“Non so perché la vita si è accanita così su di me, su di noi. Cerchi delle motivazioni. Ti chiedi se è perché hai fatto cattiverie di cui non ti sei accorto neanche o non ne hai calcolato l’importanza. Ma poi ti chiedi se davvero dire a una ragazzina ‘Non volevo invitarti alla mia festa, in realtà. Tu mi stai antipatica. Volevo dirtelo’ possa essere la causa scatenante di tutto questo dolore”.
Con questo estratto introduco la nuova opera di Francesca Ognibene, Quel figlio negato, edita da L’Erudita. L’autrice ritorna nel mondo editoriale con la storia di una donna, Virginia. Attraverso i suoi occhi e le sue parole vivrete la sua esperienza – nonché il suo profondo desiderio – di diventare madre. Un lungo percorso, affrontato insieme al marito Federico, in varie fasi, dalla fecondazione assistita all’aborto, fino alla scelta dell’adozione. Quando infine la piccola Giulia entra nella vita di Virginia tutto sembra andare per il meglio, finché una nuova disgrazia non bussa prepotentemente alla porta della famiglia per portarsi via questa rinnovata felicità.
Lo stile è fluido e scorrevole, ricco di descrizioni narrate al presente che vi accompagneranno per tutta la durata del romanzo. È una storia che emoziona, che commuove, ma soprattutto una storia che incoraggia. Quel figlio negato è un messaggio d’incoraggiamento rivolto a tutte le donne che desiderano essere madri con tutto il cuore, ma che per vari motivi il mondo odierno nega loro questa possibilità. È una storia che ricorda a tutti come essere madri non sia un sogno impossibile, e che per realizzarlo vale la pena lottare. Con tutte le proprie forze, con tutto il cuore.
Come nasce quest’opera letteraria?
“Quel figlio negato” nasce da vari input del mio quotidiano. Sempre più spesso mi capitava di ascoltare storie di coppie impossibilitate alla procreazione. Causa di un grande dolore che le sovrastava. Ho sentito l’urgenza creativa di raccontare questo profondo dispiacere, cercando di aggiungere anche un linguaggio asciutto, crudo e senza fronzoli. Ad esempio una ragazza mi ha raccontato che dopo avere provato la gravidanza assistita per tre volte di seguito, spendendo quindici mila euro (!) è rimasta incinta naturalmente e poi ha perso il bambino al sesto mese. Questo accanirsi del destino contro di lei mi ha compita molto. Poi un’altra che proprio non è mai neanche riuscita mezza volta a rimanere incinta, per non pensarci puliva casa. E mi raccontava e per sfogarsi e lasciarsi andare piangeva ogni giorno sotto la doccia per non farsi sentire dal marito, già addolorato anche lui. Quando scrivo cerco di raccogliere proprio esperienze dirette che mi hanno raccontato e poi ci aggiungo il mio sentimento crudo come la realtà, ispirandomi per quest’aspetto al grande John Fante.
Quale messaggio vuoi trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno tra le mani questo libro?
Il messaggio è che la vita può essere dura ma se si tira fuori la propria forza, si può andare avanti a testa alta e senza il rimpianto di non averci almeno provato davvero. Le miei parole, vorrei fossero d’ispirazione e consolazione per le tante donne che soffrono per questa ‘cattiveria’ che la natura ha riservato loro, però vorrei sapessero che non sono sole. E spesso una soluzione c’è ma bisogna provarci e provarci ancora senza abbattersi.
Leggi il mio libro perché…
Perché potrebbe farti riflettere rispetto a un dolore che può essere devastante, ma anche per trovare quasi una chiave per reagire, come fa la protagonista Virginia che pur di andare avanti e tenere tutto assieme, arriva a cambiare anche stato. Poi l’ho scritto cercando di rispettare il dolore senza farlo diventare troppo alla mercé perché questa sofferenza, spesso è interiore, nascosta agli amici, alla famiglia.
Progetti futuri?
Scrivere un libro nuovo mettendomi nei panni di una bambina che deve affrontare dei bulli. Racconterò il suo dolore ma anche le darò la mia forza, come vorrei darla a tutti gli adolescenti che oggi hanno questo grande problema, amplificato dal web che diventa un nemico.
Il libro di Francesca Ognibene merita 5 stelle su 5.