato di mediazione come il vice di McCarthy, l’italo-americano Steve Scalise, più a destra di lui.
Protagonista di queste giornate convulse di votazioni è stata la ‘clerk’ della Camera, Cheryl Johnson, che ha presieduto le operazioni e letto i risultati: l’aula le ha anche dedicato un applauso di gratitudine.
Erica Lucia Noli
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